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Una mia modesta proposta di riforma della scuola primaria

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Messaggio Da herman il lattoniere Gio Gen 03, 2019 7:29 am

Solo un libro dei sogni:

1) equiparazione di orari e stipendi alla scuola secondaria di primo grado (oppure mantenimento delle 22+2 ore con 4 ore di compresenza obbligatoria)
2) abolizione o fortissima riduzione del FIS e con esso di tutti i progetti di dubbi utilità, spesso adottati come integrazione stipendiale
3) netto sfrondamento delle indicazioni nazionali e ritorno all'insegnamento dei saperi di base (leggere, scrivere e fare di conto)
4) sostituzione dei test invalsi di seconda e quinta con dei momenti di verifica unificati a livello nazionale non solo sulle capacità di comprensione del testo e di risoluzione di quiz di logica, ma anche sulla grafia, sulla capacità di sintesi e di esposizione
5) garanzia del pluralismo all'interno dei corsi universitari di scienze della formazione primaria

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Messaggio Da Annaangelaelvira Gio Gen 03, 2019 10:10 am

Puoi spiegare meglio il punto 5?
Grazie

Annaangelaelvira

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Messaggio Da paniscus_2.1 Gio Gen 03, 2019 11:34 am

Annaangelaelvira ha scritto:Puoi spiegare meglio il punto 5?
Grazie

Immagino che si intenda dire

- che non se ne può più dell'imposizione dittatoriale dell'ideologia costruttivista come UNICO approccio possibile all'insegnamento primario e della demonizzazione di qualsiasi cosa sia "trasmissiva"...

- e che sarebbe ora di tornare ad ammettere che possono esserci più tesi diverse in materia, e che ognuna deve essere trattata con sano spirito critico e con atteggiamento di confronto scientifico, e non dogmatico, e nemmeno emotivo e sentimentale.

Dico bene?

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Messaggio Da paniscus_2.1 Gio Gen 03, 2019 1:27 pm

Con tutta la buona volontà, non riesco a capire cosa c'entri la selezione del personale nelle aziende con i metodi di insegnamento alle elementari.

Oltretutto, non si capisce nemmeno se si faccia riferimento alla preparazione delle maestre (o anche maestri, eh, esistono anche quelli) o a quella degli alunni.

Si intende dire che le maestre dovrebbero martellare fin dall'inizio i loro alunni di sei anni in funzione della loro futura prospettiva di dover superare selezioni del personale nelle aziende? Ma non ti viene in mente che la modalità di lavoro (e di reclutamento nel lavoro) cambia ripetutamente con rapidità estrema nel giro di pochi anni, e che già i consigli che davano a me negli anni ottanta e novanta (quando ero all'università, non alle elementari) non servono più a niente nella realtà di oggi?

Oppure si intende dire che le maestre dovrebbero essere assunte con gli stessi criteri usati per la selezione del personale in azienda? E allora di sicuro le conseguenze sull'insegnamento e sulla preparazione dei ragazzi sarebbero ancora peggio di adesso, perché verrebbero selezionati solo gli insegnanti più obbedienti alle direttive dei dirigenti e più inclini ad accontentare qualsiasi pretesa delle famiglie, invece che quelli più preparati e più validi didatticamente.

Sarebbe il trionfo assoluto dei maestri innovativi, alternativi, scenografici, i fautori fanatici dell'abolizione della lezione trasmissiva, dell'abolizione dei voti, dell'abolizione dei compiti, dell'abolizione dei libri, dell'abolizione degli zaini, dell'abolizione dell'ortografia, dell'abolizione delle verifiche, ed entusiasti di far lavorare i bambini di sei anni direttamente con lo smartphone in classe, perché questo è quello che fa figo, che va di moda, e che la maggior parte delle famiglie apprezza.

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Messaggio Da herman il lattoniere Sab Gen 05, 2019 6:58 am

