Aspetti linguistici delle linee guida
Aspetti linguistici delle linee guida
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/08/24/news/l_antilingua_delle_linee_guida_dove_il_verbo_insegnare_non_c_e_-265405682/?ref=RHPPTP-BH-I0-C12-P3-S2.4-T1
di Giacomo Papi
"Le Linee guida per la Didattica digitale integrata del Ministero dell’istruzione sono un esempio perfetto di quella che Italo Calvino chiama l’antilingua, il modo di scrivere più diffuso nell’amministrazione italiana e una delle ragioni principali della diffidenza dei cittadini verso lo Stato. Dalla lettura e rilettura del documento — che dovrebbe spiegare a 800 mila insegnanti, 8 milioni di studenti e 16 di genitori come avverranno le lezioni online e in classe «in un equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e asincrone» — si intuisce soltanto che il Ministero si rimette alla buona volontà e alla fantasia di professori e presidi. L’antilingua ha lo scopo di tenere a distanza invece di avvicinare, confondere invece di chiarire, per questo sostituisce le parole di uso quotidiano
con perifrasi e termini arcaici e organizza le frasi in sistemi contorti. Rispetto al Piano scuola presentato a fine giugno — che era scritto bene, a parte uno spettacoloso riferimento alle «rime buccali degli alunni », cioè alle bocche — Le linee guida non guidano niente. Per qualche misteriosa
ragione, per esempio, il Lato Oscuro della Sintassi ministeriale scrive: «Le istituzioni scolastiche avviano una rilevazione di fabbisogno di strumentazione tecnologica e connettività», invece di valutano le tecnologie e la connessione necessarie. Nell’antilingua la sistematica manomissione della sintassi si accompagna a quella del lessico. La scelta delle parole rivela, però, sempre,
l’ideologia di chi scrive. Nel documento la didattica si «eroga» come fosse acqua o gas da riversare
nelle menti vuote degli studenti. Sono invece quasi assenti verbi come «insegnare» e «imparare». Abbandonano gli «alunni in parola» e «fragili », giudicati dalla «funzione docimologica » dei docenti. A complicare le cose si aggiungono «turnazioni che contemplino alternanza tra presenza
e distanza », «setting “d’aula” virtuale», «interferenze di eventuali distrattori», «agorà di confronto». Anche l’uso dell’inglese è inutilmente abbondante — flipped classroom, know how, future labs, team dei docenti — come quello degli acronimi — Pnsd, Ddi, Byod — che costringono
i lettori normali a cercare su Google. Per evitare l’antilingua basterebbe rispettare quattro semplici indicazioni: 1 Tra una parola conosciuta e una in disuso o tecnica, scegliere sempre la prima a meno di non essere sicuri che la seconda sia indispensabile 2 Limitare l’uso di subordinate e
adottare di preferenza la costruzione classica soggetto-predicato-complemento. 3 Evitare di appesantire il testo con riferimenti a Decreti, Leggi, Commi che possono tranquillamente comparire nelle note a piè di pagina (sono state inventate per questo). 4 Permettere a chi scrive di firmare
il documento in modo da assumersene la responsabilità ed, eventualmente, il merito. Nel suo libro Come non scrivere, Claudio Giunta spiega che in Italia il ricorso all’antilingua nei testi ufficiali ha ragioni storiche: l’assenza di una lingua parlata nazionale spinse l’amministrazione a prendere a modello testi letterari e scientifici. È certamente così, ma sono convinto che la ragione principale sia politica: esattamente come i call center automatici, la difficoltà impedisce di fare domande e di ottenere risposte perché a protestare se non si capisce qualcosa si rischia sempre di fare la figura degli scemi. Un paio di anni fa il Ministero della Salute raccomandò a tutte le Regioni italiane di invitare i medici a scrivere le ricette in modo leggibile. Estendere l’ideale della chiarezza alla scrittura dell’amministrazione pubblica sarebbe una misura di civiltà maggiore. Tra le misure di igiene e profilassi più urgenti, anche contro l’epidemia, c’è il dovere di scrivere in modo chiaro e il diritto di capire. L’Italia è popolata di scrittori e scrittrici che faticano a sopravvivere. È una delle poche categorie che non ha mai chiesto sussidi. Potrebbero federarsi in una Gilda di Scribi Chiarificatori ed essere assoldati dal ministro della Cultura Dario Franceschini, che è anche romanziere, per un lavoro socialmente utilissimo: contribuire, insegnando o scrivendo, a migliorare la chiarezza dei testi ufficiali e, quindi, il rapporto tra cittadini e Stato. Con un’avvertenza: meglio scegliere quelli meno aulici e sperimentali."
