la battaglia delle graduatorie
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Sganarello
Valutativo
seasparrow3
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Re: la battaglia delle graduatorie
Ho letto quanto dice questa dottorata (?) e ho concluso che il suo discorso non ha nè capo nè coda.
Valutativo- Messaggi : 686
Data d'iscrizione : 14.07.15
Re: la battaglia delle graduatorie
[quote="seasparrow3"]
e poi ci sono anche i casi limite assurdi
questa dottoressa di ricerca e' un caso limite
ha abbandonato l'universita' per lavorare a scuola
[/quote]
Mi sembra che non sia chiara una cosa: non è che si "abbandoni" l'università per entrare a insegnare nella scuola, diciamocelo chiaramente, ma è l'università che ha espulso quasi tutti i suoi dottori di ricerca, dopo averli formati.
Le responsabilità, naturalmente, sono principalmente politiche. Ovvero, prima si sono spesi fior di soldoni per formare i PhD, che per gran parte non possono essere assorbiti dal settore privato per ovvi motivi (gli umanisti innanzitutto, ma a spasso ci sono anche i dottori di ricerca in ingegneria, in chimica, in matematica, in farmaceutica and so on), poi li si è gettati in mezzo alla strada con la raccomandazione, al più, di andarsene all'estero. E così una parte dei nostri ricercatori li abbiamo regalati a paesi più lungimiranti e responsabili del nostro, e quelli che son rimasti si sono dovuti ingegnare per trovare - tardi - una soluzione lavorativa alternativa alla miseria cui sarebbero certamente destinati.
E dire che un ricercatore non costa poi molto alle casse pubbliche e produce tanto: bastano circa 20mila euro l'anno per metterlo a lavorare, felice di potersi dedicare alle sue passioni senza la preoccupazione di dover arrivare a fine mese. Il sistema-paese ne trarrebbe indubbi vantaggi, perfino dagli umanisti dato che abbiamo un patrimonio culturale che, se valorizzato a dovere, produrrebbe ricchezza diffusa per ampi settori della popolazione grazie al turismo.
Sbaglierebbe tuttavia colui che dovesse attribuire soltanto ai politici semianalfabeti la responsabilità di tale sfacelo. Io sono convinto che una buona dose di responsabilità debba essere imputata anche alla casta accademica che si è creata una fedele corte di servitori nelle scuole di dottorato, ma che, alla resa dei conti, ha abbandonato al loro destino i suoi valvassori e valvassini ad eccezione di quei pochissimi che, non sempre meritoriamente, in accademia ci sono alfine entrati e di quegli altri che, figli e figliastri della casta, un posto di prestigio tra fondazioni, istituti culturali, media radiotelevisivi e incarichi ad hoc lo hanno comunque trovato bello pronto e tagliato su misura per loro.
E allora che fare degli ostinati che non si sono voluti dare per mare e che non hanno capito che lo stile di vita del migrante è buono e giusto (ma solo se si applica ai figli di chi non conta nulla)? Ma è semplice: li si faccia assorbire dalla scuola! Già abbiamo a che fare con il business delle università telematiche che ti vendono il master annuale (che non serve a nulla) per avanzare di 1-2 punti tutti assieme, già abbiamo a che fare con chi si compra l'abilitazione in Romania o in Spagna per scavalcare truffaldinamente chi lealmente si è messo in competizione nelle graduatorie, ecc. Insomma, conflitto più, conflitto meno...cosa volete che sia?
In ogni caso, nella lettera citata mi pare ci sia una certa schizofrenia: da una parte l'autrice si dice a favore del riconoscimento del PhD come abilitante per la professione di insegnante, mentre dall'altra stigmatizza la valorizzazione degli assegni di ricerca ai fini delle graduatorie. Cosa voglia veramente non mi è ben chiaro.
