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Messaggio Da Dec Ven Apr 17, 2015 6:17 pm

MMM ha scritto:
Dec ha scritto:
MMM ha scritto:
Dec ha scritto:
MMM ha scritto:Se ddl dovesse servire anche a far prendere coscienza ai docenti dei mezzi a loro disposizione per difendere la propria dignità professionale, tanto di guadagnato per tutti.

Ma sappiamo tutti benissimo che non sarà così. Seguendo la tua logica (so che estremizzo un po'), se c'è il racket non è colpa dei mafiosi ma dei commercianti e degli imprenditori che non denunciano. Non sarò certo io a difendere la passività e l'ignavia di certi consigli di classe e so bene che, se i colleghi fossero uniti (e non lo sono quasi mai), qualunque Ds, per quanto squilibrato e prepotente, potrebbe essere rimesso al suo posto. Tuttavia mi sfugge perché il ruolo del Ds dovrebbe essere quello di maltrattare i docenti e perché questi ultimi dovrebbero essere votati al martirio, stretti tra studenti, genitori iperprotettivi che minacciano denunce e ricorsi e Ds di questo tipo. E' evidente che anche loro sono umani e pensano che, se tutti fanno così e vogliono questo, è inutile fare gli eroi e complicarsi la vita senza ottenere nulla in cambio (se proprio va bene, ma succede raramente, la bocciatura di uno studente che non merita la promozione, come se fosse un fatto personale tra noi e loro). Poi c'è chi lo fa con rassegnazione e vergogna e chi quasi si compiace del suo servilismo, per mostrare di essere i più amati dal Ds e dagli studenti e, dopo l'approvazione del DDL, per fare carriera e ottenere il fantastico aumento di stipendio per il merito. Che questo danneggi l'istituzione è evidente a chiunque, ma se non importa a chi ha o dovrebbe avere la massima responsabilità (a cominciare da chi lavora al ministero, per scendere agli Usr, lAt e infine a questi splendidi Ds) non mi sento di biasimare quei colleghi che si chiedono perché dovrebbe importare a loro.


A me pare davvero curioso che chi ritiene che la proposta di incarico leda la dignità dei docenti sia poi disposto a giustificare comportamenti evidentemente contrari all'etica professionale sulla base della presunta "umanità" dei docenti. Quando l'umanità consiste nell'istinto di sopravvivenza e simili (come nel caso del racket),  la cosa ancora ancora ha un senso, ma se consiste nell'imperativo di non "complicarsi la vita", che giustificherebbe una grande flessibilità verso i propri doveri professionali e dunque la dignità della professione, siamo davvero oltre il limite dell'accettabile. Dopodiché, non sostengo che il ruolo dei ds sia quello di maltrattare i docenti, ma che il giudizio professionale di docenti di questo genere deve essere messo a dura prova quando ne va del destino di uno studente.


Questa sarà la mia ultima risposta su questo argomento perché ho di meglio da fare e perché tanto non c'è più sordo di chi non vuole sentire. Io continuo a non capire e non capirò mai perché, se ti scandalizza tanto la flessibilità dei docenti verso i propri doveri professionali e dunque la dignità della professione, non ti scandalizzi altrettanto l'identica flessibilità del Ds, la cui funzione istituzionale non mi risulta che sia quella di fare l'avvocato d'ufficio dello studente.
Che poi il destino dello studente sia compromesso solo da una bocciatura e non da una promozione immeritata è un'opinione solo tua e che respingo al mittente.
Che il giudizio professionale dei docenti debba essere messo a dura prova è un'altra frase senza senso, che nessuna persona sana di mente scriverebbe mai in un testo di legge, anche perché non si capisce perché mai a sottoporre il giudizio a questa prova dovrebbe essere una persona che generalmente non conosce nemmeno il nome e la faccia dello studente, non ha alcuna competenza nella disciplina specifica e non ha nemmeno visto i compiti e assistito alle interrogazioni dello studente in questione. Se questa persona avesse un briciolo di dignità personale prima ancora che professionale, si asterrebbe dall'esprimere la sua opinione e rispetterebbe il giudizio dei docenti, altro che metterlo a dura prova.
Tra l'altro tutti coloro che insegnano sanno benissimo che questi interventi dei Ds non sono certo dettati da sensibilità verso lo studente (che ripeto nella maggior parte dei casi nemmeno conoscono e verso il quale non provano alcun tipo di sentimento, come dimostrano ogni volta che un docente si mostra sinceramente preoccupato del bene dello studente), ma dall'esigenza di mantenere un certo numero di iscritti e un certo numero di classi (che dire di quei Ds che dicono chiaramente che se ne possono bocciare fino a X e che non importa che venga bocciato l'uno o l'altro, basta che non si superi quel numero?); al massimo possono spendere una buona parola per il figlio della famiglia facoltosa, i cui genitori sono già andati a lamentarsi nel suo ufficio, minacciando un ricorso.