Leggo solo ora i commenti e spiego meglio i punti:
- il primo punto mi sembra sufficientemente chiaro
- nel secondo punto mi riferisco a quei progetti scelti dalle maestre/ dai maestri sia perché "fa figo" presentare ai colleghi una classe che fa diecimila progetti, sia perché con le ore extra dei progetti e qualche incarico si arrotonda lo stipendio, che è piuttosto misero (vedi punto uno)
- Per il terzo punto la mia opinione è che le indicazioni nazionali oggi contengano di tutto e di più, in uno sforzo di onnicomprensività e di garanzia del pluralismo che sa anche di democristiano non scegliere. In questo marasma può capitare di avere in classe degli alunni che non hanno mai imparato le tabelline a memoria, perché la maestra riteneva un abominio l'apprendimento mnemonico, che non sanno fare le divisioni, ma che però hanno ricevuto nozioni di calcolo probabilistico o di finanza o di trigonometria... un'assurdità. Non c'è alcun meccanismo di reale selezione delle priorità didattiche, e se c'è diventa una forma di imposizione assunta dalle singole scuole che lede la libertà di insegnamento o aumenta i carichi di lavoro con prove comuni e griglie a volontà.
- Per il quarto punto: si attaccano spesso i test invalsi, anche giustamente, criticandone le lacune e il fatto di coprire solo una piccola parte dell'apprendimento dell'alunno, ma in realtà spesso la vera ragione delle critiche è la paura che insieme agli alunni vengano giudicati le scuole e i singoli insegnanti; questo perché la libertà di insegnamento è interpretata a volte in maniera troppo estensiva, per cui sia in matematica che in italiano molti colleghi tendono ad eludere gli aspetti più necessari delle proprie discipline per concentrarsi su aspetti accessori o su un approccio inclusivista. Sarebbe per me opportuno ripristinare dei quasi-esami che superino i test invalsi, estendendosi anche ad altri aspetti dell'apprendimento degli alunni come la grafia, la capacità di sintesi, le conoscenze storico-geografiche eccetera; ovviamente commisurato all'età degli alunni.
- Riguardo al quinto punto è corretta l'interpretazione fornita da Paniscus: sia i corsi universitari di sfp che i siss-pas-tfa che l'indire nell'anno di prova insistono su una visione costruttivistica dell'insegnamento, quasi a configurare una forma di indottrinamento che non riguarda solo le basi pedagogiche che, giustamente, ogni insegnante deve avere. Sarebbe opportuno che in tutti questi momenti di formazione dell'insegnante sia garantito il pluralismo.

Riguardo a quello che dice Lucetta10 sulla riduzione del numero di alunni per classe non posso che concordare, ma devo anche sottolineare come decenni fa nelle orribili classi della scuola classista di un tempo (per capirci quella austera della maestra Romano dell'amica geniale) la disciplina e il successo formativo dei migliori era garantito anche con trenta o trentacinque alunni per classe. I tempi sono fortunatamente cambiati e quindi si ritiene che ogni alunno debba essere seguito in maniera più individualizzata dagli insegnanti, ma ciò si ottiene non solo diminuendo il numero di compagni, ma anche ripristinando un immaginario collettivo riguardo alla scuola e all'insegnante come istituzioni autorevoli e degne di rispetto. Il problema che personalmente riscontro nelle classi non è tanto il numero degli alunni, quanto la loro indisciplina che costringe a impiegare un'ora per fare ciò che, nella classe della porta accanto, richiede mezz'ora.

La considerazione di Balanzone è corretta. Alcune forze sindacali hanno sposato la linea delle 18 ore in classe e poi basta, altre invece vorrebbero far rientrare nel conteggio delle ore anche le attività funzionali previste dall'insegnamento, ma non quantificate come la correzione dei compiti e la tenuta dei registri, cosa che sarebbe un disastro; personalmente sono contrario sia a una linea che all'altra e preferirei che venissero inserite nel contratto e retribuite anche quelle attività che non sono neanche nominate negli obblighi contrattuali e che comunque vengono svolte, come la formazione, il coordinamento e la verbalizzazione, gli incontri tra colleghi, gli open-day, l'assolvimento di compiti relativi alla sicurezza (dalla somministrazione dei farmaci all'attesa dei genitori in uscita), la compilazione di migliaia di griglie imposte dalla mania della rendicontazione (che porta via ore) e così via. In tal senso facilmente si arriverebbe, ad esempio, a 18 ore in classe + 4 di altri obblighi + le 40+40 ore + le solite attività funzionali e così via, e si equiparerebbe il lavoro degli insegnanti dei due livelli scolastici.

Ho capito forse anche cosa vuol dire seasparrow: se gli insegnanti sapessero come si viene selezionati e trattati nelle aziende e  quali sono le "skill" (mi si conceda l'anglismo) richieste dalle aziende forse cambierebbero il modo di insegnare o, quanto meno, l'approccio che spesso vira troppo verso il coccoloso-indulgente-deresponsabilizzante. E forse guarderebbero anche in maniera diversa alle prerogative e alle tutele che il nostro contratto ci riserva.

