Astensione 7 mesi post parto

Ho richiesto all'Ispettorato del lavoro e al datore di lavoro (dirigente scolastico presso Circolo didattico), il prolungamento dell'astensione obbligatoria da 3 a sette mesi dopo il parto, in quanto l'insegnante di scuola dell'infanzia, si identifica come lavoro a rischio (rischio biologico, posture incongrue, stress fisico ecc.). Il dirigente, senza aver stilato nessuna relazione sulla modalità della valutazione rischi, spedisce all'Ispettorato del lavoro un modulo prestampato in cui vi è solo apposta una crocetta su "Non vi è nessun rischio". Mi chiedo se sia lecito che un datore di lavoro, valuti così superficialmente una cosa del genere, senza neanche chiamare in causa il medico del lavoro...Poi non capisco se sia normale non ricevere nessuna risposta dalla scuola, ma solo dall'Ispettorato del lavoro. La preside non ha il dovere di rispondere formalmente alle richieste degli insegnanti?Se produco una domanda, di qualsiasi genere, possibile che si "faccia finta di niente"?Ciò non è sanzionabile?Dichiarare il falso, non è reato?

Nessuno mi può chiarire?Grazie mille!

Non so darti una risposta "tecnica" ma credo proprio che il datore possa fare ciò che ha fatto. Proprio ieri ho chiamato l'ispettorato del lavoro per sapere come muovermi nel caso volessi usufruire degli ulteriori mesi. Anche io, come te, insegno all' infanzia. L'impiegata mi ha detto che la domanda la deve fare il dirigente, lui è l'unico a sapere se a scuola esista effettivamente rischio o meno. È lui che decide se concederti i mesi post partum e mi ha fatto capire che in effetti potrebbe tranquillamente non concederli ( cosa che succede nella maggior parte dei casi), però, se permangono le stesse condizioni che hanno portato all' interdizione pre-obbligatoria, dovrebbe quanto meno trovarti una nuova mansione. Non interviene alcun medico.

Per quanto riguarda la risposta, la procedura è corretta: il datore avverte l'ispettorato e lui avvisa te in modo ufficiale. Certo che una telefonata informale per dirti che decisione ha preso, poteva fartela.
Ah, nella risposta di prima, non ho precisato che non interviene il medico perché è dato per scontato che il documento di valutazione dei rischi è stato stilato ad inizio anno (o non so con che cadenza) dal datore di lavoro (dirigente) e persone competenti (forse anche medici, non so). Quindi, in questa fase, il datore deve limitarsi a valutare la richiesta in base alle indicazioni che trova su tale documento.

Il mio dubbio riguarda il fatto, che credo sia insita nella legge stessa, il "rischio" di chi insegna alla scuola dell'infanzia. Non vi è una scuola a "rischio" ed una non a rischio, perchè il rischio è insito nella nostra mansione (rischio biologico/contatto con bambini da 0 a 6 anni, stress psicofisico/posture incongrue, ecc..)...Il documento, se non ho capito male, della valutazione dei rischi che stila la scuola, dovrebbe anche indicare il rischio biologico?

Scusa il ritardo...
Nel frattempo ho partorito e sentito il mio dirigente per questa domanda e lui mi ha risposto che essendo il nostro un istituto comprensivo, se decido di fare domanda, lei mi metterebbe su altra mansione non alla scuola dell' infanzia.
Come vedi, purtroppo, si può fare...