I docenti sarebbero dunque giustificati a compromettere la propria dignità professionale in nome del loro quieto vivere ("non complicarsi la vita"), mentre i ds dovrebbero affidarsi ciecamente al giudizio dei docenti a costo anche del proprio quieto vivere. Al di là dell'evidente doppiopesismo di parte, è questa generale tendenza alla mediocrità che dovrebbe trovare la più ferma opposizione. E' proprio per questo che l'operato di tutti - docenti e ds - dovrebbe essere messo a dura prova ed ognuno dovrebbe prendersi la responsabilità delle proprie scelte, mentre qui siamo al circo dei "vigliacchi" e dei "mascalzoni" di sartriana memoria.

Avevo detto che non ti avrei più risposto (e in effetti ho lasciato il forum per qualche giorno), ma quella che ho evidenziato è una perla: in che modo il quieto vivere dei Ds sarebbe minacciato dal giudizio professionale dei docenti? No, perché proprio non ci arrivo. Forse perché dovranno ricevere più genitori di studenti bocciati che vanno a lamentarsi o affrontare più ricorsi? Per quanto riguarda quest'ultimo punto, i Ds fanno benissimo ad imporre e a verificare il rispetto delle procedure e dei doveri professionali dei docenti (cosa che ben raramente fanno, soprattutto con i loro "amici" e con chi promuove tutti senza motivo), non ad entrare nel merito delle singole decisioni senza avere nessun elemento concreto per farlo. Io sono pienamente d'accordo con il richiamo alla responsabilità delle proprie scelte (che dovrebbe valere anche per gli studenti ogni tanto). Quanto alla mediocrità, non dubito che questo DDL aumenterà il numero dei mediocri perché sarà l'unico modo per sopravvivere nella scuola, ancor più di quanto non sia oggi.

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Messaggio Da Dec Ven Apr 17, 2015 6:21 pm

MMM ha scritto:Ripeto: perché dovrebbe essere il docente a scegliersi la sede invece che il ds a potersi scegliere i docenti, quando chi risponde con il proprio posto di lavoro dei risultati ottenunti è il ds (e non il docente)?

Ma quando mai si è visto un Ds trasferito perché i risultati ottenuti non sono stati soddisfacenti? E sta' sicuro che con l'approvazione del DDL e dei provvedimenti collegati non cambierà nulla.

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Messaggio Da charman Ven Apr 17, 2015 10:47 pm

Facciamo scegliere il DS ai docenti!

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Messaggio Da Dec Ven Apr 17, 2015 11:31 pm

Mah, avrei qualche perplessità anche su questo.

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Messaggio Da frankenstin Sab Apr 18, 2015 11:11 am

Per fortuna ci pensa Faraone ad illustrare le potenzialità di questo meraviglioso DDL.

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Messaggio Da Paolo Tuguri Sab Apr 18, 2015 5:28 pm

L'idea di gestire la Scuola Pubblica come un'azienda è di per sé aberrante.
Gli obiettivi della Scuola Pubblica non possono né devono essere quelli di un'azienda.
Detto questo l'arbitrio che il DDL si appresta a concedere ai dirigenti non ha nulla a che vedere con una gestione aziendale.
Il dirigente non ha competenza per scegliere all'interno di albi composti da specialisti peraltro già selezionati, semplicemente non può averla.
Non esistono, ad oggi, criteri che i dirigenti siano tenuti a seguire nel compiere la selezione dagli albi.
Quale azienda affiderebbe la gestione di sue filiali a conclamati incompetenti?
Forse un'azienda votata al fallimento...

