no prima ora per docenti mamme di bimbi fino a 3 anni

salve a tutti, una mia collega che si occupa dell'orario in un'altra scuola mi ha detto che le docenti mamme di bimbi fino a tre anni non possono entrare alla prima ora. io ho un bimbo di un anno e mezzo e mi hanno dato due prime ore e tre ultime. vivo a 10 km dalla scuola. chi mi da qualche riferimento normativo?
grazie mille.

Interessa anche me, ma la tua amica che lo dice dovrebbe averlo qualche riferimento.

Se anche fosse vera, mi meraviglierei che riguardasse esplicitamente solo le docenti mamme, e non allo stesso modo anche i padri. Sarebbe una discriminazione inaccettabile. Ma comunque non è vera, quindi il problema non si pone...

Non è vera purtroppo...anzi l'astio e la poca comprensione da parte di molti colleghi verso chi ha figli piccoli sono palpabili anche in altre sezioni del forum. Ovviamente se ci fosse una normativa riguarderebbe anche i padri. Io ho due bambine di 2 e 4 anni e ho prima ora 4 mattine su 5 lavorate. Ma non ci si può fare nulla. Ci sono tutele eccessive per le prime fasi della gravidanza (sappiamo tutti che la stragrande maggioranza delle gestanti va in interdizione per gravi complicanze pur stando benissimo)mentre per le mamme lavoratrici le tutele sono ridicole.Non ci si può certo affidare alla pietà dei colleghi e di fatto non sarebbe nemmeno giusto bisognerebbe cercare un supporto normativo.

Elisa Puccinelli ha scritto:Non è vera purtroppo...anzi l'astio e la poca comprensione da parte di molti colleghi verso chi ha figli piccoli sono palpabili anche in altre sezioni del forum.

I figli piccoli ce li ho avuti anch'io (adesso sono un po' meno piccoli) e mi sono presa tutto il congedo parentale possibile, e tutti i permessi brevi per allattamento possibili, finché ne ho avuto diritto.

Ma quando POI sono ritornata a lavorare a ritmo pieno...

...non ho mai pensato di usare i miei figli come arma di ricatto o di piagnucolio per ottenere un trattamento speciale, né tantomeno di fare la guerra tra pezzenti verso altri colleghi, in base allo scambio di schermaglie secondo cui è "più importante" avere il figlio piccolo piuttosto che la nonna anziana o il fratello infermo.

Ma scusate un attimo, secondo voi in qualsiasi altro lavoro dipendente come fanno?

Se hanno condizioni familiari tali da poter richiedere la legge 104, o da non aver ancora esaurito i congedi parentali, usufruiscono di quelli.

Se invece chiedono, in maniera informale, di avere un trattamento provvisoriamente favorito, per personalissime ragioni umanitarie... ok, possono chiederlo, ma non possono PRETENDERE che la richiesta sia accontentata sempre.

Nel caso che non possa essere accontentata, si organizzano diversamente, come tutti.

Pensare che, solo nella scuola, l'esaudimento di queste richieste debba essere garantito sempre e comunque, perché "tanto lo sanno tutti che l'insegnamento è un lavoro scelto in massa dalle donne solo perché pensano che garantisca maggiori facilitazioni per occuparsi della famiglia, e quindi rivendicano il diritto che sia davvero così"... è devastante, sia dal punto di vista strettamente professionale, sia soprattutto dal punto di vista dell'immagine pubblica della categoria.

E' così difficile da capire?

Nel mio caso personale ho mamma con 104 che non ho mai utilizzato per permessi dal momento che mi sono organizzata in base all'orario con qualcuno che la accudisca al mio posto, trovo a mio avviso molto più disgustoso chi utilizza un famigliare infermo per avere agevolazioni se non sono per cura diretta al malato. Nel mio caso personale mi arrangio con baby sitter e corse contro il tempo, ma il mio era un discorso più ampio:una docente con bambini piccoli e senza aiuti famigliari è più in difficoltà alla prima ora di chi non ha figli o li ha autonomi poiché un bambino piccolo comporta molte variabili e imprevisti. Es malattia che subentra nella notte: è impossibile trovare una Baby sitter entro le 7.30 e,prendendo malattia del bambino, anche per chi fa le sostituzioni la prima ora è più difficile da rimpiazzare.
Dal punto di vista professionale per me è molto peggio prendere il ruolo lontano km da casa magari su sostegno e poi mollare l'alunno disabile per tornarsene al più presto a casa propria. Di piagnucoloni ce ne sono su più fronti a quanto pare, è una questione di punti di vista. Un dato non trascurabile sta nel fatto che sempre più donne devono lasciare il lavoro perché non riescono a conciliarlo con i figli (non certo per incapacità o mancanza di volontà) e questo non è un gran segnale di progresso.

Elisa Puccinelli ha scritto: Un dato non trascurabile sta nel fatto che sempre più donne devono lasciare il lavoro perché non riescono a conciliarlo con i figli (non certo per incapacità o mancanza di volontà) e questo non è un gran segnale di progresso.

Quello che non accetto è che questo problema, che oggettivamente esiste, debba essere considerato a priori un problema che riguarda solo le donne.

Perché io, francamente, di uomini che lamentano di "aver dovuto rinunciare al lavoro perché non riescono a conciliarlo con i figli", non ne conosco nemmeno uno.

Di maschi che hanno perso il lavoro (o che "hanno dovuto lasciare il lavoro") per altre ragioni, ne conosco eccome.

Ma che dichiarino di aver dovuto lasciare il lavoro "perché altrimenti non riuscivano a gestire la famiglia", proprio non me ne viene in mente nemmeno uno... mentre per le lavoratrici femmine sembra che questa sia la preoccupazione principale che domina tutte le loro vite.

E quindi, non ho alcun problema e alcuno scrupolo a ribadire come la penso: finché il lavoro dei maschi sarà considerato come l'unico caposaldo incontestabile che non può essere messo in discussione per nessun motivo, mentre il lavoro delle femmine sarà considerato come un lusso o un capriccio accessorio "in più"... che serve solo ad arrotondare lo stipendio del marito, ma di cui in fondo si può tranquillamente fare a meno se l'organizzazione è troppo complicata, non se ne uscirà MAI.

L.