Urgente- sostegno nella scuola d'infanzia: alunno non dichiarato

Salve, avrei bisogno del vs aiuto. Nella mia sezione della scuola dell'infanzia, bambini di 5 anni, c'è un alunno che secondo me, anche secondo tutto il resto del corpo docenti, è iperattivo, ma i genitori si rifiutano sia di accettare una cosa del genere sia di rivolgersi all'equipe medica. Sostengono che la pediatra del bimbo ha detto loro che il piccolo è solo molto irrequieto e che, crescendo, cambierà. le cose, in realtà, sono ben diverse: l'alunno, oltre all'estrema irrequietezza, non riesce a mantenere l'attenzione su una qualsivoglia attività per più di tre secondi e ciò incide sul raggiungimento degli obiettivi, è insofferente alle regole della classe, disturba tutti gli altri alunni perché usa la forza bruta per attirare la loro attenzione, scappa dalla classe e dagli ambienti comuni, anche quando gioca vuole attirare su di sé tutte le attenzioni, vuole utilizzare in maniera esclusiva i giochi, con i quali volontariamente produce rumore sbattendoli sui banchi, non vuole partecipare alle attività, cambia strumenti di lavoro e giochi in continuazione, ha difficoltà di linguaggio e si rifiuta perfino di partecipare ai momenti di circle time. Come mi devo comportare? Quale iter devo seguire? Grazie a chi mi risponderà.

Dimenticavo che non è il primo anno che frequenta la scuola, anche nei due anni precedenti le cose erano così...

Da quel che so io, nessuno può obbligare nessun genitore a portare il proprio figlio alle visite di neuropsichiatria infantile... ragione per cui molte famiglie si svegliano tardi...e solo quando fa loro comodo...quest'anno in I media ho dovuto convocare i genitori per sollecitarli a portare i loro figli (2 diverse famiglie) ad una visita, poichè gli alunni in questione non erano in grado di raggiungere nemmeno i sotto obiettivi (e ovviamente sarebbero stati bocciati). So che anche le colleghe della primaria li avevano in passato sollecitati...senza risultati. Purtroppo troppi genitori si convincono tardi...magari per la paura delle bocciature.

I pediatri sarebbe bene che non si occupassero della sfera psichica...

Non prendertela con i pediatri.

Chissà cosa gli hanno raccontato a questo medico, e chissà tra l'altro cosa lui ha detto a loro.

Non puoi ufficialmente fare nulla, l'unica cosa è cercare di far capire ai genitori che riconoscere un problema è il primo passo per risolverlo.

Immagino che ormai i rapporti tra di voi siano tesi, che non vi vogliano ascoltare.

Sarebbe utile che la scuola invitasse qualche specialista a parlare in generale a tutti i genitori di quanto sia importante riconoscere le difficoltà per risolvere e non condannare il figlio ad una lunga serie di rifiuti e di sofferenze.

Onestamente mi sembra l'unico modo di prendere la questione.

Capita troppo spesso che persone prive della giusta competenza si permettano di formular pareri...magari non è il caso di questo pediatra...o magari sì.
Cmq., collega, parlane con il ds.
In bocca al lupo

Grazie per i consigli !

Alcuni anni fa, un magistrato del Tribunale dei minori mi ha invece detto che, quando siamo sicuri che un bambino abbia bisogno di aiuto e la famiglia si ostina a non darlo, abbiamo la possibilità di chiedere l'intervento di un assistente sociale.
Quindi, se il caso è molto grave, c'è questa possibilità. Sta a voi giudicare...

Ah, beh, indubbiamente dami.

Hai fatto bene a ricordare questa possibilità, questo concreto e reale strumento di intervento che la scuola ha a disposizione.

E' una decisione pesante che può aprire scenari devastanti.

Se i segnali che lancia il bimbo sono tanto forti da far pensare ad una incuria nei suoi confronti, ad una ipercuria ugualmente malsana, sarebbe bene che la scuola facesse il suo lavoro di tutela del minore che le viene affidato. Cum grano salis

Mi sono permessa di indicare questa soluzione perché il bambino il prossimo anno entrerà alla scuola primaria: se non riesce a partecipare a un banale circle time, se tende a scappare e se ha disturbi nel linguaggio non vedo come potrà fra un anno stare seduto almeno 4 ore in classe per imparare a leggere e scrivere.
Forse ai genitori bisogna farli riflettere su questo: se il bambino non avrà una diagnosi non potrà essere supportato a sufficienza alla primaria, rischiando di perdere un anno di lavoro (non necessariamente perché potranno bocciarlo, ma proprio perché nessuno avrà la pazienza di seguirlo in un rapporto uno a uno e quindi si perderà i rudimenti della letto-scrittura, arrancando poi per il resto del percorso scolastico dietro ai compagni: è veramente questo che vogliono?).

Indubbiamente è quello che bisogna far capire ai genitori.

Per questo, in mancanza ormai di un rapporto di fiducia tra le insegnanti e la famiglia, avevo cercato di trovare un modo per far arrivare comunque il messaggio.

Le famiglie dovrebbero capirlo che un aiuto al figlio serve soprattutto a lui. Non sempre è così.
Non sempre accettano l'idea che il figlio abbia bisogno di aiuto