Paolo Tuguri

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Messaggio Da gugu Sab Apr 18, 2015 6:02 pm

alvo ha scritto:
MMM ha scritto:
alvo ha scritto:se non ci fosse accanimento e spirito punitivo  nella riforma si penserebbe ad albi territorialmente molto ristretti, nell'arco di pochi chilometri; un po' come le reti di scuole di cui si parlava tempo fa; questo comporterebbe molto meno disagi e i docenti di sicuro lo accetterebbero meglio.

Forse potrà essere un'evoluzione successiva del sistema, ma partendo dalle GaE mi pare inevitabile che si parta dalle province. Come avverrebbe altrimenti l'assegnazione dal punto di vista operativo? Nel ddl si parla di albi territoriali "provinciali o distrettuali" (art. 7, c. 4), forse con un velato riferimento ai vecchi distretti scolastici, che potrebbero essere così riesumati nel nome (ma che dovrebbero essere di fatto ridisegnati), oppure ad alcuni sistemi anglosassoni. (Senza contare che il concetto del "territorialmente molto ristretto" è un po' vago e probabilmente andrebbe precisato sulla base di altre caratteristiche del territorio - viabilità in primis - più che in termini di raggio chilometrico).


Se volessero creare degli albi simili ai distretti si potrebbe fare. Volere è potere. Una volta individuati gli albi-distretti , i docenti neoassunti dovrebbero esprimere una lista di preferenze in base alla loro graduatoria di provenienza. Ma questo governo pensa a tutto tranne che ai docenti come se la loro soddisfazione e il loro benessere  non fosse già esso stesso un fattore di miglioramento ; ovviamente non l' unico fattore  ma certamente un prerequisito fondamentale per poter svolgere il proprio lavoro con serenità ed efficacia. Perfino nelle aziende più illuminate e moderne il benessere dei proprio dipendenti è considerato un fattore migliorativo delle "performance" ; mi sembra anche ovvio. In Italia invece il docente statale va ormai massacrato. Vedremo i benefici....


Perchè secondo te il docente che con il tuo metodo finirà all'IPSIA sarà gratificato tanto quello che finirà al liceo classico?
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Messaggio Da Paolo Tuguri Sab Apr 18, 2015 8:46 pm

MMM ha scritto:
Paolo Tuguri ha scritto:L'idea di gestire la Scuola Pubblica come un'azienda è di per sé aberrante.
Gli obiettivi della Scuola Pubblica non possono né devono essere quelli di un'azienda.

Se si dà per scontato che un'azienda ha lo scopo di fare profitto in termini finanziari, allora siamo s'accordo.
Ma, secondo una concezione più ampia di azienda già richiamata, si tartta di più semplicemente di un'organizzazione di persone e mezzi diretti in modo efficace ed efficiente al conseguimento di uno scopo. In questo senso è aberrante che la Scuola Pubblica NON sia gestita come un'azienda, specialmente quando le risorse sono scarse. Dopodiché, se il problema è il termine "azienda" per me se ne può usare uno qualsiasi.

Qualunque criterio di valutazione quantitativo esula dalla definizione di Scuola Pubblica ma tu mi risponderai con i noti rimandi ai criteri INVALSI, io replicherò come sai e tu replicherai...
Non può esserci tra noi accordo sui termini perché partiamo da visioni antitetiche e ci può stare, meno male anzi.
Non capisco perché le risorse debbano essere scarse tuttavia concordo con te sul fatto che debbano essere gestite con oculatezza ma non è applicando criteri da dirigente d'impresa che si ottimizzano risorse, a maggior ragione se si tratta di risorse umane quali docenti, studenti e personale amministrativo.
Se sei d'accordo potremmo usare il termine "scuola" riferito a scuola e il termine "azienda" riferito ad azienda.
Dubito che accetterai il mio criterio sovversivo.



