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Sollevazione di massa contro ipotesi soppressione GAE

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Messaggio Da Fantaman Gio Mar 05, 2015 7:05 pm

Promemoria primo messaggio :

I colleghi delle GAE stanno lanciando una campagna imponente ( il gruppo che li coordina su FB ha raggiunto i 1000 membri in 24 ore!) contro l'ipotesi di soppressione delle gae per i 40mila che non rientrano nel piano assunzioni...

Bella magagna per il governo e il DDL che si appresta ad essere discusso i parlamento. Non credo proprio potranno continuare sulla linea presente nella bozza, dovranno necessariamente fare marcia indietro. Ma così cambieranno modi, tempi, proporzioni delle assunzioni e del concorso.

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Messaggio Da Ospite Ven Mar 06, 2015 8:10 pm

giobbe ha scritto:Oggi la Giannini ha detto: "I finanziamenti alle paritarie sono una misura molto importante per liberare da briglie ideologiche e riconoscere la libertà di scelte educative. Una misura che segna un cambio culturale assolutamente necessario".
Oltre al finanziamento dello stato alle scuole paritarie si riconosce anche un bonus fino a 4.000 di detrazioni fiscali per le famiglie che iscrivono i figli alle paritarie.
E vai Renzi con la "Buona Scuola". PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR....

Non sono mica bruscolini! E' evidente che di questo bonus fiscale se ne avvantaggeranno soprattutto le famiglie bisognose che, finalmente, potranno mandare i propri figli nelle scuole migliori, non in quei pollai della scuola pubblica. Pensa te quanto potrà essere utile ad una famiglia con un reddito famigliare di 24 mila euro imponibile fruire di 4000 euro extra per pagare la retta per l'iscrizione del figlio ad una privata. Chi ha un reddito di 240 mila euro non ha certo bisogno di questo bonus, il figlio alla scuola privata ce lo manda già.

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Messaggio Da dami Ven Mar 06, 2015 8:11 pm

mirco81 ha scritto:
madamolenska ha scritto:Anche io, sia in gae che in GM, penso che sia meglio che resti tutto com'è. Protestare per ottenere cambiamenti a questo punto sarebbe solo peggiorativo: nel senso che alla fine bloccherebbero anche il normale turnover per poi ritrovarci, tutti ad esclusione di nessuno, imbrigliati nella trappola del concorso farsa e della soppressione delle gae l'anno prossimo. Spalmare i ruoli su più anni è l'unica garanzia affinchè le gae non vengano prematuramente eliminate....

ESATTO!
ho sempre pensato  che questa riforma era un aborto e che sarebbe stato meglio che tutto rimanesse com'è !

si cambia per migliorare e non per peggiorare le cose!

questa riforma favorirebbe solo alcune miglia di "fortunati" ( a quali condizioni sarebbero assunti??) peggiorando la vita di tutti e distruggendo il futuro di molti!

la BUONA SCUOLA è il male da rigettare e rispedire al mittente.

questi i punti da affermare con forza se si vuol fare davvero il bene della scuola e di chi ci lavora dentro:

- spalmare le assunzioni su più anni;
- tutelare i diritti acquisiti ;
- tutelare indipendenza e dignità  dei docenti;
- salvaguardare gli scatti stipendiali da meccanismi falsamente meritocratici;
- difendere la scuola pubblica dalla privatizzazione;
- salvaguardare il diritto alla mobilità volontaria ;
- eliminare le classi pollaio ;
- potenziare l' organico e la formazione;

Questo DDL non può che segnare la fine della scuola pubblica.
Entrare nel mondo dell'insegnamento a queste condizioni non ha alcun senso.
Oltretutto non è proprio per niente sicuro che chi entrerà a settembre nella scuola vi rimarrà.
Da una parte dovrebbero diventare più severi i criteri per il passaggio dell'anno di prova, dall'altra bisogna considerare che il numero degli insegnanti utilizzati per il potenziamento dell'offerta formativa non è stabile e gli stessi progetti di potenziamento saranno soggetti a valutazione e in gran numero potrebbero saltare. A quel punto come verrebbero utilizzati i nuovi assunti? Verrebbero spostati nuovamente di qua e di là per l'Italia alla bisogna?

dami

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Messaggio Da Francesca4 Ven Mar 06, 2015 9:44 pm

gian ha scritto:
giobbe ha scritto:Oggi la Giannini ha detto: "I finanziamenti alle paritarie sono una misura molto importante per liberare da briglie ideologiche e riconoscere la libertà di scelte educative. Una misura che segna un cambio culturale assolutamente necessario".
Oltre al finanziamento dello stato alle scuole paritarie si riconosce anche un bonus fino a 4.000 di detrazioni fiscali per le famiglie che iscrivono i figli alle paritarie.
E vai Renzi con la "Buona Scuola". PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR....