E, da ultimo, per quanto riguarda i punteggi stratosferici di qualcuno dovuti ad "altri titoli": i PhD mediamente possono aver usufruito di 2-3 assegni di ricerca, quando proprio è andata bene, ma non di più. Chi ha ottenuto punteggi ben al di sopra di 100 per tale via dovrebbe essere sottoposto ad attento esame, perché tutto porta a pensare che, in un buon numero di casi, tali punteggi siano il frutto di titoli diversi dagli assegni di ricerca e da 1-2 PhD. D'altronde le regole, seppur chiarite in corso d'opera, erano a tale proposito inequivocabili. E allora delle due l'una: o certuni sono dei semianalfabeti non in grado di compilare un semplice form mettendoci dentro di tutto e andrebbero rispediti a frequentare le scuole elementari, oppure sono proprio in malafede e allora andrebbero sanzionati alla luce di quanto previsto dal codice penale. Considerare il tertium come un "abbiamo scherzato" non credo sia umanamente accettabile.
e poi ci sono anche i casi limite assurdi
questa dottoressa di ricerca e' un caso limite
ha abbandonato l'universita' per lavorare a scuola
[/quote]
Mi sembra che non sia chiara una cosa: non è che si "abbandoni" l'università per entrare a insegnare nella scuola, diciamocelo chiaramente, ma è l'università che ha espulso quasi tutti i suoi dottori di ricerca, dopo averli formati.
Le responsabilità, naturalmente, sono principalmente politiche. Ovvero, prima si sono spesi fior di soldoni per formare i PhD, che per gran parte non possono essere assorbiti dal settore privato per ovvi motivi (gli umanisti innanzitutto, ma a spasso ci sono anche i dottori di ricerca in ingegneria, in chimica, in matematica, in farmaceutica and so on), poi li si è gettati in mezzo alla strada con la raccomandazione, al più, di andarsene all'estero. E così una parte dei nostri ricercatori li abbiamo regalati a paesi più lungimiranti e responsabili del nostro, e quelli che son rimasti si sono dovuti ingegnare per trovare - tardi - una soluzione lavorativa alternativa alla miseria cui sarebbero certamente destinati.
E dire che un ricercatore non costa poi molto alle casse pubbliche e produce tanto: bastano circa 20mila euro l'anno per metterlo a lavorare, felice di potersi dedicare alle sue passioni senza la preoccupazione di dover arrivare a fine mese. Il sistema-paese ne trarrebbe indubbi vantaggi, perfino dagli umanisti dato che abbiamo un patrimonio culturale che, se valorizzato a dovere, produrrebbe ricchezza diffusa per ampi settori della popolazione grazie al turismo.
Sbaglierebbe tuttavia colui che dovesse attribuire soltanto ai politici semianalfabeti la responsabilità di tale sfacelo. Io sono convinto che una buona dose di responsabilità debba essere imputata anche alla casta accademica che si è creata una fedele corte di servitori nelle scuole di dottorato, ma che, alla resa dei conti, ha abbandonato al loro destino i suoi valvassori e valvassini ad eccezione di quei pochissimi che, non sempre meritoriamente, in accademia ci sono alfine entrati e di quegli altri che, figli e figliastri della casta, un posto di prestigio tra fondazioni, istituti culturali, media radiotelevisivi e incarichi ad hoc lo hanno comunque trovato bello pronto e tagliato su misura per loro.
E allora che fare degli ostinati che non si sono voluti dare per mare e che non hanno capito che lo stile di vita del migrante è buono e giusto (ma solo se si applica ai figli di chi non conta nulla)? Ma è semplice: li si faccia assorbire dalla scuola! Già abbiamo a che fare con il business delle università telematiche che ti vendono il master annuale (che non serve a nulla) per avanzare di 1-2 punti tutti assieme, già abbiamo a che fare con chi si compra l'abilitazione in Romania o in Spagna per scavalcare truffaldinamente chi lealmente si è messo in competizione nelle graduatorie, ecc. Insomma, conflitto più, conflitto meno...cosa volete che sia?
In ogni caso, nella lettera citata mi pare ci sia una certa schizofrenia: da una parte l'autrice si dice a favore del riconoscimento del PhD come abilitante per la professione di insegnante, mentre dall'altra stigmatizza la valorizzazione degli assegni di ricerca ai fini delle graduatorie. Cosa voglia veramente non mi è ben chiaro.
