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Ipotetico caso paradossale, corto circuito dell'inclusione

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Messaggio Da Lenar_ Ven Feb 01, 2019 7:38 pm

Promemoria primo messaggio :

Scuola secondaria di secondo grado. Ragazzo multiproblematico, ADHD con DOP, ma senza alcuna diagnosi che interessi l'ambito cognitivo. Si rifiuta di prendere parte alle lezioni di educazione fisica, adducendo la ragione che lui, essendo maggiorenne, può "firmarsi le giustifiche". Prende comunque parte alle lezioni teoriche dove, per altro, ottiene buoni voti. Convocata la mamma salta fuori che il rifiuto a fare attività in palestra nasce dal rifiuto di condividere uno spazio "non pulito" con ragazzi di colore...
Che fare? Venire incontro all'evidente deficit psicologico del ragazzo, implicitamente giustificando il suo pregiudizio razziale oppure richiedergli comunque di prendere parte alle attività in palestra pur sapendo che tale richiesta significa esercitare quella che lui interpreterebbe come una violenza alla quale potrebbe rispondere in maniera incontrollabile?


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Messaggio Da paniscus_2.1 Sab Feb 02, 2019 2:06 pm

Davide ha scritto:
Esistono certamente, ma sono meno frequenti rispetto alla scuola media, nel senso che meno genitori vanno a ricevimento. Quando lavoravo all'albergiero non avevo quasi mai genitori, se non alcuni di studenti problematici con questioni da risolvere e che non riguardavano prettamente la mia materia.

Nella mia esperienza è semmai il contrario.

Nelle scuole più disperate, gli unici che vengono a colloquio sono i genitori di quei (pochi) ragazzi che non hanno particolari problemi, e che appunto vengono da famiglie ragionevolmente normali in cui è normale interessarsi dell'andamento scolastico del figlio.

I genitori di quelli più problematici non vengono nemmeno se li si convoca col teletrasporto.

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Messaggio Da paniscus_2.1 Sab Feb 02, 2019 2:46 pm

balanzoneXXI ha scritto:Sono d' accordo con l' orsetto. Se fossi il coordinatore mi rifiuterei di informare i genitori di uno studente maggiorenne, il quale , tra l' altro, potrebbe denunciarmi per violazione della privacy. E' piu' probabile che i genitori facciano ricorso e lo vincano contro la bocciatura del loro figliolo minorenne che ha riportato tre sia in greco che in latino.

Ed è molto più probabile che i genitori facciano ricorso adducendo come motivazione il fatto di non essere stati informati della situazione critica del figlio, piuttosto che il contrario (cioè, di essere stati indebitamente informati TROPPO, quando invece il figlio non voleva che venissero informati).

Lo so che un maggiorenne, se fa ricorso, la documentazione se la firma da solo e i genitori possono anche non comparire, ma non prendiamoci in giro e non facciamo finta di ignorare che di fatto ci sono comunque i genitori dietro.

Dubito che un diciottenne sarebbe capace di imbarcarsi in un ricorso, se non ci fosse qualcuno che lo appoggia e che gli paga pure l'avvocato.

E che ci piaccia o no, anche se il ragazzo è maggiorenne, esiste il rischio che il ricorso sia accolto PROPRIO sulla base dell'argomentazione citata sopra, ossia che la famiglia non era stata informata adeguatamente. Il rischio aumenta con derivata vertiginosa, in caso di genitori separati che avanzano l'accusa che uno dei due fosse stato informato e l'altro no (e che però sono prontissimi a rimettersi d'accordo sulla decisione di fare ricorso, pur di evitare la bocciatura al figliolo).

Quindi, finché non mi si dimostra inequivocabilmente che è vietato per legge, in assenza di altre indicazioni, le comunicazioni alle famiglie dei maggiorenni le mando eccome. Se poi non vogliono servirsene, meglio così, e sono fatti loro.