Non sono mica bruscolini! E' evidente che di questo bonus fiscale se ne avvantaggeranno soprattutto le famiglie bisognose che, finalmente, potranno mandare i propri figli nelle scuole migliori, non in quei pollai della scuola pubblica. Pensa te quanto potrà essere utile ad una famiglia con un reddito famigliare di 24 mila euro imponibile fruire di 4000 euro extra per pagare la retta per l'iscrizione del figlio ad una privata. Chi ha un reddito di 240 mila euro non ha certo bisogno di questo bonus, il figlio alla scuola privata ce lo manda già.

Esaminiamo la questione scuole private senza pregiudizi ideologici e facciamo due conti.
Si stima che se lo Stato dovesse soddisfare la domanda di istruzione che è offerta ora dalle private dovrebbe spendere una cifra intorno agli otto miliardi di euro: dovrebbe, cioè costruire nuove scuole, provvedere alla loro manutenzione ordinaria e straordinaria, assumere altri insegnanti, personale amministrativo, sostenere le spese per i consumi ed altro.
Il finanziamento alle private non è pari neanche ad un decimo di questa cifra.
Dunque lo Stato risparmia,ed inoltre si garantisce effettivamente il rispetto del pluralismo e della libertà nelle scelte educative.
E veniamo al discorso degli sgravi fiscali per le famiglie che iscrivono i figli alle private.
Questa possibilità di detrarre le spese d'istruzione spingerebbe le famiglie a  chiedere la fatturazione di questi costi, e ciò comporterebbe la necessaria emersione di tutto quel denaro che ad oggi potrebbe essere speso in nero, ossia senza fatturazione.
Ebbene lo Stato ci guadagnerebbe ancora una volta attraverso il pagamento di tutte le tasse legate alla fatturazione, ed inoltre la selezione farebbe restare sul mercato solo quelle private che emergendo fiscalmente agli occhi dello Stato, sarebbero sottoposte a tutta una serie di ulteriori controlli in termini di rispetto della normativa vigente, e questo comporterebbe necessariamente un innalzamento qualitativo della loro offerta formativa.
Quindi la contrapposizione scuola pubblica/scuola privata non ha ragion d'essere e queste brevi considerazioni lo dimostrano se solo si voglia esaminarle con obiettività, con la mente scevra da pregiudizi datati ed infondati.

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Messaggio Da Jankele Ven Mar 06, 2015 10:50 pm

Le private sono indifendibili. Io poi proibirei anche la sanità privata, ma perché sono rosso inside. Comunque, nella secondaria non ho mai visto una scuola paritaria che non sia un diplomificio e/o una scuola confessionale. Anzi, se devo essere sincero non ho mai sentito di un solo ragazzo che sia stato bocciato. Vorrà dire qualcosa.

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Messaggio Da Simonetta M.E. Ven Mar 06, 2015 10:58 pm

Ma qui di cosa discutiamo se qualcuno crede ancora che le scuole paritarie siano utili e non si rendono conto che sono, per la gran parte di esse, "diplomifici", volti solo a dare la possibilità ad un gran numero di incapaci di comprarsi titoli utili, per poter sfruttare le "amicizie". Vi siete mai chiesti chi sono i gestori delle Paritarie? Sapete di cosa parlate? Avete mai visto quante inchieste finite sempre nel nulla sui diplomi comprati? Noi del concorso del 2000 abbiamo atteso 10 anni un concorso pagando per la preparazione (e personalmente ho studiato almeno 5 anni con costi notevoli dopo la laurea) e poi siamo rimasti li, nonostante fossimo vincitori, a vederci sorpassare dalla sis e poi abbiamo speso cifre per Masters e corsi di perfezionamento che tutti hanno conseguito, quindi ci hanno soltanto "munti" come vacche da latte. Ed ora dopo anni di supplenze ed incarichi annuali ci vogliono anche sopprimere? Ma che aspettiamo più...è ora di farci sentire. Se siamo invecchiati nel precariato la colpa non è nostra!

