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Gli psicologi preparano la fuffa del dopo pandemia? Nessuna autocritica?

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Messaggio Da mattopris Mer Apr 22, 2020 12:46 pm

[quote="lucetta10"]

Almeno col distanziamento sociale si riuscirà a superare tanto decorativismo nella formazione e ripensare le priorità?

[/quote]

Non mi illudo in tal senso. I mantra resteranno sempre gli stessi: inclusione anche di chi non vuole essere incluso, PDM in cui si mette come obiettivo la costante riduzione "per magia" delle insufficienze, didattica personalizzata per 30 alunni diversi, protezione dei pargoli dal trauma del fallimento, Maria Montessori, Don Milani e chi più ne ha più ne metta.

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Messaggio Da eragon Mer Apr 22, 2020 1:11 pm

Permettimi, citi Montessori e Don Milani ma purtroppo nei confronti di questi padri/madri nobili della nostra scuola abbandono me visioni unilaterali, quasi a volerlo fare passare come un concentrato di buonismo "pedagogico" che rischia solo di danneggiare la già disastrata scuola italiana.
La Montessori era famosa (ma ciò lo ritrovi scavando nelle storia della pedagogista) per la rigorosità nei confronti delle sue "educatrici", per dire, ai suoi occhi se una "educatrice" non era in grado di mantenere l'ordine ed il silenzio, il silenzio, nelle classi poteva cambiare mestiere subito e pretendeva lo stesso silenzio dai bambini, dai bambini.
Don Milani era famosissimo per i pochi ma "educativi" ceffoni rifilati ai suoi studenti, non che fosse un violento ma non era di certo il concentrato di scuola quasi anarchica e in mano alla mercé degli alunni con il quale a volte, sbagliando, si vorrebbe dipingere. Una Montessori o un Don Milani in una classe media italiana si incaxxerebbero molto, altro che protezione dal trauma e dal fallimento!

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Messaggio Da Ellie* Mer Apr 22, 2020 1:16 pm

Al momento non ho ricevuto tali questionari. Però ne abbiamo qualcuno preparato dall'alto da dare ai bambini sull'autovalutazione. Che in realtà guardando gli specifici item in questo caso è valutazione dell'attività dei docenti malamente dissimulata.

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Messaggio Da mattopris Mer Apr 22, 2020 3:40 pm

Prendo atto delle vostre precisazioni e vi ringrazio. Io ho letto la famosa "Lettera ad una professoressa" e ne ho ricavato un'impressione forse troppo semplicistica; però, almeno in alcuni passaggi, mi sono trovato a non condividerla, come per esempio quello sul "divieto" di bocciature alla scuola dell'obbligo. Certo, in quegli anni la situazione era diversa e il tutto va contestualizzato; però, se astraggo dal contesto, non riesco comunque a riconoscermi.

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Messaggio Da serpina Mer Apr 22, 2020 11:03 pm

L'attualizzazione banalizzante di Milani e Montessori (non nuova, per carità) è sconcertante per i pochi -evidentemente- che li hanno davvero letti. In particolare il tema che Milani sollevava, anche nella Lettera, andrebbe oggi rovesciato: è chiaro che oggi una scuola (pubblica) che offra una preparazione rigorosa e spendibile è l'unico possibile ascensore sociale per l'allievo meritevole ma in partenza svantaggiato per motivi socio-economici, dato che viviamo in una società clientelare che permette a qualunque inetto uscito da un diplomificio di trovare impiego nello studio professionale del padre o dell'amico del padre. Se oggi Milani scrivesse a una professoressa di liceo (oggi, nell'era della licealizzazione!) la inviterebbe a premiare il merito del "contadino" (dello straniero, dello svantaggiato ecc) formandolo nella maniera più rigorosa possibile (per dargli degli strumenti veri) e valutandolo in modo oggettivo per mettere in evidenza le sue reali capacità rispetto a quelle dei compagni più socialmente avvantaggiati ma non necessariamente più brillanti. Capiterà a voi come a me di vedere che la vera discriminazione di classe avviene non a scuola (dove davvero, al netto di tutto, primeggia chi vale) ma dopo, proprio perchè viviamo in una società clientelare. E anche il concetto montessoriano di mettere il bambino al centro, concetto rivoluzionario in un'epoca in cui l'educazione era intesa meramente come imposizione, andrebbe collocato storicamente: se oggi la Maria vedesse COME e QUANTO lo abbiamo messo al centro, il bambino, non so se sarebbe contenta...
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Messaggio Da eragon Gio Apr 23, 2020 2:15 am

