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L' obbrobrio della lezione frontale

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Messaggio Da Nadie Lun Mag 07, 2018 10:59 pm

paniscus_2.1 ha scritto:Comunque, non è ancora stato chiarito che cosa si propone in positivo al posto della lezione frontale.

Se si sostiene che non si possa fare la lezione frontale "perché dopo 15 minuti di lezione frontale si addormentano", qualcuno può dire esplicitamente che cosa a fa negli altri 45 minuti e a quali altri metodi ricorre?

Franco71 ha detto qualcosa che riguarda il laboratorio.

Bene, e se il laboratorio non c'è... oppure c'è ma è scarso... oppure c'è ma è in abbandono quasi totale e non esiste né un ITP, né un assistente tecnico, né un inventario dei materiali...oppure se è condiviso da 30 classi e ci si può andare solo una volta al mese, un'unica ora alla volta... cosa si propone?

Io insegno materie professionalizzanti, quindi uso del pc, molte esercitazioni (anche di gruppo), molto lavoro in officina e in laboratorio. Non potrei fare altrimenti, visto che nelle prime ho ragazzi che se dico la parola malleabilità, non sa ripeterla perchè è in italia da 3 anni.
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Messaggio Da sempreconfusa1 Lun Mag 07, 2018 11:13 pm

Zacinto ha scritto:Benigni e troisi finirono nel "quasi 1500" per un fulmine su un albero. Potresti essere finita in una dimensione parallela

e sarebbe stato evento consequenziale, visto che proprio ieri notte pensavo a qualcosa di simile...invece adesso devo ridimensionare il tutto perché riconosco i contorni definiti dei topic usuali.

Quanto all'uso della lezione frontale, come sta anche emergendo dalle discussioni, dipende certamente dalla disciplina insegnata e dal tipo di utenza con cui si ha a che fare.
Con le lingue straniere, per esempio, l'approccio comunicativo suggerisce un tipo di lezione partecipata, con buona parte di oralità, e lavori di gruppo o in coppie per la conversazione. Peccato però che nella maggior parte delle classi, specialmente con adolescenti delle classi prime, il tutto diventi un carrozzone di caos e chiasso insopportabile, e faccia fare dietrofront verso la ripresa dell'ordine con la richiesta di silenzio, e la lezione frontale. Si utilizzano perciò diverse tipologie a disposizione, e per fortuna, direi

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Messaggio Da sempreconfusa1 Lun Mag 07, 2018 11:25 pm

franco71 ha scritto:
sempreconfusa1 ha scritto:
e sarebbe stato evento consequenziale, visto che proprio ieri notte pensavo a qualcosa di simile...invece adesso devo ridimensionare il tutto perché riconosco i contorni definiti dei topic usuali.
Io l'ho identificato anche dal t9:)

sì, quello già da ieri, al primo post, e ho pensato ma come siamo tutti migliorati nel riconoscerci velocemente ormai :-)

ma è che tra i versi poi pensavo di aver smarrito la diritta via :-)
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Messaggio Da paniscus_2.1 Lun Mag 07, 2018 11:29 pm

franco71 ha scritto:La tua lista apocalittica che purtroppo ho sperimentato non mi ha fatto demordere. Vado dal ferramenta, nel negozio di generi alimentari, in farmacia, compro qualcosa e faccio esperienze in classe con materiale povero.
In questo, uno dei miei modelli (ineguagliabili) è il Feynman degli O ring.

Quindi spendi soldi di tasca tua per rimediare alle carenze della scuola?

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Messaggio Da chicca70 Mar Mag 08, 2018 5:01 pm

franco71 ha scritto:
paniscus_2.1 ha scritto:
franco71 ha scritto:La tua lista apocalittica che purtroppo ho sperimentato non mi ha fatto demordere. Vado dal ferramenta, nel negozio di generi alimentari, in farmacia, compro qualcosa e faccio esperienze in classe con materiale povero.
In questo, uno dei miei modelli (ineguagliabili) è il Feynman degli O ring.

Quindi spendi soldi di tasca tua per rimediare alle carenze della scuola?
Come la butti sul venale:)
Comprare un materiale, un prodotto da cucina, per esempio, pesa cosi tanto nel nostro budget?.

Anche se non pesa nulla, è un punto di principio. I lavoratori autonomi si procurano gli strumenti di lavoro, i lavoratori dipendenti ricevono quegli strumenti dal datore di lavoro. Io, pur possedendo una stampante, non la uso certo per stampare verifiche o materiali vari. Quello si fa a scuola. Rigorosamente.

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Messaggio Da BioMolec Mer Mag 09, 2018 12:24 am

In tutti i sistemi scolastici, non solo italiano, si discute da decenni sull'argomento didattica e su cosa valorizzare ovvero dare priorità alle conoscenze "scolastiche" o alle "competenze".

Il tutto in un quadro sociale che si è evoluto tantissimo dal punto di vista delle professione e della loro dinamicità.