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Messaggio Da la via della seta Ven Mar 06, 2015 11:16 pm

Ci era stato detto: le Gae saranno svuotate e tutti gli interessati, euforici, hanno osannato il demagogo di turno il quale  ringalluzzito ha assunto un atteggiamento tronfio che non ha più abbandonato. Mi chiedo: perchè abbiamo esultato? Capisco gli appartenenti a classi di concorso obsolete o sovraffollate, ma tutti gli altri avrebbero dovuto avere la consapevolezza di un diritto da esigere non appena se ne fossero create le condizioni. Capisco, non era facile resistere all'entusiasmo di ottenere subito l'agognata immissione in ruolo, ma questo non avrebbe dovuto toglierci il lume della ragione e impedirci di vedere le oggettive difficoltà di attuazione di una promessa da paese dei balocchi. Quel che invece non è plausibile aver perso di vista è che essere in GAE rappresenta un diritto acquisito ed inalienabile. Punto. Adesso dopo la facile ubriacatura con il vino drogato versatoci dal nostro premier ritorniamo con i piedi per terra. Attendiamo con pazienza il nostro turno che dovrà arrivare dal 50 per cento delle immissioni in ruolo come è avvenuto finora e vigiliamo sulla tutela di una legge ben chiara, quella istitutiva delle GAE, che non può essere disattesa.

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Messaggio Da Dec Sab Mar 07, 2015 3:01 am

marypo ha scritto:Ci era stato detto: le Gae saranno svuotate e tutti gli interessati, euforici, hanno osannato il demagogo di turno

Non tutti. Io le cose che hai scritto in questo post le ripeto da mesi.

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Messaggio Da Francesca4 Sab Mar 07, 2015 8:52 am

paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto: Esaminiamo la questione scuole private senza pregiudizi ideologici e facciamo due conti.
Si stima che se lo Stato dovesse soddisfare la domanda di istruzione che è offerta ora dalle private dovrebbe spendere una cifra intorno agli otto miliardi di euro: dovrebbe, cioè costruire nuove scuole, provvedere alla loro manutenzione ordinaria e straordinaria, assumere altri insegnanti, personale amministrativo, sostenere le spese per i consumi ed altro.
Il finanziamento alle private non è pari neanche ad un decimo di questa cifra.
Dunque lo Stato risparmia,ed inoltre si garantisce effettivamente il rispetto del pluralismo e della libertà nelle scelte educative.

Risparmierebbe molto di più se non desse NULLA alle private, e tantomeno alle famiglie che vogliono iscrivervi i figli.

Quindi, se il ragionamento è basato sul risparmio, è doppiamente contraddittorio e in malafede.

Sulla questione della "libertà delle scelte educative", ti prego, non prendiamoci in giro.

Aspettiamo che chiedano la parificazione anche le scuole private confessionali islamiche, o magari eventualmente anche una bella scuola a ispirazione di Scientology, o marxista-leninista, o eventualmente satanista... e poi voglio vedere quanto sarebbe coerente la reazione di chi attualmente si aggrappa a quel nobile argomento.

L.

Se lo Stato non desse nulla alle private, poi dovrebbe essere in grado di assorbire la domanda di istruzione che le private oggi assorbono.
L'alternativa sarebbe non essere in grado di garantire a questi studenti il diritto all'istruzione ti pare?
Oltre al fatto che non ci sono soldi, e questo mi pare assodato, il pluralismo dell'offerta formativa non può che giovare anche alla scuola pubblica, anche in termini di svuotamento delle classi pollaio ed infine alla promozione dell'autonomia didattica.
Infatti, tanti dirigenti della scuola pubblica sarebbero stimolati a migliorare l'offerta formativa impegnandosi nella riqualificazione della propria scuola ed attraendo un maggior numero di iscritti.
Questo in parte già avviene, pensiamo agli open days nei quali la scuola, anche pubblica, presenta la sua offerta formativa ed apre ai genitori anche le porte dei vari edifici scolastici presenti sul territorio nazionale.
Solo così, infatti, trovano la piena attuazione i principi costituzionali della libertà di scelta educativa, libertà di insegnamento e pluralismo ideologico.
Naturalmente anche l'emersione fiscale totale delle private, attraverso il meccanismo delle detrazioni delle spese sostenute, ne farebbe realtà trasparenti più facilmente controllabili da parte dello Stato.
Ricordo sommessamente che l'attività di istruzione deve svolgersi nel rispetto della normativa vigente perciò le attività che  incitano alla sovversione del sistema democratico sono, da sempre, sicuramente fuori legge.

Francesca4

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Messaggio Da Ospite Sab Mar 07, 2015 9:56 am

Francesca4, parto proprio da una tua considerazione di cui allego il link (https://www.orizzontescuolaforum.net/spa/Francesca4/165): "Che dire invece di tanti che risulterebbero aver (e uso il condizionale a ragion veduta) prestato servizio nelle private ed hanno utilizzato quel punteggio per avanzare nelle gae e perciò sono stati chiamati a svolgere supplenze nella pubblica, scavalcando quelli che conoscendo bene il valore della onestà e della lealtà, non hanno mai aderito a questa pratica."
Premetto che per principio, per quanto riguarda i servizi essenziali (scuola, sanità, trasporti...), io sono uno statalista. Ed ora vengo alle scuole paritarie.