Paolo Tuguri ha scritto:
Detto questo l'arbitrio che il DDL si appresta a concedere ai dirigenti non ha nulla a che vedere con una gestione aziendale.
Il dirigente non ha competenza per scegliere all'interno di albi composti da specialisti peraltro già selezionati, semplicemente non può averla.
Non esistono, ad oggi, criteri che i dirigenti siano tenuti a seguire nel compiere la selezione dagli albi.
Quale azienda affiderebbe la gestione di sue filiali a conclamati incompetenti?
Forse un'azienda votata al fallimento...
MMM ha scritto:
Anche ammesse tutte le tue premesse - ma assolutamente non concesse (alcune di esse sono palesemente false) - mi spieghi come potrebbe accadere che il corpo docente di un istituto scelto dal suo ds risultasse peggio assemblato, ai fini di un innalzamento della qualità dell'offerta formativa della Scuola Pubblica, di un corpo docenti di un istituto formatosi sulla base della scelta della sede da parte dei singoli docenti? Anche se il ds scegliesse a caso, il risultato sarebbe paragonabile a quello che garantisce il sistema attuale. Il che dimostra che anche se il ds non avesse idea di come scegliere - se anche, come sostieni, non avesse "competenze per scegliere" - il risultato non cambierebbe. Ma siccome qualche idea su come scegliere i ds ce l'hanno (per esempio, se voglio fare corsi di fisica in inglese, devo avere un docente di fisica che sappia l'inglese e sia disposto a tenere i corsi in inglese), il risultato sarà prevedibilmente migliore di quello dell'attuale sistema.

Perché asserisci che sono i docenti a scegliersi la scuola nel sistema attuale?
Mi risulta che tali scelte vengano concesse in base ad una graduatoria che tiene conto di diversi parametri e che, in virtù di ciò, pochi docenti sono in condizione di scegliersi la sede, almeno la preferita.
Sono assolutamente d'accordo sul fatto che un dirigente possa richiedere un docente di Fisica che sappia l'inglese, assolutamente in disaccordo sul fatto che debba essere lui a sceglierlo e valutarne la competenza.
Per essere ancor più chiaro, mai pensato che i docenti non debbano essere valutati in itinere né che i criteri di attribuzione di punteggio non debbano essere rivisti ma non può essere il dirigente a rivestire tale ruolo; potrebbe, a buon diritto, pretendere che questo avvenga.

Paolo Tuguri

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Messaggio Da Ciccio.8 Sab Apr 18, 2015 9:10 pm

MMM ha scritto:
Paolo Tuguri ha scritto:L'idea di gestire la Scuola Pubblica come un'azienda è di per sé aberrante.
Gli obiettivi della Scuola Pubblica non possono né devono essere quelli di un'azienda.

Se si dà per scontato che un'azienda ha lo scopo di fare profitto in termini finanziari, allora siamo s'accordo.
Ma, secondo una concezione più ampia di azienda già richiamata, si tartta di più semplicemente di un'organizzazione di persone e mezzi diretti in modo efficace ed efficiente al conseguimento di uno scopo. In questo senso è aberrante che la Scuola Pubblica NON sia gestita come un'azienda, specialmente quando le risorse sono scarse. Dopodiché, se il problema è il termine "azienda" per me se ne può usare uno qualsiasi.

Ho letto gli altri tuoi commenti sulla "concezione più ampia del termine azienda"... però permettimi... "l'organizzazione di persone e mezzi diretti in modo efficace ed efficiente al conseguimento di uno scopo" non solo si attaglia a qualunque gruppo sociale organizzato ma ha variabili talmente alte proprio nelle persone, nei mezzi e negli stessi scopi da non consentire affatto adattamenti e similitudini per convenienza. Che poi... una certa parte della società spinga da tempo affinché il modello (e i termini - il debito, il credito, ecc...) aziendale sia preso a riferimento anche per una Istituzione Culturale (non solo la scuola - istituzione regina di ogni paese civile - ma anche tanto altro, come i musei e i beni culturali in genere) è un altro paio di maniche e non mi pare affatto un modello da incentivare, tutt'altro! Con il termine aberrante ci andrei quindi molto cauto.


MMM ha scritto:
Paolo Tuguri ha scritto:
Detto questo l'arbitrio che il DDL si appresta a concedere ai dirigenti non ha nulla a che vedere con una gestione aziendale.
Il dirigente non ha competenza per scegliere all'interno di albi composti da specialisti peraltro già selezionati, semplicemente non può averla.
Non esistono, ad oggi, criteri che i dirigenti siano tenuti a seguire nel compiere la selezione dagli albi.
Quale azienda affiderebbe la gestione di sue filiali a conclamati incompetenti?
Forse un'azienda votata al fallimento...