di Giacomo Papi
"Le Linee guida per la Didattica digitale integrata del Ministero dell’istruzione sono un esempio perfetto di quella che Italo Calvino chiama l’antilingua, il modo di scrivere più diffuso nell’amministrazione italiana e una delle ragioni principali della diffidenza dei cittadini verso lo Stato. Dalla lettura e rilettura del documento — che dovrebbe spiegare a 800 mila insegnanti, 8 milioni di studenti e 16 di genitori come avverranno le lezioni online e in classe «in un equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e asincrone» — si intuisce soltanto che il Ministero si rimette alla buona volontà e alla fantasia di professori e presidi. L’antilingua ha lo scopo di tenere a distanza invece di avvicinare, confondere invece di chiarire, per questo sostituisce le parole di uso quotidiano
con perifrasi e termini arcaici e organizza le frasi in sistemi contorti. Rispetto al Piano scuola presentato a fine giugno — che era scritto bene, a parte uno spettacoloso riferimento alle «rime buccali degli alunni », cioè alle bocche — Le linee guida non guidano niente. Per qualche misteriosa
ragione, per esempio, il Lato Oscuro della Sintassi ministeriale scrive: «Le istituzioni scolastiche avviano una rilevazione di fabbisogno di strumentazione tecnologica e connettività», invece di valutano le tecnologie e la connessione necessarie. Nell’antilingua la sistematica manomissione della sintassi si accompagna a quella del lessico. La scelta delle parole rivela, però, sempre,
l’ideologia di chi scrive. Nel documento la didattica si «eroga» come fosse acqua o gas da riversare
nelle menti vuote degli studenti. Sono invece quasi assenti verbi come «insegnare» e «imparare». Abbandonano gli «alunni in parola» e «fragili », giudicati dalla «funzione docimologica » dei docenti. A complicare le cose si aggiungono «turnazioni che contemplino alternanza tra presenza
e distanza », «setting “d’aula” virtuale», «interferenze di eventuali distrattori», «agorà di confronto». Anche l’uso dell’inglese è inutilmente abbondante — flipped classroom, know how, future labs, team dei docenti — come quello degli acronimi — Pnsd, Ddi, Byod — che costringono
i lettori normali a cercare su Google. Per evitare l’antilingua basterebbe rispettare quattro semplici indicazioni: 1 Tra una parola conosciuta e una in disuso o tecnica, scegliere sempre la prima a meno di non essere sicuri che la seconda sia indispensabile 2 Limitare l’uso di subordinate e
adottare di preferenza la costruzione classica soggetto-predicato-complemento. 3 Evitare di appesantire il testo con riferimenti a Decreti, Leggi, Commi che possono tranquillamente comparire nelle note a piè di pagina (sono state inventate per questo). 4 Permettere a chi scrive di firmare
il documento in modo da assumersene la responsabilità ed, eventualmente, il merito. Nel suo libro Come non scrivere, Claudio Giunta spiega che in Italia il ricorso all’antilingua nei testi ufficiali ha ragioni storiche: l’assenza di una lingua parlata nazionale spinse l’amministrazione a prendere a modello testi letterari e scientifici. È certamente così, ma sono convinto che la ragione principale sia politica: esattamente come i call center automatici, la difficoltà impedisce di fare domande e di ottenere risposte perché a protestare se non si capisce qualcosa si rischia sempre di fare la figura degli scemi. Un paio di anni fa il Ministero della Salute raccomandò a tutte le Regioni italiane di invitare i medici a scrivere le ricette in modo leggibile. Estendere l’ideale della chiarezza alla scrittura dell’amministrazione pubblica sarebbe una misura di civiltà maggiore. Tra le misure di igiene e profilassi più urgenti, anche contro l’epidemia, c’è il dovere di scrivere in modo chiaro e il diritto di capire. L’Italia è popolata di scrittori e scrittrici che faticano a sopravvivere. È una delle poche categorie che non ha mai chiesto sussidi. Potrebbero federarsi in una Gilda di Scribi Chiarificatori ed essere assoldati dal ministro della Cultura Dario Franceschini, che è anche romanziere, per un lavoro socialmente utilissimo: contribuire, insegnando o scrivendo, a migliorare la chiarezza dei testi ufficiali e, quindi, il rapporto tra cittadini e Stato. Con un’avvertenza: meglio scegliere quelli meno aulici e sperimentali."
