la caduta del velo di maya: abbasso il governo

Qualcuno un paio di giorni fa si sorprendeva dello strano silenzio succeduto alle prime smentite delle mirabili promesse di questo governo, che non sa più che pesci pigliare e annaspa ogni giorno di più nel mare dell'indecisione. La verità è che le illusioni di ognuno di noi, costantemente frustrate senza alcun riguardo, quasi col sagace capriccio di chi sembrava sapesse tutto e adesso non sa più invece neanche dove andare a parare, tolgono non solo il fiato di bocca, ma mortificano qualunque rinnovata speranza.
Meglio nemmeno sintonizzare il pc su quello che è il nostro canale di sempre: le notizie si susseguono una peggiore di un'altra.
Ma la trovata più mirabolante delle ultime ore mi pare sia stata quella della chiamata diretta, che pareva essere stata seppellita per bene, giusto il tempo di nutrire con numeri magnifici la speranza di potercela fare, di poterci rientrare , in questa o quella categoria di graziati, e invece.... ecco la verità.
False lusinghe, velleitarie promesse e mancanza di senso pratico, decisamente. Da che sembravamo tutti quasi accontentati, a che il cerchio si stringe vertiginosamente ogni ora che passa, e svela per giunta il suo principio ispiratore.
Delude profondamente questa politica.
E' stata tutta una finta: ci hanno distratto con migliaia di zeri e con criteri che parevano allargarsi a comprendere tutti per poi svelare, dulcis in fundus, l'origine di una manovra tutt'altro che democratica.
Mi piacerebbe chiedere al premier se riesce ad immaginare sul serio un preside- sindaco- manager al sud, dove davvero la guerra fra poveri è durissima, e dove non si lavora neanche nelle scuole private ( dove tra l'altro non percepisci di solito un soldo ) se non sei ammanicato bene.
Ora, non è che l'ottica del pessismismo cosmico sia necessariamente giusta: potrebbero considerarsi anche i risvolti positivi dei sogni di Renzi, ma mi pare che poco abbiano a che fare però con ciò che di essi si tradurrebbe poi in realtà.
Non che non sia giusto svecchiare le istituzioni: sono per il cambiamento mio malgrado, se esso può portare del bene, ma credo che bisognerebbe stare un tantino di più con i piedi per terra.
La valutazione, l'autonomia, il merito: mi sembra tutto solo un alibi per la privatizzazione, come fossero solo i mezzi per arrivare al fine prefisso.
Ma la scuola pubblica non può fare questa fine.
Con tutti gli errori e gli orrori che sono stati fatti, non può rischiare però di diventare un circolo chiuso per pochi fortunati: adesso mio zio è amico dell'amico del dirigente e vediamo che si può fare. Peccato che tuo zio è lui direttamente il Dirigente. Peccato, ci riproverò più tardi, in un'altra vita.
E Lei, caro premier, e lei, caro ministro, in un'altra vita che vorreste fare?