Nel disegno di legge sulla riforma della scuola rispuntano gli sgravi fiscali per chi scelga le private e i buoni (cioè soldi dati dallo Stato) per gli incapienti, ossia coloro che hanno un reddito basso e quindi pagano di tasse nulla o una cifra insufficiente per sfruttare gli sgravi. Così come la distruzione dell’articolo 18 era un obiettivo storico della destra che finora non era riuscita a realizzare, così questo del finanziamento a chi sceglie le scuole private è un altro obiettivo storico contro cui la sinistra si è sempre battuta, sostenuto dai liberali – in nome della libertà di scelta individuale – e da una parte dei cattolici, che alla gestione della scuola hanno sempre puntato perché coniuga l’educazione confessionale con la possibilità di gestire un gran numero di posti di lavoro.
Ma che i finanziamenti alla scuola privata siano uno sbaglio, un grave sbaglio, bisogna riaffermarlo con forza: non in base a qualche supposta “ideologia del secolo scorso”, ma a ragioni che possono essere adeguatamente motivate.

1. Le scuole private in Italia sono al momento essenzialmente di tre tipi. Ce ne sono alcune (poche) di eccellenza, che naturalmente hanno un costo proporzionale al prestigio. Poi ci sono i “diplomifici”, quelle che fanno fare due, tre, quattro anni in uno ai somari che nella scuola normale non riescono ad andare avanti e che, come varie inchieste giornalistiche hanno documentato, usano a volte sistemi assai disinvolti per far ottenere ai loro iscritti il tanto sospirato “pezzo di carta” finale. E poi ci sono le scuole cattoliche, che in qualche caso possono far parte anche della seconda categoria.

2. La maggior parte delle scuole private è di qualità scadente. Lo dicono i risultati del test internazionale Pisa, quello condotto ogni tre anni dall’Ocse per valutare il livello degli studenti nella comprensione di un testo e nelle abilità matematiche e scientifiche. Come osservava il matematico Saverio Giuliani in un articolo pubblicato sul sito della Bocconi, “In tutte e tre le “specialità” la scuola pubblica italiana naviga un po’ al di sopra di metà classifica, tra la 25a e la 28a posizione (su 64 paesi). Sul versante privato la situazione precipita: perdiamo oltre 20 posizioni, oscillando tra la 47a e la 49a posizione (su 61 paesi) ma, cosa assai più grave, gli studenti delle scuole private ottengono punteggi tra i 70 e i 73 punti inferiori alla media Ocse relativa al settore privato”.

3. La scuola pubblica accoglie tutti ed è un fondamentale strumento di integrazione: una volta solo fra strati sociali, ma oggi, cosa ancora più importante, fra ragazzi con retroterra culturali e religiosi molto diversi. Nel melting pot dell’Italia contemporanea è un’occasione unica per costruire le basi di una reciproca comprensione e accettazione delle mutue diversità. Quale altra occasione ci sarebbe di tenere insieme questi ragazzi tutti giorni per molte ore, impegnati in un compito comune di apprendimento? Questo, nella situazione attuale, è forse l’aspetto più importante.
Già abbiamo avuto una “scuola padana”, cosa, più che preoccupante, ridicola. Ma non è invece da sottovalutare il fatto che ogni gruppo etnico sarebbe incentivato a farsi le “sue” scuole, rafforzando così la separazione culturale che già deriva dal contesto familiare. E chi – e come – controllerà che le scuole islamiche non diventino madrasse dove si indottrina alle interpretazioni più estremiste? Ma anche fingendo che questo problema non esista, diffondere scuole monoculturali in una fase in cui uno dei problemi più complessi è la convivenza tra gruppi eterogenei, davvero non è un’idea sensata.

4. La spesa pubblica per l’istruzione in Italia (che comprende anche i sussidi alle private) è già la più bassa tra i paesi avanzati e all’ultimo posto nell’Unione europea, ed è fortemente diminuita dal 2000 all’anno scorso. Nel 2015 aumenterà un po’, ma soprattutto per l’assunzione dei 120.000 precari promessa dal governo. Dirottare altri soldi a favore dell’istruzione privata significa voler distruggere la scuola pubblica, visto che è difficile pensare, non solo nella fase attuale ma anche per parecchi anni a venire, che le risorse per questo capitolo possano crescere sensibilmente.
E siccome la qualità del servizio è correlata alla spesa (fatto, oltre che intuitivo, attestato anche da ricerche in proposito), diminuire le risorse per la scuola pubblica significa condannarla a peggiorare. A quel punto sarà fin troppo facile affermare che la scuola pubblica non vale quello che costa, e dunque aumentare le pressioni per favorire quella privata, dando origine ad un circolo vizioso il cui punto di arrivo sarà una scuola pubblica di scarsa qualità destinata ai meno abbienti, mentre chi vorrà che i propri figli imparino qualcosa dovrà fare sostanziose aggiunte di tasca propria al bonus statale, destinato peraltro a ridursi come importo perché tarato sul costo standard per studente.