E, da ultimo, per quanto riguarda i punteggi stratosferici di qualcuno dovuti ad "altri titoli": i PhD mediamente possono aver usufruito di 2-3 assegni di ricerca, quando proprio è andata bene, ma non di più. Chi ha ottenuto punteggi ben al di sopra di 100 per tale via dovrebbe essere sottoposto ad attento esame, perché tutto porta a pensare che, in un buon numero di casi, tali punteggi siano il frutto di titoli diversi dagli assegni di ricerca e da 1-2 PhD. D'altronde le regole, seppur chiarite in corso d'opera, erano a tale proposito inequivocabili. E allora delle due l'una: o certuni sono dei semianalfabeti non in grado di compilare un semplice form mettendoci dentro di tutto e andrebbero rispediti a frequentare le scuole elementari, oppure sono proprio in malafede e allora andrebbero sanzionati alla luce di quanto previsto dal codice penale. Considerare il tertium come un "abbiamo scherzato" non credo sia umanamente accettabile.
Sganarello- Messaggi : 142
Data d'iscrizione : 22.07.20
Re: la battaglia delle graduatorie
Io continuo a trovare assurdo che si sia scelto di non includere l'attività didattica universitaria a discapito di quella di ricerca.
Quale sarebbe il ragionamento alla base di questa scelta?
Non sarà che chi ha esperienza di anni nelle aule universitarie, seguendo tesi, partecipando alle sessioni di esami ha fatto un'esperienza preziosa proprio inerente la didattica?
Non lo capisco.
Quale sarebbe il ragionamento alla base di questa scelta?
Non sarà che chi ha esperienza di anni nelle aule universitarie, seguendo tesi, partecipando alle sessioni di esami ha fatto un'esperienza preziosa proprio inerente la didattica?
Non lo capisco.
Ospite- Ospite
Re: la battaglia delle graduatorie
[quote="agrom"]Io continuo a trovare assurdo che si sia scelto di non includere l'attività didattica universitaria a discapito di quella di ricerca.
Quale sarebbe il ragionamento alla base di questa scelta?
Non sarà che chi ha esperienza di anni nelle aule universitarie, seguendo tesi, partecipando alle sessioni di esami ha fatto un'esperienza preziosa proprio inerente la didattica?
Non lo capisco.[/quote]
baronie e nepotismo non c'è altro, serviva aiutare qualche amico, è umanamente impensabile equiparare un anno di insegnamento con un anno di assegno di ricerca neanche in Congo lo avrebbero fatto ma in itaglia si può fare tutto ed il peggio di tutto, ad esempio consentendo ai dottorati di fare direttamente i dirigenti o anche il presidente del consiglio o il ministro tanto nel paese dei balocchi non si fa caso alle orecchie da "asino"
Quale sarebbe il ragionamento alla base di questa scelta?
Non sarà che chi ha esperienza di anni nelle aule universitarie, seguendo tesi, partecipando alle sessioni di esami ha fatto un'esperienza preziosa proprio inerente la didattica?
Non lo capisco.[/quote]
baronie e nepotismo non c'è altro, serviva aiutare qualche amico, è umanamente impensabile equiparare un anno di insegnamento con un anno di assegno di ricerca neanche in Congo lo avrebbero fatto ma in itaglia si può fare tutto ed il peggio di tutto, ad esempio consentendo ai dottorati di fare direttamente i dirigenti o anche il presidente del consiglio o il ministro tanto nel paese dei balocchi non si fa caso alle orecchie da "asino"
LaSo- Messaggi : 692
Data d'iscrizione : 02.08.20
Re: la battaglia delle graduatorie
Totalmente d'accordo con sganarello, soprattutto sul finale: possibile che questi scienziati non siano stati in grado di compilare per bene la domanda?
Ma aggiungo un'osservazione: chi ha dottorato e assegni fa man bassa di punti (un assegno vale il doppio di un corso abilitante e un concorso ordinario vinto, ma si può?).
E gli anni di docenza? Nelle università valgono 0,0. Non servono a N I E N T E nemmeno se uno volesse entrare in università nei ruoli tecnico-amministrativi. È giustizia questa?
Ma aggiungo un'osservazione: chi ha dottorato e assegni fa man bassa di punti (un assegno vale il doppio di un corso abilitante e un concorso ordinario vinto, ma si può?).