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Messaggio Da paniscus_2.1 Sab Gen 05, 2019 11:23 am

herman il lattoniere ha scritto:Riguardo al quinto punto è corretta l'interpretazione fornita da Paniscus: sia i corsi universitari di sfp che i siss-pas-tfa che l'indire nell'anno di prova insistono su una visione costruttivistica dell'insegnamento, quasi a configurare una forma di indottrinamento che non riguarda solo le basi pedagogiche che, giustamente, ogni insegnante deve avere. Sarebbe opportuno che in tutti questi momenti di formazione dell'insegnante sia garantito il pluralismo.

Faccio presente che io ho fatto l'anno di prova nell'ormai lontano 2002, e per quanto mi posso ricordare, all'epoca, nel corso di formazione per neo immessi in ruolo, di fuffa costruttivista non c'era proprio traccia, nonostante i corsi fossero già gestiti dall'Indire.

O forse ce n'era un po' nei materiali bibliografici segnalati, ma con nessun obbligo di utilizzarla e seguirla davvero (e comunque, con toni molto meno dogmatici e totalizzanti rispetto a quelli che si usano adesso).

Ricordo che mi era richiesto di presentare un certo numero di relazioni e tesine su argomenti a scelta, e che fui lasciata liberissima di scegliere quelli più attinenti ai contenuti delle mie materie e al lavoro fatto in classe.

Magari cominciava a esserci un po' di insistenza sull'importanza di adattare la didattica con intenti inclusivi, e la proposta (espressa in positivo, ma pomunque PROPOSTA, non intimazione autoritaria) di integrare i materiali didattici tradizionali anche con strumenti informatici, video e altre forme di comunicazione (ma appunto, INTEGRARLI, non certo abolirli e sostituirli del tutto, come si pretenderebbe adesso)...

...e di sicuro non c'era traccia dell'esaltazione fanatica delle "metodologie innovative" che ci ritroviamo ora, e tantomeno della guerra aperta contro la lezione frontale o contro qualsiasi cosa che sapesse di "trasmissivo", con i toni deliranti da caccia alle streghe che ben conosciamo ora.

E non c'era traccia nemmeno dei toni che ci ritroviamo adesso sull'efficienza aziendale della scuola, sull'obbedienza passiva a ordini superiori, sulla "accountability" dell'insegnante, sulla necessità di soddisfare e gratificare le aspettative dell'utenza sopra qualsiasi altra cosa (eppure l'autonomia scolastica c'era già da diversi anni).

(per herman: hai em)

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Messaggio Da Kuru-nee Sab Gen 12, 2019 4:59 pm

herman il lattoniere ha scritto:Ho capito forse anche cosa vuol dire seasparrow: se gli insegnanti sapessero come si viene selezionati e trattati nelle aziende e  quali sono le "skill" (mi si conceda l'anglismo) richieste dalle aziende forse cambierebbero il modo di insegnare o, quanto meno, l'approccio che spesso vira troppo verso il coccoloso-indulgente-deresponsabilizzante. E forse guarderebbero anche in maniera diversa alle prerogative e alle tutele che il nostro contratto ci riserva.

In realtà, herman, sono d'accordo con tutti i punti che hai proposto, mi permetto solo di fare un piccolo appunto: secondo il mio personalissimo parere coccoloso non si accorda necessariamente ad indulgente e deresponsabilizzante, nel senso che si può essere anche molto teneri verso gli alunni, senza per questo pretendere di meno da un punto di vista della responsabilità.
Sono all'infanzia, quindi è tutto proporzionale al grado in cui mi trovo, ma io impiego molto tempo ed energie a instillare nei bambini un senso di responsabilità nei confronti di sé stessi, del proprio materiale, e dello spazio in cui vivono, oltre che dei compagni e di tutte le figure che lavorano per loro. L'allenamento alla fatica (che a 4 anni può essere semplicemente temperarsi da soli i pastelli o la matita o pulire dove si è sporcato) per me è essenziale, e i bambini che sono abituati dai genitori ad avere tutto spianato, spesso sbattono sonoramente i denti con la mia intransigenza. Eppure penso di essere una maestra ultra-coccolosa e incoraggiante.

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Messaggio Da paniscus_2.1 Sab Gen 12, 2019 9:28 pm

herman il lattoniere ha scritto:Ho capito forse anche cosa vuol dire seasparrow: se gli insegnanti sapessero come si viene selezionati e trattati nelle aziende e  quali sono le "skill" (mi si conceda l'anglismo) richieste dalle aziende forse cambierebbero il modo di insegnare o, quanto meno, l'approccio che spesso vira troppo verso il coccoloso-indulgente-deresponsabilizzante. E forse guarderebbero anche in maniera diversa alle prerogative e alle tutele che il nostro contratto ci riserva.

