DSA: Chi se ne occupa?

Salve a tutti,
ho un quesito da porre: se in una classe vi sono due ragazzi col sostegno e una ragazza DSA, chi deve andarsi a leggere la documentazione inerente alla ragazza con dsa e fissare un colloquio con i genitori per capire il da farsi? la coordinatrice o l'insegnante di sostegno?
io credo che sia compito della coordinatrice così come compilare il pdp relativo giusto?

dolcetto ha scritto:Salve  a tutti,
ho un quesito da porre: se in una classe vi sono due ragazzi col sostegno e una ragazza DSA, chi deve andarsi a leggere la documentazione inerente alla ragazza con dsa e fissare un colloquio con i genitori per capire il da farsi? la coordinatrice o l'insegnante di sostegno?
io credo che sia compito della coordinatrice così come compilare il pdp relativo giusto?

Che c'entra il docente di sostegno con l'alunno DSA? Casomai, può dargli aiuto in classe così come farà con qualsiasi altro alunno se lo vedrà in difficoltà, o, se ne sa di più sull'argomento, divulgare informazioni sulla dislessia ai colleghi delle discipline.  Ma non si deve fare carico della situazione in prima persona.

difatti è come pensavo, quindi mi confermi che il colloquio con la famiglia così come il pdp è a carico del coordinatore di classe?
Cosa ben diversa ovviamenteè l'aiuto in classe da parte dell'insegnante di sostegno....

Se vogliamo essere precisi il PDP è a carico del CdC non del solo coordinatore, CdC allargato ai genitori e agli specialisti di NPI che seguono lo studente

in genere gli specialisti NPI rilasciano solo la certificazione (ma in realta' va bene anche un ente accreditato). per i ragazzi dsa non sono previste riunioni con il il medico della asl, la psicologa ecc...

La cosa migliore è che venga organizzato un incontro tra la famiglia e tutti i docenti in modo da presentare il ragazzo e le sue necessità, le sue modalità di studio e di apprendimento, gli strumenti che è disposto ad utilizzare ecc ecc ecc- Solo con queste informazioni di base, unite ai consigli presenti nella relazione di diagnosi ciascun docente potrà predisporre un pdp che non sia una serie di spunte su moduli prestampati.

Per gli alunni DSA che ho avuto come CdC abbiamo fatto più di una riunione con la presenza dei genitori e della specialista di NPI

Almeno per le superiori, un incontro ci vuole....

niente vieta che l'incontro con NPI si faccia.

NPI o specialista che ha fatto la diagnosi.

Qui da noi quelli pubblici non vanno sul territorio, eventualmente sono disponibili, più o meno, ad un confronto telefonico o in via eccezionale presso la loro sede.

docente63 ha scritto:Almeno per le superiori, un incontro ci vuole....

Infatti parlo proprio delle superiori, anche se la stessa cosa mi è capitata anche alla scuola media

Ire ha scritto:niente vieta che l'incontro con  NPI si faccia.

NPI o specialista che ha fatto la diagnosi.

Qui da noi quelli pubblici non vanno sul territorio, eventualmente sono disponibili, più o meno, ad un confronto telefonico o in via eccezionale presso la loro sede.

Questa è purtroppo la normalità, non sono quasi mai disponibili o vincolano la scuola a tenere incontri (parlo ad esempio del GLH) in orari assurdi o ancora giustificano la loro impossibilità ad essere presenti all'incontro perchè non dispongono della "macchina aziendale". La proposta di incontro presso la loro sede DEVE essere rifiutata perchè i docenti non sono tenuti ad andare "in missione" e avere riunioni di questo tipo all'esterno della scuola

Non so da cosa dipenda giovanna.

So solo che è così-

Concordo che sia giusto rifiutare la proposta di incontro presso la sede della struttura ma ciò comporta che rimanga solo il telefono per confrontarsi. Ed è un metodo abbastanza poco utile in sede di predisposizione del pdp. Il confronto deve essere con tutti i docenti e il telefono è un mezzo di comunicazione privilegiato per solo due persone.

Chissà, forse in un futuro qualcuno proporrà una videoconferenza via skype.

per i dsa le riunioni del gruppo di lavoro non sono previste dalla legge, poiché non rientrano nella normativa 104 che invece prevedono con puntualita' incontri pei e pdf. a mio avviso il servizio Asl Npi fa solo una cortesia a incontrare l'equipe docente e giustamente solo presso le sedi asl poiché appunto non e' prevista missione in questi casi. resta da vedere se i docenti sono disposti ad andare. io non lo farei, proprio perché, come dice giovanna noi non siamo tenuti.

In linea di massima, comunque, gli specialisti ASL che fanno diagnosi di dsa, possono dare un contributo minimo al lavoro da fare sul ragazzo. Potrebbero forse spiegare un po' cosa significhino i risultati dei test ma non è così necessario che la questione venga affrontata per ciascun ragazzo. E' sufficiente una formazione unica sulle diagnosi in generale.