Anche ammesse tutte le tue premesse - ma assolutamente non concesse (alcune di esse sono palesemente false) - mi spieghi come potrebbe accadere che il corpo docente di un istituto scelto dal suo ds risultasse peggio assemblato, ai fini di un innalzamento della qualità dell'offerta formativa della Scuola Pubblica, di un corpo docenti di un istituto formatosi sulla base della scelta della sede da parte dei singoli docenti? Anche se il ds scegliesse a caso, il risultato sarebbe paragonabile a quello che garantisce il sistema attuale. Il che dimostra che anche se il ds non avesse idea di come scegliere - se anche, come sostieni, non avesse "competenze per scegliere" - il risultato non cambierebbe. Ma siccome qualche idea su come scegliere i ds ce l'hanno (per esempio, se voglio fare corsi di fisica in inglese, devo avere un docente di fisica che sappia l'inglese e sia disposto a tenere i corsi in inglese), il risultato sarà prevedibilmente migliore di quello dell'attuale sistema.

Aaaa MMM ci sei o ci fai?
Se il dirigente NON ha le competenze è perfettamente inutile che scelga, può al massimo indicare il tipo di docente che gli occorre, stop. Poi sarà il ministero a individuarlo.
La casualità c'è in ogni caso, è ovvio, quello che si cerca di evitare (quale vera aberrazione) è la possibilità che navigando a vista nel mare di casualità il caro dirigente tiri a bordo i suoi quattro amici, persino adattando le esigenze della scuola allo specifico curriculum, come appunto il docente di fisica tanto bravo casualmente in inglese. Faccio notare a tal proposito che, anche senza possibilità di chiamata diretta, ma con facoltà di indicare caratteristiche particolari del docente necessario al proprio progetto ci ritroveremmo casi poco limpidi, potendo accedere agli Albi e facendo due calcoli spiccioli in base ai curricula degli iscritti si possono ritagliare e cucire ruoli molto precisi (e casualmente unici) da richiedere al miur.
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Messaggio Da Paolo Tuguri Dom Apr 19, 2015 2:09 pm

MMM ha scritto:
Paolo Tuguri ha scritto:Qualunque criterio di valutazione quantitativo esula dalla definizione di Scuola Pubblica ma tu mi risponderai con i noti rimandi ai criteri INVALSI, io replicherò come sai e tu replicherai...

Ho difficoltà a comprendere a che cosa tu ti riferisca con l'espressione "Scuola Pubblica" perché, in quella che conosco io e giusto per fare pochi esempi, la valutazione degli studenti è espressa in voti, quella dei docenti per l'assegnazione del ruolo in punteggi e l'abbandono scolastico in percentuai. In tutti questi casi si tratta di criteri di valutazione quantitativi. Forse però la definizione di "Scuola Pubblica" che hai in mente non contempla o non ha a che fare con questi criteri. Ma a questo punto magari sarebbe anche giunto il momento che tu rendessi esplicita nel modo più chiaro questa definizione perché il discorso si possa muovere oltre la dimensione puramente terminologica. (Per una possibile spiegazione dell'equivoco vedi sotto).

Condivido in pieno ma... non è il punteggio a qualificare il docente, non il voto a qualificare lo studente, non le percentuali di abbandono a qualificare l'istituto. Se ci pensi bene sarai d'accordo anche tu. La Scuola Pubblica è rimasto, almeno in alcuni casi, l'unico luogo in cui bambini e ragazzi di diverse estrazioni sociali hanno la possibilità di incontrarsi, scontrarsi, imparare a convivere civilmente e soprattutto imparare insieme nuove discipline da figure autorevoli come i docenti. Docenti tra loro molto diversi come noi due per esempio.
Ecco io non vorrei mai una Scuola con tutti Tuguri ancor meno (concedimelo) una con tutti MMM; una scuola in cui io e te possiamo "abitare" a buon diritto sarebbe sicuramente migliore. Ritengo che con la scelta da parte del dirigente i docenti finiranno per somigliare troppo al preside e gli studenti ai docenti, saranno insomma scuole "grigie" dove ad imperare sarà il conformismo a cui gli studenti finiranno per adeguarsi. Nella Scuola come è oggi a volte è impossibile lavorare, specie in equipe, e ti trovi a dover progettare attività con colleghi con cui difficilmente scambi il saluto ma è una sfida, e deve essere vinta. Per  studenti che hanno bisogno di una scuola policroma perché policromi sono.