5. La nostra scuola pubblica non sfigura affatto nel confronto con quelle degli altri paesi. Anzi, considerando che le destiniamo meno risorse (e, come si è detto, i risultati sono fortemente correlata ad esse) possiamo dire che è di buona qualità; se poi toglessimo dal campione gli istituti professionali, che abbassano nettamente la media, potremmo definirla ottima.
Sottrarle ancora risorse significherebbe condannarla a un inevitabile deterioramento e, in prospettiva, ridurla a un servizio scadente per i meno abbienti, aggravando così la loro condizione di svantaggio sociale.
Soprattutto, incentivando le scuole “identitarie” rinunceremmo a un prezioso e insostituibile strumento di integrazione sociale fra le molte etnie, culture e religioni che sono destinate a diffondersi sempre più nel nostro paese, con conseguenze sociali difficili da valutare ma certamente non desiderabili. Chi sostiene l’istituzione del bonus scuola, in quel caso davvero dimostra di pensare con i criteri del passato, quando in Italia finanziare la scuola privata significava solo dare soldi alle scuole cattoliche e a qualche “diplomificio”. Oggi non è più così e il governo, che afferma di fare della modernità una bandiera, farebbe bene a prenderne atto.

Per quanto detto ritorno alla tua affermazione e ti chiedo: secondo te perché i docenti delle scuole private emigrano verso la scuola pubblica?

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Messaggio Da Francesca4 Sab Mar 07, 2015 11:07 am

giobbe ha scritto:Francesca4, parto proprio da una tua considerazione di cui allego il link (https://www.orizzontescuolaforum.net/spa/Francesca4/165): "Che dire invece di tanti che risulterebbero aver (e uso il condizionale a ragion veduta) prestato servizio nelle private ed hanno utilizzato quel punteggio per avanzare nelle gae e perciò sono stati chiamati a svolgere supplenze nella pubblica, scavalcando quelli che conoscendo bene il valore della onestà e della lealtà, non hanno mai aderito a questa pratica."
Premetto che per principio, per quanto riguarda i servizi essenziali (scuola, sanità, trasporti...), io sono uno statalista. Ed ora vengo alle scuole paritarie.

Nel disegno di legge sulla riforma della scuola rispuntano gli sgravi fiscali per chi scelga le private e i buoni (cioè soldi dati dallo Stato) per gli incapienti, ossia coloro che hanno un reddito basso e quindi pagano di tasse nulla o una cifra insufficiente per sfruttare gli sgravi. Così come la distruzione dell’articolo 18 era un obiettivo storico della destra che finora non era riuscita a realizzare, così questo del finanziamento a chi sceglie le scuole private è un altro obiettivo storico contro cui la sinistra si è sempre battuta, sostenuto dai liberali – in nome della libertà di scelta individuale – e da una parte dei cattolici, che alla gestione della scuola hanno sempre puntato perché coniuga l’educazione confessionale con la possibilità di gestire un gran numero di posti di lavoro.
Ma che i finanziamenti alla scuola privata siano uno sbaglio, un grave sbaglio, bisogna riaffermarlo con forza: non in base a qualche supposta “ideologia del secolo scorso”, ma a ragioni che possono essere adeguatamente motivate.

1. Le scuole private in Italia sono al momento essenzialmente di tre tipi. Ce ne sono alcune (poche) di eccellenza, che naturalmente hanno un costo proporzionale al prestigio. Poi ci sono i “diplomifici”, quelle che fanno fare due, tre, quattro anni in uno ai somari che nella scuola normale non riescono ad andare avanti e che, come varie inchieste giornalistiche hanno documentato, usano a volte sistemi assai disinvolti per far ottenere ai loro iscritti il tanto sospirato “pezzo di carta” finale. E poi ci sono le scuole cattoliche, che in qualche caso possono far parte anche della seconda categoria.

2. La maggior parte delle scuole private è di qualità scadente. Lo dicono i risultati del test internazionale Pisa, quello condotto ogni tre anni dall’Ocse per valutare il livello degli studenti nella comprensione di un testo e nelle abilità matematiche e scientifiche. Come osservava il matematico Saverio Giuliani in un articolo pubblicato sul sito della Bocconi, “In tutte e tre le “specialità” la scuola pubblica italiana naviga un po’ al di sopra di metà classifica, tra la 25a e la 28a posizione (su 64 paesi). Sul versante privato la situazione precipita: perdiamo oltre 20 posizioni, oscillando tra la 47a e la 49a posizione (su 61 paesi) ma, cosa assai più grave, gli studenti delle scuole private ottengono punteggi tra i 70 e i 73 punti inferiori alla media Ocse relativa al settore privato”.