Ovviamente le cose cambierebbero nel caso che lo studente maggiorenne, individualmente, presentasse una dichiarazione scritta in cui richiede in maniera esplicita che non siano mandate comunicazioni ai genitori e che non si ricevano i genitori a colloquio, prendendosene responsabilità personale con la propria firma.

In tal caso, di fronte al genitore che protesta e che pretende di venire a colloquio, io esibirei la dichiarazione scritta del figlio, e sarei in una botte di ferro.

Ma dubito che qualche alunno maggiorenne possa farsi venire la fantasia di farlo, perché normalmente, nei casi critici, i genitori vengono a DIFENDERE il figlio e a prendersela con l'insegnante, e non il contrario, quindi nessun diciottenne cialtrone ha interesse a impedire questa dinamica.

Per quanto riguarda il diciottenne non cialtrone e non "caso critico", il problema non sussiste, perché il genitore comunque non viene, o viene insieme al figlio, o viene con il consenso del figlio.

So benissimo che la questione di principio esiste e che sarebbe più corretto stabilire a priori che al compimento della maggiore età non debba esistere più nessun contatto con le famiglie... ma siccome NON MI FIDO delle fluttuazioni di una giurisprudenza ondivaga, in cui due casi praticamente uguali possono avere esiti diversi a seconda delle diverse sensibilità o ideologie personali dei giudici, fino a che non c'è una norma chiara ed esplicita, diffusamente condivisa, io uso la strategia che mi tutela di più.

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Messaggio Da Stefania Biancani Sab Feb 02, 2019 3:45 pm

Mumble, mumble... ricordo che in occasione di qualcosa venne chiesto a mio figlio, appena maggiorenne, di firmare perché io potessi essere informata... ma quando? in neuropsichiatria? NO, in audiologia per i referti. A scuola non ricordo, ma cercherò di informarmi.

@ Balanzone : certo che va a votare ed è autonomo nelle scelte; proprio per questo abbiamo sempre parlato apertamente con lui dell'handicap e di quello che si diceva ai gruppi operativi, anche quando era minorenne. E probabilmente per questo non è stato un problema che i rapporti con la scuola continuassero anche attraverso i genitori. Ma capisco il problema di fondo e proverò ad indagare.

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Messaggio Da Stefania Biancani Sab Feb 02, 2019 4:34 pm

Certo, la prassi. E certo che se c'è opposizione da parte del maggiorenne occorre che la scuola lo tuteli.
Ma c'è una qualche disposizione scritta che confermi che la prassi attuale è effettivamente corretta?

All'università è escluso che il genitore possa essere informato di come vanno i suoi figli adulti. E meno male.


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Messaggio Da Ospite Sab Feb 02, 2019 8:30 pm



Ultima modifica di ReadWrite il Ven Feb 08, 2019 11:35 pm - modificato 4 volte.

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Messaggio Da Scuola70 Sab Feb 02, 2019 9:06 pm

Il DOP o l'ADHD secondo me non sono problemi tali da rendere le persone inferme o seminferme di mente, quindi ancora sotto la tutela dei genitori. Secondo alcuni studi anzi molti che in età adulta sono diventati criminali affollando le carceri nostrane da adolescenti avevano il disturbo evolutivo della condotta o il DOP, quindi sarebbero stati casi da diagnosi per la nostra scuola medicalizzata, ma poi la società li ha trattati per quello che veramente sono: delinquenti appunto. L'hanno detto persino al corso che sto facendo per l'ADHD, una delle psicologhe ha detto testualmente: "Quelli che hanno l'ADHD associato al DOP sono poi quelli che diventano delinquenti e antisociali, sono NATI MALE", proprio così ha detto, non me lo sta affatto inventando.

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Messaggio Da Davide Sab Feb 02, 2019 11:35 pm

Non mi pare una scoperta inaspettata che un ADHD+DOP possa avere un esito non fortunato nel suo immediato futuro extrascolastico.
Cito:
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi con comportamento ostile e provocatorio.
Il DOP
spesso va in collera;
spesso litiga con gli adulti;
spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste o regole degli adulti;
spesso irrita deliberatamente le persone;
spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento;
è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri;
è spesso arrabbiato e rancoroso;
è spesso dispettoso e vendicativo.