Biologia, fisica, chimica, ingegneria, meccanica, medicina, ma anche lingue e così via hanno visto cambiamenti vertiginosi in pochi decenni (siamo passati, per la biologia, dal fulgore e l'innovazione rappresentata dalla pcr alle tecniche di editing genetico con Crispr4 in meno di venti anni, sempre nel campo della biologia siamo passati dalla divisione classica in molecolare/ecologica a una ramificazione che comprende le aree -omiche con crescita enorme della bio informatica).

Che senso hanno le mie parole? Illustrano una società in cui è necessario saper apprendere e avere un metodo per imparare e rimanere flessibili, una delle ragioni alla base del focus verso le competenze.

D'altra parte, però, determinate conoscenze non possono essere considerate marginali e minimizzate.

Simpatico assurdo di cui iniziano ad accorgersi vari osservatori quando hanno visto che grandi firme internazionali nei curriculum valutano anche la componente delle materie umanistiche (che di solito sono il bersaglio per la scure di chi blatera di utilità o meno di determinati percorsi di studi).

Va aggiunto il fattore del tendere verso forme di valutazione "oggettive" del rendimento di una sistema scolastico.

La Finlandia, a esempio, brilla se i test standard (i simil invalsi a livello internazionale) sono focalizzati sulle competenze, ma diventa meno eccellente se i test puntano invece sulle conoscenze (situazione inversa per la Korea del Sud).

E gli studi sulla didattica, per ora dei cicli pre universitari, nascono anche per cercare vie di soluzioni a problemi come abbandono scolastico, scarso coinvolgimento, e conseguente scarso rendimento, del corpo studenti.

In particolare in situazioni con sistemi che permettono il crearsi di distretti scolastici critici.

C'è una letteratura a riguardo e, ironicamente, l'Italia con il metodo Montessori per le materne ed elementari è stata in un certo senso pioniera di questo approccio diverso che mette lo studente al centro del focus dell'insegnamento piuttosto che la sola trasmissione della conoscenza.

Il problema, in Italia, è che da una parte si vuole imitare quello che fanno altre nazioni, che hanno una loro identità ben precisa, ignorando da una parte la nostra individualità e particolarità (tutta la dialettica e politica dell'inclusione si basa su ragionamenti e presupposti più che condivisibili), senza però fornire gli strumenti necessari.

Prendiamo il paragone con la Finlandia: dopo aver analizzato le problematiche i governi finnici hanno optato per politiche che hanno cambiato radicalmente il sistema portando il sistema ad avere una riduzione dell'abbandono scolastico e a brillare per quanto riguarda le competenze.

Ma il governo finlandese ha speso e spende tantissimo nel sistema scolastico, ha investito anche nel mantenere la dignità sociale della professione al pari della dignità riconosciuta a professioni "riverite" come quella medica, legale, ingegneristica, motiva anche come salario il corpo docenti, ha un percorso chiaro di accesso alla professione e ha un sistema strutturato per il necessario aggiornamento professionale.

È bello sentire parlare di lezioni rovesciate, di uso didattico delle nuove tecnologie, ma quella sensazione piacevole diventa stridente fastidio quando si aprono gli occhi e nelle aule insegnanti si vedono inviti a fare la spesa presso questo o quel marchio di supermercati perché a tot punti regalano alla scuola una lim o dei tablet se non della cancelleria, quando si vedono studenti o studentesse portare i punti raccolti, quando si hanno scuole in cui le stampanti non funzionano perché non ci sono i fondi per il toner, quando le scuole devono fare a gara tra di loro (via i PON) per avere fondi.

Non parliamo poi dello scarso interesse nel mantenere alta la reputazione della categoria, tralasciando il classico "ah, ma fai l'insegnante beato te che hai tanto tempo libero!", basta ricordare che una trasmissione spazzatura, e priva di qualsiasi valore etico o morale per salire su qualsivoglia pulpito, come Le Iene in un caso di grave mancanza di disciplina e rispetto verso un'insegnante intervista il colpevole puntando il dito verso la categoria insegnanti, quando un genitore (caso di qualche hanno fa) ritiene di saper meglio di un professore cosa insegnare al proprio figlio giustificando in questo modo l'avergli permesso di non fare i compiti estivi.

Aggiungiamo la mancanza di un percorso chiaro per l'accesso alla cattedra, la farsesca strutturazione del sistema di aggiornamento e formazione, l'imbarazzante e infantile idea che bastino corsi di due o tre, ma anche dieci, giorni per rendere i docenti e le docenti esperti in didattica non solo frontale.

E così diventa chiaro il perché parlare di didattica non frontale sembri una somma sciocchezza visto che i buoni vecchi metodi hanno funzionato con una parte delle vecchie generazioni.

Sottolineo "una parte" in quanto, e lo sappiamo bene tutti, quella che sono le generazioni più istruite che l'Italia (e il mondo) abbia mai visto sono anche quelle in cui vi sono problemi come l'analfabetismo funzionale e l'analfabetismo di ritorno.


BioMolec

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