3. La scuola pubblica accoglie tutti ed è un fondamentale strumento di integrazione: una volta solo fra strati sociali, ma oggi, cosa ancora più importante, fra ragazzi con retroterra culturali e religiosi molto diversi. Nel melting pot dell’Italia contemporanea è un’occasione unica per costruire le basi di una reciproca comprensione e accettazione delle mutue diversità. Quale altra occasione ci sarebbe di tenere insieme questi ragazzi tutti giorni per molte ore, impegnati in un compito comune di apprendimento? Questo, nella situazione attuale, è forse l’aspetto più importante.
Già abbiamo avuto una “scuola padana”, cosa, più che preoccupante, ridicola. Ma non è invece da sottovalutare il fatto che ogni gruppo etnico sarebbe incentivato a farsi le “sue” scuole, rafforzando così la separazione culturale che già deriva dal contesto familiare. E chi – e come – controllerà che le scuole islamiche non diventino madrasse dove si indottrina alle interpretazioni più estremiste? Ma anche fingendo che questo problema non esista, diffondere scuole monoculturali in una fase in cui uno dei problemi più complessi è la convivenza tra gruppi eterogenei, davvero non è un’idea sensata.

4. La spesa pubblica per l’istruzione in Italia (che comprende anche i sussidi alle private) è già la più bassa tra i paesi avanzati e all’ultimo posto nell’Unione europea, ed è fortemente diminuita dal 2000 all’anno scorso. Nel 2015 aumenterà un po’, ma soprattutto per l’assunzione dei 120.000 precari promessa dal governo. Dirottare altri soldi a favore dell’istruzione privata significa voler distruggere la scuola pubblica, visto che è difficile pensare, non solo nella fase attuale ma anche per parecchi anni a venire, che le risorse per questo capitolo possano crescere sensibilmente.
E siccome la qualità del servizio è correlata alla spesa (fatto, oltre che intuitivo, attestato anche da ricerche in proposito), diminuire le risorse per la scuola pubblica significa condannarla a peggiorare. A quel punto sarà fin troppo facile affermare che la scuola pubblica non vale quello che costa, e dunque aumentare le pressioni per favorire quella privata, dando origine ad un circolo vizioso il cui punto di arrivo sarà una scuola pubblica di scarsa qualità destinata ai meno abbienti, mentre chi vorrà che i propri figli imparino qualcosa dovrà fare sostanziose aggiunte di tasca propria al bonus statale, destinato peraltro a ridursi come importo perché tarato sul costo standard per studente.

5. La nostra scuola pubblica non sfigura affatto nel confronto con quelle degli altri paesi. Anzi, considerando che le destiniamo meno risorse (e, come si è detto, i risultati sono fortemente correlata ad esse) possiamo dire che è di buona qualità; se poi toglessimo dal campione gli istituti professionali, che abbassano nettamente la media, potremmo definirla ottima.
Sottrarle ancora risorse significherebbe condannarla a un inevitabile deterioramento e, in prospettiva, ridurla a un servizio scadente per i meno abbienti, aggravando così la loro condizione di svantaggio sociale.
Soprattutto, incentivando le scuole “identitarie” rinunceremmo a un prezioso e insostituibile strumento di integrazione sociale fra le molte etnie, culture e religioni che sono destinate a diffondersi sempre più nel nostro paese, con conseguenze sociali difficili da valutare ma certamente non desiderabili. Chi sostiene l’istituzione del bonus scuola, in quel caso davvero dimostra di pensare con i criteri del passato, quando in Italia finanziare la scuola privata significava solo dare soldi alle scuole cattoliche e a qualche “diplomificio”. Oggi non è più così e il governo, che afferma di fare della modernità una bandiera, farebbe bene a prenderne atto.

Per quanto detto ritorno alla tua affermazione e ti chiedo: secondo te perché i docenti delle scuole private emigrano verso la scuola pubblica?