franco71- Messaggi : 6386
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Età : 49
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
A ciò aggiungerei l'uso "vago", e ondivago della lingua, quando non si vuole mostrare palesemente la propria posizione in qualsivoglia faccenda, lasciando il tutto alla libera interpretazione, per esempio:
"il docente deve garantire la Dad con gli strumenti a disposizione...."
"il docente deve garantire la Dad con gli strumenti a disposizione...."
sempreconfusa1- Messaggi : 4471
Data d'iscrizione : 05.08.11
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
Chi sa di non avere sostanza si rifugia nella forma; i vestiti più belli li indossano le donne più vecchie.
stringiamciacoorte- Messaggi : 1209
Data d'iscrizione : 18.08.20
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="stringiamciacoorte"]Chi sa di non avere sostanza si rifugia nella forma; i vestiti più belli li indossano le donne più vecchie.[/quote]
Il tuo stile non mi è nuovo ...
Dovrebbe valere la stessa regola che hanno in UK: testi chiari, frasi di non più di 25 parole. Ma noi, si sa, siamo la patria del bel tema di italiano.
Il tuo stile non mi è nuovo ...
Dovrebbe valere la stessa regola che hanno in UK: testi chiari, frasi di non più di 25 parole. Ma noi, si sa, siamo la patria del bel tema di italiano.
mac67- Messaggi : 6756
Data d'iscrizione : 09.04.12
Località : Pianeta Terra
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="mac67"][quote="stringiamciacoorte"]Chi sa di non avere sostanza si rifugia nella forma; i vestiti più belli li indossano le donne più vecchie.[/quote]
Il tuo stile non mi è nuovo ...
Dovrebbe valere la stessa regola che hanno in UK: testi chiari, frasi di non più di 25 parole. Ma noi, si sa, siamo la patria del bel tema di italiano.[/quote]
Non mi pare proprio fosse questa l’idea dell’articolo, che semmai contrappone a una pletora straparlona molto esterofilia proprio le norme del bel tema di italiano...salvo che non si consideri Calvino un sostenitore dei pensierini e la chiarezza una banale questione di dimensioni
Il tuo stile non mi è nuovo ...
Dovrebbe valere la stessa regola che hanno in UK: testi chiari, frasi di non più di 25 parole. Ma noi, si sa, siamo la patria del bel tema di italiano.[/quote]
Non mi pare proprio fosse questa l’idea dell’articolo, che semmai contrappone a una pletora straparlona molto esterofilia proprio le norme del bel tema di italiano...salvo che non si consideri Calvino un sostenitore dei pensierini e la chiarezza una banale questione di dimensioni
lucetta10- Messaggi : 8850
Data d'iscrizione : 17.01.12
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="lucetta10"][quote="mac67"][quote="stringiamciacoorte"]Chi sa di non avere sostanza si rifugia nella forma; i vestiti più belli li indossano le donne più vecchie.[/quote]
Il tuo stile non mi è nuovo ...
Dovrebbe valere la stessa regola che hanno in UK: testi chiari, frasi di non più di 25 parole. Ma noi, si sa, siamo la patria del bel tema di italiano.[/quote]
Non mi pare proprio fosse questa l’idea dell’articolo, che semmai contrappone a una pletora straparlona molto esterofilia proprio le norme del bel tema di italiano...salvo che non si consideri Calvino un sostenitore dei pensierini e la chiarezza una banale questione di dimensioni[/quote]
Condivido l'articolo: le mie critiche sono per chi scrive male. Ed è un risultato della nostra scuola.
Il tuo stile non mi è nuovo ...