E gli anni di docenza? Nelle università valgono 0,0. Non servono a N I E N T E nemmeno se uno volesse entrare in università nei ruoli tecnico-amministrativi. È giustizia questa?
dubitoergosum- Messaggi : 1923
Data d'iscrizione : 04.09.10
Re: la battaglia delle graduatorie
No, non è giustizia. Ho un'amica che ha fatto lezioni in un master universitario (no online): gli studenti prendono 1 punto (un tempo erano tre), la docente che li ha istruiti ne prende zero. In quale paese dell'universo è ammissibile?
Barbés- Messaggi : 165
Data d'iscrizione : 09.11.13
Re: la battaglia delle graduatorie
[quote="LaSo"]ad esempio consentendo ai dottorati di fare direttamente i dirigenti o anche il presidente del consiglio o il ministro tanto nel paese dei balocchi non si fa caso alle orecchie da "asino"[/quote]
Per fare il ministro (o anche il presidente del consiglio) non servono il dottorato e nemmeno la laurea.
Per fare il ministro (o anche il presidente del consiglio) non servono il dottorato e nemmeno la laurea.
Dec- Moderatore
- Messaggi : 88150
Data d'iscrizione : 23.08.10
Re: la battaglia delle graduatorie
[quote="LaSo"][quote="agrom"]in itaglia si può fare tutto ed il peggio di tutto, ad esempio consentendo ai dottorati di fare direttamente i dirigenti o anche il presidente del consiglio o il ministro tanto nel paese dei balocchi non si fa caso alle orecchie da "asino"[/quote]
In itaglia il dottorato dovrebbe essere contemplato tra i requisiti per ottenere una pensione di invalidità, altroché! Si bruciano anni dietro un titolo sconosciuto praticamente ovunque nel paese, perdendo i pochi treni offerti da un sempre più asfittico mercato del lavoro per poi ritrovarsi con un pugno di mosche e, al più, qualche punto nella graduatoria dei dannati (alias supplenti).
I dirigenti col PhD? Forse all'estero, dove è titolo di prestigio e ampiamente riconosciuto. Qui non lo si ritrova neppure nei moduli precompilati alla voce "titolo di studio", dove il più alto titolo accademico non compare mai.
In quanto ai ministri, c'è ancora qualcuno che pensa vengano selezionati in base al titolo di studio? (grasse risate della Fedeli e perfino delle altre pizzicate per plagio della tesi)
Comunque, fermo restando quanto detto sul dottorato, occorrerebbe farsi un esame di coscienza anche sui master comprati annualmente e su quei 24cfu in discipline "socio-psico-pedagogiche" (e 'sticaXXi!) imposti dalla ministra medialicenziata, parimenti comprati al mercato dei papelli, che tutti abbiamo accettato supinamente come un gregge di pecoroni. Alleggerendo la borsa di altri 500 euri.
In itaglia il dottorato dovrebbe essere contemplato tra i requisiti per ottenere una pensione di invalidità, altroché! Si bruciano anni dietro un titolo sconosciuto praticamente ovunque nel paese, perdendo i pochi treni offerti da un sempre più asfittico mercato del lavoro per poi ritrovarsi con un pugno di mosche e, al più, qualche punto nella graduatoria dei dannati (alias supplenti).
I dirigenti col PhD? Forse all'estero, dove è titolo di prestigio e ampiamente riconosciuto. Qui non lo si ritrova neppure nei moduli precompilati alla voce "titolo di studio", dove il più alto titolo accademico non compare mai.
In quanto ai ministri, c'è ancora qualcuno che pensa vengano selezionati in base al titolo di studio? (grasse risate della Fedeli e perfino delle altre pizzicate per plagio della tesi)
Comunque, fermo restando quanto detto sul dottorato, occorrerebbe farsi un esame di coscienza anche sui master comprati annualmente e su quei 24cfu in discipline "socio-psico-pedagogiche" (e 'sticaXXi!) imposti dalla ministra medialicenziata, parimenti comprati al mercato dei papelli, che tutti abbiamo accettato supinamente come un gregge di pecoroni. Alleggerendo la borsa di altri 500 euri.
Sganarello- Messaggi : 142
Data d'iscrizione : 22.07.20
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