Comincio dalla risposta all'ultima domanda.
Perché, almeno per ora, la scuola pubblica offre maggiore stabilità dal punto della conservazione del posto di lavoro.
Ma sappiamo tutti che non sarà così per sempre.
La riforma della P.A. che la Ministra Madia sta preparando va nella direzione di abbattere il tabù del " posto fisso per sempre" anche nel pubblico.
Sei uno preparato, non puoi non saperlo.
E veniamo al merito delle altre obiezioni.
Non credo che nessuno di noi voglia, seriamente, che vengano finanziati i diplomifici, ma è il mercato che li getterà fuori quando saranno costretti all'emersione fiscale, e non solo, poiché saranno soggetti ai controlli
sulla qualità dei loro servizi e soprattutto al rispetto di tutta la normativa scolastica vigente.
Ben pochi sopravviverebbero e sarebbe finalmente debellata la pratica di far collezionare la raccolta punti ai più spregiudicati ( e rispondo alla prima obiezione) di noi.
Ti ricordo che molti di essi sono praticamente sconosciuti allo Stato ed alle sue casse e molto probabilmente anche all" INPS.
Vuoi infatti che paghino i contributi previdenziali per il personale?
Questa gente fa male anche alle scuole private sane, perché risparmiando illegittimamente violano anche le regole del mercato con la concorrenza illegittima.
Inoltre questa operazione sarebbe a costo zero, se non addirittura in attivo, poiché  porterebbe allo Stato molti più soldi di quelli spesi per un eventuale finanziamento.
Penso alle  tasse ed ai contributi che sarebbero costretti a pagare.
Quanto all'integrazione culturale, prevedere bonus per i meno abbienti è una operazione assai condivisibile, dove si consideri che, ad esempio nell'infanzia, lo Stato non è in grado di soddisfare la richiesta dei genitori.
L' integrazione culturale è un obiettivo fondamentale da conseguire per tutte le scuole.
E' uno di quegli obiettivi che fanno la differenza tra una scuola ottima ed una pessima, indipendentemente dal fatto che sia pubblica o privata.
Ricordo, sommessamente, che il terrorismo internazionale si nutre del fallimento dell' obiettivo dell'integrazione culturale.
E di questo la scuola, tutta la scuola, non può non farsi carico!

Francesca4

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Messaggio Da Ospite Sab Mar 07, 2015 12:58 pm

Beh, la "tua" scuola paritaria è la scuola delle buone intenzioni ancora tutte da verificare. Quella attuale è, nella stragrande maggioranza, un mercimonio.
Io parto dal principio che lo stato NON DEVE finanziare i privati. Ha una sua scuola? Allora finanzia solo quella. La libertà di scelta è una boutade alla stessa stregua della meritocrazia all'italiana. Tu, come cittadino italiano, paghi con le tue tasse il funzionamento della scuola statale. Poi se non ti piace e ritieni superfluo "incazzarti" perché essa funzioni, puoi andare benissimo dove ti pare e piace, però te la paghi a parte.
Un'ultima cosa, poiché gli insegnanti delle scuole paritarie vengono chiamati direttamente dai Presidi (dire secondo la loro bravura è un'altra boutade...) il loro servizio non deve essere riconosciuto nella scuola statale: mi pare che di questo ti lamenti pure tu.
Ma, come stanno le cose pare che questo governo, targato PD ma di fatto più liberista della destra, stia superando anche questa querelle introducendo anche nella scuola statale la chiamata diretta dei docenti.
Praticamente ritorniamo al 1800, quando c'erano i padroni delle filiere e la scuola non era per tutti: da una parte i figli di famiglie agiate e dall'altra parte i figli degli operai.


Ultima modifica di giobbe il Sab Mar 07, 2015 1:43 pm - modificato 2 volte.

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Messaggio Da Ospite Sab Mar 07, 2015 1:47 pm

paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:Se lo Stato non desse nulla alle private, poi dovrebbe essere in grado di assorbire la domanda di istruzione che le private oggi assorbono.

E infatti lo stato ha il DOVERE ISTITUZIONALE di fare esattamente questo.

Se si comincia ad accettare l'idea che lo stato possa tranquillamente fregarsene di questo obbligo istituzionale, e tirarsene fuori come se niente fosse, allora per coerenza mettiamo in discussione anche l'esistenza stessa sello stato e il suo significato di principio.

L.
Esatto. Se il tutto viene spostato sul piano del risparmio allora dobbiamo privatizzare tutto, anche la dignità dell'uomo. A questo punto l'unica funzione che svolge lo stato è sola quella di mantenere la propria classe politica.

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Messaggio Da Francesca4 Sab Mar 07, 2015 1:58 pm

paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:Se lo Stato non desse nulla alle private, poi dovrebbe essere in grado di assorbire la domanda di istruzione che le private oggi assorbono.

E infatti lo stato ha il DOVERE ISTITUZIONALE di fare esattamente questo.

Se si comincia ad accettare l'idea che lo stato possa tranquillamente fregarsene di questo obbligo istituzionale, e tirarsene fuori come se niente fosse, allora per coerenza mettiamo in discussione anche l'esistenza stessa sello stato e il suo significato di principio.

L.