Dovrebbe valere la stessa regola che hanno in UK: testi chiari, frasi di non più di 25 parole. Ma noi, si sa, siamo la patria del bel tema di italiano.[/quote]
Non mi pare proprio fosse questa l’idea dell’articolo, che semmai contrappone a una pletora straparlona molto esterofilia proprio le norme del bel tema di italiano...salvo che non si consideri Calvino un sostenitore dei pensierini e la chiarezza una banale questione di dimensioni[/quote]
Condivido l'articolo: le mie critiche sono per chi scrive male. Ed è un risultato della nostra scuola.
mac67- Messaggi : 6756
Data d'iscrizione : 09.04.12
Località : Pianeta Terra
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="franco71"]https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/08/24/news/l_antilingua_delle_linee_guida_dove_il_verbo_insegnare_non_c_e_-265405682/?ref=RHPPTP-BH-I0-C12-P3-S2.4-T1
di Giacomo Papi
"Le Linee guida per la Didattica digitale integrata del Ministero dell’istruzione sono un esempio perfetto di quella che Italo Calvino chiama l’antilingua, il modo di scrivere più diffuso nell’amministrazione italiana e una delle ragioni principali della diffidenza dei cittadini verso lo Stato. Dalla lettura e rilettura del documento — che dovrebbe spiegare a 800 mila insegnanti, 8 milioni di studenti e 16 di genitori come avverranno le lezioni online e in classe «in un equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e asincrone» — si intuisce soltanto che il Ministero si rimette alla buona volontà e alla fantasia di professori e presidi. L’antilingua ha lo scopo di tenere a distanza invece di avvicinare, confondere invece di chiarire, per questo sostituisce le parole di uso quotidiano [...]
[/quote]
Carissimo Franco, sono perfettamente d'accordo con Giacomo Papi.
Per me l'unico documento ufficiale scritto benissimo (e in forma semplice) è la nostra carissima Costituzione italiana creata dai padri fondatori della nostra Repubblica, antifascisti e contro ogni dittatura (compresa quella comunista)
Infatti solo chi non vuol far capire nulla al popolo (e confonderlo) scrive in modo complesso, arzigogolato e ambiguo in modo tale che alla fine chi legge non ci capisce un bel nulla e chi ha il potere può fare quello che vuole in modo indisturbato.
Meno male che il 4 dicembre 2016 fu bocciato il referendum voluto da Renzi che doveva modificarne alcune parti.
Ciò che doveva sostituirle erano un barbarico aggroviglio di parole scritte in modo prolisso e confuso.
VIVA LA COSTITUZIONE ITALIANA del 1948.
di Giacomo Papi
"Le Linee guida per la Didattica digitale integrata del Ministero dell’istruzione sono un esempio perfetto di quella che Italo Calvino chiama l’antilingua, il modo di scrivere più diffuso nell’amministrazione italiana e una delle ragioni principali della diffidenza dei cittadini verso lo Stato. Dalla lettura e rilettura del documento — che dovrebbe spiegare a 800 mila insegnanti, 8 milioni di studenti e 16 di genitori come avverranno le lezioni online e in classe «in un equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e asincrone» — si intuisce soltanto che il Ministero si rimette alla buona volontà e alla fantasia di professori e presidi. L’antilingua ha lo scopo di tenere a distanza invece di avvicinare, confondere invece di chiarire, per questo sostituisce le parole di uso quotidiano [...]
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Carissimo Franco, sono perfettamente d'accordo con Giacomo Papi.
Per me l'unico documento ufficiale scritto benissimo (e in forma semplice) è la nostra carissima Costituzione italiana creata dai padri fondatori della nostra Repubblica, antifascisti e contro ogni dittatura (compresa quella comunista)
Infatti solo chi non vuol far capire nulla al popolo (e confonderlo) scrive in modo complesso, arzigogolato e ambiguo in modo tale che alla fine chi legge non ci capisce un bel nulla e chi ha il potere può fare quello che vuole in modo indisturbato.
Meno male che il 4 dicembre 2016 fu bocciato il referendum voluto da Renzi che doveva modificarne alcune parti.
Ciò che doveva sostituirle erano un barbarico aggroviglio di parole scritte in modo prolisso e confuso.