[quote="mattopris"]Prendo atto delle vostre precisazioni e vi ringrazio. Io ho letto la famosa "Lettera ad una professoressa" e ne ho ricavato un'impressione forse troppo semplicistica; però, almeno in alcuni passaggi, mi sono trovato a non condividerla, come per esempio quello sul "divieto" di bocciature alla scuola dell'obbligo. Certo, in quegli anni la situazione era diversa e il tutto va contestualizzato; però, se astraggo dal contesto, non riesco comunque a riconoscermi.[/quote]
Appunto andrebbe contestualizzato, in quegli anni la bocciatura era la strada facile per espungere dal sistema scolastico alcune fette dalla popolazione che agli occhi di quello stesso sistema dovevano dedicarsi ad altro fin da piccoli.
C'è una bellissima intervista di da Andrea Canevaro su Don Milani, in cui la riflessione si concentra anche sulla visione "unilaterale" che la tradizione pedagogica ha tramandato del prete di Barbiana (articolo che ho sul pc e che copioincollo alla fine, non per rompere le maracas a qualcuno ma per la bellezza dell'articolo in sè, d'altronde è sempre un forum di docenti questo).

[b]Don Milani, educatore scomodo
Quest’anno ricorre il 25° anniversario della morte di don Lorenzo Milani, “il prete di Barbiana” (dal nome del paesino al quale don Lorenzo era stato assegnato come parroco e dove realizzò la sua scuola caratteristica, con criteri molto originali e innovativi). La figura di Don Milani è sempre stata al centro di polemiche e controversie, e anche in quest’occasione la discussione non ha tardato a riaccendersi. Chi è in realtà Don Milani? Un ribelle (egli “contestò” l’obbedienza, il militarismo)? Era un utopista? O era semplicemente un uomo vero che cercava il confronto delle idee nel dialogo e nella schiettezza, da buon toscano? Abbiamo chiesto un parere al Prof. Canevaro, direttore del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, per avere una presentazione il più possibile obiettiva di questo controverso e interessante personaggio.
Il modo di lavorare di Lorenzo Milani era semplice e rigoroso. Chi lo andava a trovare, come chi scrive queste note, lo trovava immerso nel suo impegno di educatore, sofferente
per la malattia che lo accompagnava e quindi sdraiato più che seduto.
Poiché ogni visita arrivava mentre era in corso un lavoro, il suo modo di accogliere poteva sembrare freddo e anche scostante, ma trasmetteva un messaggio molto chiaro: sei il benvenuto, e devi anche tu capire che qui stiamo lavorando, e se puoi cerca di capire come stiamo lavorando. Nello stesso tempo il messaggio era rivolto ai ragazzi: c’è una visita, ma noi lavoriamo, e non c’è ragione per essere scontrosi come non c’è ragione per interrompere. Questo rigore è stato scambiato per durezza. Ma probabilmente l’impegno di don Lorenzo è malinteso se non si collegano fra loro i vari elementi che lo compongono.