Nessuno , e ripeto nessuno, mi ha ancora dimostrato che l'emersione fiscale, e non solo fiscale, con pagamento contestuale di tutte le tasse ed oneri connessi non porti beneficio alle casse dello Stato e non renderebbe le private trasparenti come teche di vetro attraverso le quali lo Stato possa guardare garantendo il rispetto della legge.
Come afferma un mio illustre concittadino " la trasparenza è la casa della legalità".
Poi, quanto a principi ispiratori io sono sempre stata dalla parte del pluralismo e della ricchezza dell'offerta formativa, contro i modelli di una scuola unica dove si insegna un unico pensiero.
Ma questo dipende da una diversa impostazione di pensiero..
Naturalmente rispetto il pensiero di tutti.

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Messaggio Da Ospite Sab Mar 07, 2015 2:15 pm

Francesca4 ha scritto:Poi, quanto a principi ispiratori io sono sempre stata dalla parte del pluralismo e della ricchezza dell'offerta formativa, contro i modelli di una scuola unica dove si insegna un unico pensiero.
E questa libertà la darebbe la scuola privata? Una contraddizione in termini.....

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Messaggio Da eragon Sab Mar 07, 2015 2:26 pm

Io però vi invito anche a riflettere su cosa comporti l'assunzione in massa e sul prezzo che siamo disposti a pagare.
Capite bene che questo significa 1 la fine della mobilità volontaria 2 l'inizio di una mobilità forzata 3 l'inizio di una gestione a livello della singola scuola e/o reti di scuole della mobilità e forse dell'impiego/chiamate dei docenti.
In perfetto stile Miur vogliono diffondere il panico (oddio non mi daranno mai il ruolo) per imporre delle condizioni pesantuccie

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Messaggio Da eragon Sab Mar 07, 2015 2:26 pm

Io però vi invito anche a riflettere su cosa comporti l'assunzione in massa e sul prezzo che siamo disposti a pagare.
Capite bene che questo significa 1 la fine della mobilità volontaria 2 l'inizio di una mobilità forzata 3 l'inizio di una gestione a livello della singola scuola e/o reti di scuole della mobilità e forse dell'impiego/chiamate dei docenti.
In perfetto stile Miur vogliono diffondere il panico (oddio non mi daranno mai il ruolo) per imporre delle condizioni pesantuccie

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Messaggio Da Francesca4 Sab Mar 07, 2015 2:37 pm

giobbe ha scritto:
paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:Se lo Stato non desse nulla alle private, poi dovrebbe essere in grado di assorbire la domanda di istruzione che le private oggi assorbono.

E infatti lo stato ha il DOVERE ISTITUZIONALE di fare esattamente questo.

Se si comincia ad accettare l'idea che lo stato possa tranquillamente fregarsene di questo obbligo istituzionale, e tirarsene fuori come se niente fosse, allora per coerenza mettiamo in discussione anche l'esistenza stessa sello stato e il suo significato di principio.

L.
Esatto. Se il tutto viene spostato sul piano del risparmio allora dobbiamo privatizzare tutto, anche la dignità dell'uomo. A questo punto l'unica funzione che svolge lo stato è sola quella di mantenere la propria classe politica.

Lo Stato avrebbe anche il compito istituzionale di garantire il pluralismo e la libertà di scelta formativa delle famiglie.
Non è un discorso economico, anche se questo è uno dei rari casi nei quali il risparmio è in linea con le prerogative costituzionali.

Francesca4

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Messaggio Da Ospite Sab Mar 07, 2015 2:44 pm

Francesca4 ha scritto:
giobbe ha scritto:
paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:Se lo Stato non desse nulla alle private, poi dovrebbe essere in grado di assorbire la domanda di istruzione che le private oggi assorbono.

E infatti lo stato ha il DOVERE ISTITUZIONALE di fare esattamente questo.

Se si comincia ad accettare l'idea che lo stato possa tranquillamente fregarsene di questo obbligo istituzionale, e tirarsene fuori come se niente fosse, allora per coerenza mettiamo in discussione anche l'esistenza stessa sello stato e il suo significato di principio.

L.
Esatto. Se il tutto viene spostato sul piano del risparmio allora dobbiamo privatizzare tutto, anche la dignità dell'uomo. A questo punto l'unica funzione che svolge lo stato è sola quella di mantenere la propria classe politica.

Lo Stato avrebbe anche il compito istituzionale di garantire il pluralismo e la libertà di scelta formativa delle famiglie.
Non è un discorso economico, anche se questo è uno dei rari casi nei quali il risparmio è in linea con le prerogative costituzionali.
Le scuole dello stato offrono già tutto il ventaglio di scelte possibili ed immaginabili. A meno che non vuoi una scuola di "Zumpa" o "Degli apostoli del dente del giudizio". Comunque ho già ampiamente risposto su questo.....e non mi sembra il caso di ripetere sempre le stesse cose.

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