VIVA LA COSTITUZIONE ITALIANA del 1948.
Mariagraz.- Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 01.03.20
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
Ma che bel pistolotto filocostituzionale! Peccato che sappia tanto di alibi. Qualcuno può informare la nostra dispensatrice di buonumore che la costituzione italiana e' stata votata anche dai comunisti e dai socialisti, tanto che il testo reca la firma pure di Umberto Terracini , presidente dell' Assemblea Costituente ?
balanzoneXXI- Messaggi : 3903
Data d'iscrizione : 21.09.13
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="balanzoneXXI"]Ma che bel pistolotto filocostituzionale! Peccato che sappia tanto di alibi. Qualcuno può informare la nostra dispensatrice di buonumore che la costituzione italiana e' stata votata anche dai comunisti e dai socialisti, tanto che il testo reca la firma pure di Umberto Terracini , presidente dell' Assemblea Costituente ?
[/quote]
Ricordati che ho scritto di PADRI FONDATORI. Mica ho fatto i nomi e cognomi di tutti loro o ho citato l'appartenenza politica.
E comunque non puoi negare che la nostra Costituzione italiana, così chiara, semplice è contro TUTTE le dittature: FASCISTA, NAZISTA, COMUNISTA o di coloro che vogliono giocare con raffiche di decreti per non farli arrivare MAI al Parlamento entro i 60 giorni.
Le democrazie sono quelle che usano un linguaggio semplice e comprensibile in ogni documento. Le dittature POTREBBERO essere quelle che, quando c'è una Costituzione rigida che li blocca, giocano con le parole e le trasformano in decreti o in disposizioni (per ogni comparto amministrativo) in cui non si capisce niente di quello che si deve fare...
[/quote]
Ricordati che ho scritto di PADRI FONDATORI. Mica ho fatto i nomi e cognomi di tutti loro o ho citato l'appartenenza politica.
E comunque non puoi negare che la nostra Costituzione italiana, così chiara, semplice è contro TUTTE le dittature: FASCISTA, NAZISTA, COMUNISTA o di coloro che vogliono giocare con raffiche di decreti per non farli arrivare MAI al Parlamento entro i 60 giorni.
Le democrazie sono quelle che usano un linguaggio semplice e comprensibile in ogni documento. Le dittature POTREBBERO essere quelle che, quando c'è una Costituzione rigida che li blocca, giocano con le parole e le trasformano in decreti o in disposizioni (per ogni comparto amministrativo) in cui non si capisce niente di quello che si deve fare...
Mariagraz.- Messaggi : 198
Data d'iscrizione : 01.03.20
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="Mariagraz."]VIVA LA COSTITUZIONE ITALIANA del 1948.[/quote]
ABBASSO TUTTE LE ALTRE COSTITUZIONI ITALIANE.
ABBASSO TUTTE LE ALTRE COSTITUZIONI ITALIANE.
stringiamciacoorte- Messaggi : 1209
Data d'iscrizione : 18.08.20
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
Ad essere pignoli la Costituzione è del 1947
stringiamciacoorte- Messaggi : 1209
Data d'iscrizione : 18.08.20
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="stringiamciacoorte"]Ad essere pignoli la Costituzione è del 1947[/quote]
Promulgata alla fine del 1947, e' entrata in vigore il primo gennaio dell' anno successivo.
Promulgata alla fine del 1947, e' entrata in vigore il primo gennaio dell' anno successivo.
balanzoneXXI- Messaggi : 3903
Data d'iscrizione : 21.09.13
Re: Aspetti linguistici delle linee guida
[quote="stringiamciacoorte"][quote="Mariagraz."]VIVA LA COSTITUZIONE ITALIANA del 1948.[/quote]
ABBASSO TUTTE LE ALTRE COSTITUZIONI ITALIANE.[/quote]
Ad essere pignoli anche lo Statuto Albertino è una costituzione italiana.
ABBASSO TUTTE LE ALTRE COSTITUZIONI ITALIANE.[/quote]
Ad essere pignoli anche lo Statuto Albertino è una costituzione italiana.
franco71- Messaggi : 6386
Data d'iscrizione : 14.11.14
Età : 49
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