Paolo Tuguri ha scritto:Non può esserci tra noi accordo sui termini perché partiamo da visioni antitetiche e ci può stare, meno male anzi.

MMM ha scritto:No, guarda, proprio non ci sta. Se non c'è accordo sui termini non si può nemmeno sostenere che siano in campo visioni antitetiche, perché le visioni antitetiche per essere tali devono riferirsi alla stessa cosa e l'una affermare la stessa cosa che l'altra nega. Il consenso sul linguaggio è un presupposto del dissenso sulle cose.

Temo però che il dissenso sulle cose nel nostro caso preceda il dissenso sul linguaggio e ne sia probabilmente cagione.


Paolo Tuguri ha scritto:Non capisco perché le risorse debbano essere scarse tuttavia concordo con te sul fatto che debbano essere gestite con oculatezza ma non è applicando criteri da dirigente d'impresa che si ottimizzano risorse, a maggior ragione se si tratta di risorse umane quali docenti, studenti e personale amministrativo.
MMM ha scritto:
Le risorse non devono essere scarse, ma di fatto - senza stare a ricostruire la storia d'Italia e del suo debito pubblico negli ultimi quarant'anni - lo sono. Se poi hai un modello di gestione delle risorse più promettente, non tenerlo tutto per te. Se ne potrebbe giovare non solo la scuola italiana ma l'intera umanità e - se l'altruismo non fosse per te ragione sufficiente per divulgarlo - credo potresti seriamente ambire al premio Nobel per l'economia e forse anche per la pace.

L'enorme debito pubblico non ha impedito l'enorme sperpero di denaro pubblico tutt'ora in voga.
Conferiscimi pure il Nobel del qualunquista ma sto ai fatti.


Paolo Tuguri ha scritto:Se sei d'accordo potremmo usare il termine "scuola" riferito a scuola e il termine "azienda" riferito ad azienda.
Dubito che accetterai il mio criterio sovversivo.

MMM ha scritto:Forse il problema non sono tanto le "visioni antitetiche" ma il tuo uso idiosincratico della lingua italiana, ovvero la tua pretesa di costruirti un linguaggio a tuo uso e consumo con le parole dell'italiano senza tener conto di quello sancito dai vocabolari, al quale sarei lieto di attenermi. Va a finire che, fatta la tara alle tue idiosincrasie linguistiche, vien fuori che le visioni non sono poi così antitetiche.

A maggior ragione concedimi l'idiosincrasia linguistica di chiamare le cose con il loro nome.


Paolo Tuguri ha scritto:Perché asserisci che sono i docenti a scegliersi la scuola nel sistema attuale?
Mi risulta che tali scelte vengano concesse in base ad una graduatoria che tiene conto di diversi parametri e che, in virtù di ciò, pochi docenti sono in condizione di scegliersi la sede, almeno la preferita.

MMM ha scritto:Il docente che entra in ruolo non può decidere in totale libertà la sede preferita in cui insegnerà. Non ho mai inteso sostenere questo e, se c'era bisogno di precisarlo (cosa che dubito per chiunque abbia una minimo di buon senso), precisiamolo pure. Ma ciò non toglie nulla al mio argomento che si fonda sul fatto che la composizione del personale docente di un istituto si determina nell'attuale sistema in base alle scelte dei docenti (delle sedi disponibili nel momento in cui entrano in ruolo e secondo le priorità stabilite dalle graduatorie) e che una scelta dei ds, per quanto "scriteriata", non potrebbe fare peggio di così rispetto al fine di innalzare la qualità dell'offerta formativa (che non significa scegliere i docenti migliori in assoluto, ma migliori per incarichi specifici)..
Potrebbe far peggio...potrebbe far meglio...
Resta il fatto che non dovrebbe essere lui a farlo poiché confliggerebbe con il suo ruolo e comunque non potrebbe averne competenza.