Diciamo la verità, nessuno di loro, durante il lavoro dipendente, si mette a spiegare ai docenti cosa siano gli strumenti indicati in diagnosi e come si possano concretamente utilizzare.  Forse sbaglio ma vedo un servizio di questo tipo più disponibile in uno specialista libero professionista che segua il ragazzo a pagamento.

diciamo Ire che non lo fanno perché non sono tenuti. Lo specialista a pagamento ovviamente fa il suo interesse professionale.

beh, Carla, diciamo così perchè è politically correct.

scusate mi inserisco nella discussione perchè ho un quesito: ho una classe con 5 DSA (!!!!) ora alcune delle famiglie dei ragazzi mi dicono i colleghi anziani non hanno dato il nulla osta per spiegare alla classe che i loro compagni avranno dispense e misure compensative. La cosa sta creando tensioni con i compagni, perchè non capiscono gli accorgimenti necessari con i DSA e i ragazzi DSA ne soffrono perchè per loro sarebbe normale parlare della loro condizione (o almeno la maggioranza di loro) e non vogliono passare per dei "privilegiati". il coordinatore dovrebbe parlare con le famiglie. Facendo italiano ho chiesto come volendo fare un tema (per prove strutturate o semistrutturate è possibile ovviamente ridurre le domande e i quesiti) si possa dare più tempo ai DSA visto che al massimo ho due ore con la classe (che per me per fare un tema sono anche poche, ma oramai la moda è due ore e basta!) ho chiesto se era pensabile di portare i ragazzi fuori dall'aula o di chiedere al collega dell'ora successiva di permettere ai ragazzi di finire il compito: la risposta è stata di ritirare ai ragazzi DSA il compito e se non fosse completo di farglielo finire alla prima mia ora disponibile con quella classe!!!!! Così i genitori non potrebbero accusarmi di aver potuto modificare il compito dei loro figli??? e i compagni di classe non potrebbero pretendere uguale trattamento visto che non tutti i DSA sono dichiarati?! Grazie per la risposta.

prima di tutto se ci sono ragazzi e famiglie che parlano liberamente del problema e vogliono esercitare il loro diritto alla luce del sole come giusto che sia, di questi ragazzi si puo' parlare con la classe e si adotteranno per loro tutti gli strumenti del caso. per gli altri metti per iscritto tutti i limiti derivanti da questa scelta e mi raccomando le firme dei genitori e dei ragazzi se maggiorenni (conclusione dei temi fuori dalla data stabilita per il compito e via discorrendo....fermo restando l'utilizzo di tutti gli altri accorgimenti che non ledono il diritto alla riservatezza). I diritti si possono esercitare o no. l'importante e' che ci sia consapevolezza delle proprie scelte e delle eventuali conseguenze.

dolcetto ha scritto:Salve  a tutti,
ho un quesito da porre: se in una classe vi sono due ragazzi col sostegno e una ragazza DSA, chi deve andarsi a leggere la documentazione inerente alla ragazza con dsa e fissare un colloquio con i genitori per capire il da farsi? la coordinatrice o l'insegnante di sostegno?
io credo che sia compito della coordinatrice così come compilare il pdp relativo giusto?

Veramente a me risulta che il PDP si compili tutti insieme, in una seduta del consiglio di classe. In alcune scuole si convoca una riunione apposita, in altre si aggiunge come punto all'ordine del giorno in coda a tutte le altre attività di una seduta normale già prevista. Per quale motivo dovrebbe rfarlo il coordinatore da solo?

Forse Dolcetto intende che il coordinatore si occupa della stesura definitiva, ma la predisposizone chiaramente compete a tutto il Cdc

Si esatto mi sono espressa male

Il documento va redatto da tutti i docenti in sede di consiglio ma il colloquio informativo con la famiglia del DSA va tenuto dal coordinatore di classe.

Ma veramente esiste gente che non solo pretende che il figlio abbia gli ausili di nascosto (senza rendersi conto di che razza di problemi di gestione collettiva della classe questo comporti, e di che razza di ipocrisia generalizzata imponga a tutti, sia al figlio che agli insegnanti che ai compagni, che ovviamente lo vedono e lo capiscono benissimo, che il compagno ha degli ausili, solo che sanno che devono far finta di niente)...

...ma addirittura lo fa CONTRO la volontà del figlio stesso, che invece non avrebbe alcun problema a dichiarare la sua condizione e anzi preferirebbe poterne parlare liberamente?

Ed è mai possibile che la scuola abbia l'obbligo di assecondare TUTTE le richieste e tutte le pretese di tali personaggi, anche queste sono oggettivamente controproducenti per la buona riuscita degli interventi personalizzati, per l'apprendimento del ragazzo e per il clima che si andrà a creare nella classe?

dolcetto ha scritto:Il documento va redatto da tutti i docenti in sede di consiglio ma il colloquio informativo con la famiglia del DSA va tenuto dal coordinatore di classe.

Magari quella è la prassi della tua scuola, ma di sicuro non è una normativa fissa (anche perché NON PUO' esserlo, visto che la figura del coordinatore di classe non è nemmeno obbligatoria e potrebbe anche non esserci). A me, da coordinatrice, non è mai stato chiesto di fare nessun colloquio privato con le famiglie (a meno che qualche famiglia non ne avesse bisogno per altri motivi, ma non certo per la stesura del pdp). Nella mia scuola, per l'attivazione degli interventi educativi personalizzati e per la stesura dei pdp, l'abitudine è quella di fare sempre tutto collettivamente in sede di consiglio, estendendolo alla partecipazione della famiglia, ed eventualmente anche del professionista che ha fatto la diagnosi.

Ah ok, no perché negli istituti dove sono stata finora il coordinatore ha sempre preso contatto con la famiglia, ma si vede che si tratta di una prassi e non di direttive obbligatorie...