Da questo mix cosa potrebbe scaturire? Non certo Mister Socievolezza!
So per certo che l'ADHD non dà diritto al sostegno, se non in comorbilità.
Invece il DOP?
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Messaggio Da @melia Dom Feb 03, 2019 9:46 am

Stefania Biancani ha scritto:All'università è escluso che il genitore possa essere informato di come vanno i suoi figli adulti. E meno male.
All'ultimo incontro di orientamento con l'università di Padova il responsabile ci ha raccontato della continua e forte pressione dei genitori per avere l'ora di ricevimento dedicata a loro. Qualche docente ha ceduto a questa richiesta pressante per non avere l'ora di ricevimento studenti invasa dai genitori, anche se in tal caso si è limitato a dare informazioni solo sul programma svolto e sulle date degli esami. Il problema più grosso è il genitore che pretende di essere ricevuto assieme al figlio, con il figlio che, si vede, preferirebbe essere da solo, ma non riesce ad opporsi a questa richiesta.
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Messaggio Da Davide Dom Feb 03, 2019 11:44 am

All'università mi pare oltre i limiti. Genitori troppo accudenti.
Tuttavia mi tornano alla mente alcuni casi di cronaca di studenti universitari che hanno per anni nascosto l'assenza di esami dati, per poi togliersi la vita nel giorno della presunta discussione di tesi di laurea. Questi sono casi limite, ma se il genitore avesse saputo prima la situazione, magari dopo una litigata aspra, il figlio non avrebbe scelto il gesto estremo. Riflessioni.
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Messaggio Da paniscus_2.1 Dom Feb 03, 2019 2:08 pm

Il problema si risolverebbe se ci pensassero i genitori stessi a dire tranquillamente al figlio in privato: "se tu ti rifiuti categoricmente di informarci sui risultati dei tuoi studi, noi smettiamo di foraggiarti qualsiasi spesa che non rientri nel mantenimento minimo fondamentale".

Per cui, nessuno ti nega il cibo, nessuno ti butta fuori di casa, però si smette di finanziarti qualsiasi esigenza voluttuaria, non strettamente necessaria, su cui i genitori non sono d'accordo. Non ti si paga la macchina, non ti si paga il carburante della macchina, non ti si pagano viaggi, vacanze, sfizi, divertimenti, discoteca, turn-over velocissimo di abbigliamento alla moda, feste, aperitivi, e regali all'innamorato/a. E nel caso che il figlio studi (si fa per dire) fuori sede, si smette di finanziargli l'affitto fuori: nessun adulto ha il diritto naturale a essere mantenuto dai genitori in una casa diversa da quella di famiglia, e se non ce la fai torni a casetta tua, dove la tua camera di bambino è stata conservata intatta con tanto amore, e studi da pendolare, oppure cambi indirizzo di studi iscrivendoti a un corso più vicino a casa.

Nessun tribunale potrebbe contestare una scelta del genere, e nessun figlio si sognerebbe di rivolgersi davvero a un tribunale per provarci.

Gli UNICI casi in cui queste controversie legali scoppiano, e i titoloni sconcertanti (sul "padre obbligato dal giudice a mantenere il figlio di 34 anni che è iscritto all'università da 16 anni e ha dato solo cinque esami") finiscono sui giornali, riguardano genitori separati e molto benestanti che usano il figlio come grimaldello per farsi la guerra economica tra di loro.

Se i genitori stanno ancora insieme, oppure anche se sono separati ma capaci di gestire insieme in maniera intelligente le questioni che riguardano i figli, o comunque quando non c'è trippa per gatti perchè i soldi non ce li ha nessuno dei due... stiamo sicuri che non c'è pericolo che succeda.


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