Paolo Tuguri ha scritto:Sono assolutamente d'accordo sul fatto che un dirigente possa richiedere un docente di Fisica che sappia l'inglese, assolutamente in disaccordo sul fatto che debba essere lui a sceglierlo e valutarne la competenza.
Per essere ancor più chiaro, mai pensato che i docenti non debbano essere valutati in itinere né che i criteri di attribuzione di punteggio non debbano essere rivisti ma non può essere il dirigente a rivestire tale ruolo; potrebbe, a buon diritto, pretendere che questo avvenga.

MMM ha scritto: Forse comprendo solo ora una fonte del nostro disaccordo. Quando si parla genericamente - ed in modo approssimativo e fuorviante - di "scelta del docente da parte del ds" io ho in mente la valutazione del cv per la proposta di primo incarico ad un docente mentre tu hai in mente la valutazione dell'azione didattica per il rinnovo o meno della proposta d'incarico.

Ora, nel primo caso il ds non valuta le competenze del docente rilevanti per l'incarico, ma registra solo se il docente ha certe competenze che possono costituire requisiti formali o preferenziali e che sono state certificate da enti terzi (il sistema di abilitazione all'insegnamento per le comptenze didattico-disciplinari, altri enti accreditati per altre competenze). Ciò che il ds valuta è invece il profilo motivazionale del docente e la congruità del curriculum con con lo specifico incarico. In questa valutazione rientrano considerazioni che difficilmente possono trovare una formalizzazione generale convincente (non per niente non ci sono certificazioni da parte di enti terzi) e che vengono - giustamete - lasciate alla discrezionalità e alla responsabilità del ds.

La valutazione che attiene al mancato rinnovo della proposta di incarico invece è questione effettivamente più delicata, laddove non sia semplicemente conseguenza della mera soppressione dell'incarico (dovuta a dinamiche demografiche per i posti comuni o a scelte strategiche diverse per l'organico funzionale). E tuttavia anche in questi casi non si possono escludere cabiamenti di scelte strategiche in conseguenza delle quali il profilo del docente che ha tenuto l'incarico diventa meno appetibile di quello di un altro docente in albo. In altri termini, non è detto che il mancato rinnovo abbia a che fare con una valutazione negativa dell'azione didattica del docente che ha tenuto l'incarico nei precedenti tre anni e la facoltà del ds di non rinnovare l'incarico mi pare legata più alla logica complessiva della proposta d'incarico che alla volontà di conferire al ds il compito di valutare l'azione didattica del docente. Concordo in ogni caso sul fatto che una valutazione dell'azione didattica di un docente non è materia su cui il ds possa e dunque si debba esprimere autonomamente.

Per quanto riguarda il primo incarico, posto che il dirigente abbia bisogno di un determinato profilo, perché non chiedere ad un ente terzo (competente) di valutare tra i docenti disponibili in base a criteri prestabiliti?

Nel caso della valutazione dopo i tre anni perché non legarla a commissioni di competenti esterni all'istituto svincolandola dalla permanenza o meno nell'istituto stesso e legandola magari a benefit in busta paga o, in caso di risultati negativi, destinando ad altre mansioni conservando lo status professionale? L'organico funzionale, se pensato con criterio e non come "tappabuchificio" ,lo permetterebbe.

Nel primo caso il dirigente, questa volta con cognizione di causa, si farebbe latore di un'esigenza effettiva del proprio istituto. Nel secondo caso come responsabile del personale dovrebbe occuparsi, anche qui da competente, di sfruttare le risorse a lui affidate nel miglior modo possibile, senza però entrare nel merito di una valutazione che non spetterebbe a lui, in questo caso non solo a lui.

Sto parlando per amor di conversazione, so che nel DDL c'è scritto ben altro, solo per chiarire che non sono contrario a valutare i docenti, anche se sono consapevole del fatto (vedi sopra) che tale valutazione sfugge a criteri solo quantitativi. Il dirigente deve, a buon diritto essere UNO degli attori coinvolti, non il Dominus che il disegno di legge prefigura.
Vincolare poi il Dirigente stesso a incarichi a scadenza non farebbe altro che alimentare il conformismo e la "ricattabilità" dello stesso.

Paolo Tuguri

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