Il pericolo di una visione unilaterale
Fermare un fotogramma sul suo atteggiamento rigoroso lo fa prendere per un personaggio autoritario. Ma fermarlo nella protesta antimilitarista lo trasforma in un contestatore di ogni autorità. Questi sono gli errori di chi esamina singoli aspetti di Lorenzo Milani, e su un frammento costruisce collegamenti confusi, non idee e movimenti diversi. E’ abbastanza ovvio che a Lorenzo Milani si siano accostati provando simpatia, dopo la sua morte, molti gruppi, movimenti, con intenzioni svariate.
Come tanti uomini e tante donne, Lorenzo Milani è stato preso a simbolo, a proposito ed a sproposito. E chi ne ha fatto un idolo, probabilmente ne ha infastidito la memoria, se si può dire. Che venga poi attaccato e insultato non dovrebbe stupire: è un educatore che andava contro corrente, e lo farebbe ancora; anzi: lo fa nelle sue opere che gli sono sopravvissute. Ma occorre prenderle in considerazione tutte.
Le due ricerche titolate Lettera ad una professoressa e L’obbedienza non è più una virtù, sono esempi di una mentalità che richiede di non fermarsi a ciò che appare e di voler raccogliere dati, intrecciare comparazioni, fare ipotesi. Non sono manifesti di verità assolute. Sono frutto di ricerca, col desiderio di trovare interlocutori e di richiamare l’attenzione dei distratti e degli addetti ai lavori. Lo stile aggressivo può essere scambiato per carattere aggressivo. Ma questo vuol dire ignorare la dolcezza che invece si può scoprire nelle lettere, ai ragazzi, alla mamma, agli amici. E’ una sensibilità che porta Don Milani ad anteporre la comprensione dell’altro all’affermazione delle proprie ragioni.

La sua ricerca di verita'
Per una lealtà che non si mimetizza mai in lui, le proprie ragioni non vengono messe da parte o mascherate e non capirebbe l’altro se non rischiasse se stesso. Ma come si legge nella lettera ai ragazzi, ed a qualcuno in particolare, don Lorenzo Milani non vuole che gli si dia ragione: desidera che ciascuno sia il più fedelmente e compitamente se stesso, anche se ciò portasse a differenze inconciliabili.
Nel suo modo di essere educatore c’è rispetto per la differenza di idee, non intolleranza.
E’ importante ricordare che la sua aspirazione e la sua richiesta esplicita era di essere riconosciuto e onorato dal suo vescovo, dal cardinale Florit. Voleva che l’autorità del suo vescovo apparisse chiara nel riconoscimento del suo impegno di prete e di educatore. E anche questo va ricordato a chi tende a leggere la figura di Lorenzo Milani in una chiave riduttiva, facendone un campione di ribellismo. Tutte le interpretazioni riduttive sono un malinteso. Il visitatore veniva accolto come ho detto con un atteggiamento rigoroso nel lavoro che si stava svolgendo e non veniva interrotto. Al tempo giusto l’ospite aveva il ruolo di primo piano che gli faceva ben capire quale importanza assumesse la sua presenza, e come la sua visita non fosse considerata marginale o appena sopportata.
Erano le domande e l’ascolto attento. Lorenzo Milani e i suoi ragazzi erano allenatissimi in questi due esercizi: saper fare domande e saper ascoltare le risposte. Non era un rituale: era un interesse vivissimo per l’amico venuto in visita, che arrivava da un altro posto, da altre esperienze. La curiosità era un modo di intrecciare l’amicizia.
Questa figura complessa può risultare scomoda. E per ridurre questo inconveniente, costituito dalla sua scomodità, si può accentuare la figura straordinaria, renderla eccezionale, fuori dalla normalità; oppure tentare di darne un’interpretazione riduttiva, banalizzata, confinata in una moda. E’ una difesa dall’inquietudine che Lorenzo Milani suscita. Si può anche capire, ma non certo giustificare.
Di Andrea Canevaro
[/b]

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Messaggio Da zeteticus Ven Apr 24, 2020 1:14 am

[quote="mattopris"][quote="lucetta10"]

Almeno col distanziamento sociale si riuscirà a superare tanto decorativismo nella formazione e ripensare le priorità?

[/quote]

Non mi illudo in tal senso. I mantra resteranno sempre gli stessi: inclusione anche di chi non vuole essere incluso, PDM in cui si mette come obiettivo la costante riduzione "per magia" delle insufficienze, didattica personalizzata per 30 alunni diversi, protezione dei pargoli dal trauma del fallimento, Maria Montessori, Don Milani e chi più ne ha più ne metta.[/quote]

esattamente, è il nichilismo pedagogistico; quel barocco di sigle e formulari, metolodogismo e buonismo che ha catafratto la scuola; quel mix di pretenziosità, fankazzismo, tecnologismo e pietosa retorica d'accatto che qualcuno ha riassunto nel titolo "Fuffoscuola" ; ma non direi Don Milani... direi Maragliano e Berlinguer
https://www.nazioneindiana.com/tag/la-fuffoscuola/

zeteticus

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