Quesa considerazione sarebbe corretta se non fosse per un motivo estremamente plateale, che salta agli occhi subito:

visto che si presume che mediamente la categoria dei genitori quelle cose le sappia MEGLIO della categoria degli insegnanti (e che anzi, spesso disprezzano gli insegnanti proprio per questa ragione, ossia perché li considerano ignari di come funzioni il mondo del lavoro reale là fuori, e di quali selezioni e pressioni dovranno subire i loro figli nelle aziende)...

...come si spiega che non siano quasi mai i genitori stessi a pretendere un approccio più rigoroso e più richiedente anche dentro la scuola?

E che anzi, al contrario, siano ben contenti dell'atteggiamento coccoloso-indulgente-deresponsabilizzante, e che se lo facciano andare benissimo fino alla fine delle superiori, protestando vigorosamente quando non sembra loro ABBASTANZA coccoloso e quando dà l'impressione di pretendere troppo...

...salvo poi voltare faccia da così a così quando il giovane, uscito da quella scuola tanto coccolosa, non trova lavoro o non riesce a passare i test di accesso all'università, e quindi prendersela con gli insegnanti, accusati di non avergli insegnato abbastanza, proprio perché loro "non sanno che cosa sia la selezione nel mondo del lavoro vero"?

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Messaggio Da chicca70 Dom Gen 13, 2019 10:33 am

paniscus_2.1 ha scritto:

E che anzi, al contrario, siano ben contenti dell'atteggiamento coccoloso-indulgente-deresponsabilizzante, e che se lo facciano andare benissimo fino alla fine delle superiori, protestando vigorosamente quando non sembra loro ABBASTANZA coccoloso e quando dà l'impressione di pretendere troppo...

...salvo poi voltare faccia da così a così quando il giovane, uscito da quella scuola tanto coccolosa, non trova lavoro o non riesce a passare i test di accesso all'università, e quindi prendersela con gli insegnanti, accusati di non avergli insegnato abbastanza, proprio perché loro "non sanno che cosa sia la selezione nel mondo del lavoro vero"?

Questo è assolutamente vero ed accade perchè la maggior parte delle persone vive l'attimo, senza riflettere sulle conseguenze future. Il figlio si lamenta ora e quindi, per loro, il problema è ora. Ciò che scrivi andrebbe fatto presente ai genitori che si lamentano. Io qualche volta l'ho fatto ed ho visto negli interlocutori sguardi smarriti: nessuno mi ha contraddetto.

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Messaggio Da paniscus_2.1 Dom Gen 13, 2019 5:59 pm

chicca70 ha scritto:Questo è assolutamente vero ed accade perchè la maggior parte delle persone vive l'attimo, senza riflettere sulle conseguenze future. .

Ma la modalità quotidiana di vivere solo nell'attimo, senza pensare alle conseguenze a lungo termine... la trovo normale negli adolescenti, non nei quarantenni o cinquantenni...

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Messaggio Da mordekayn Ven Gen 18, 2019 6:11 pm

La scuola italiana ha bisogno di stabilità normativa (siamo ancora reduci da una sciagurata riforma che non ha ancora terminato di produrre effetti negativi) e stabilità di personale .

Il resto viene da sè.
Al legislatore e al governo toccherebbe trovare gli strumenti per garantire un minimo di tranquillità operativa alle scuole.
Nessun servizio pubblico (o privato) può essere erogato in modo efficiente se vi sono decine di posti scoperti nelle scuole che ogni anno devono essere occupati da persone sempre diverse nella cornice di continui cambi normativi e un continuo e inesorabile appesantimento normativo e burocratico oramai fuori controllo. Quest'anno da noi è arrivata una docente di sostegno che per varie vicissitudini che qua non è il caso di dire ha cambiato 3 volte scuola (grazie all'art41 comma1 e ad altre cosette) prima di approdare da noi finalmente con un contratto definitivo (cioè fino al 30 06 2019 , l'anno seguente altra girandola chissà dove).
Vi pare normale una follia simile?

Neanche al Mac Donald (dove fanno panini) abbiamo un turn-over del personale simile e a scuola non facciamo i panini ma collaboriamo a vario titolo (io con le carte e gestendo il settore personale voi in classe con gli alunni) in un comparto chiave del servizio pubblico (il settore istruzione).

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Messaggio Da paniscus_2.1 Ven Gen 18, 2019 8:19 pm

mordekayn ha scritto:La scuola italiana ha bisogno di stabilità normativa (siamo ancora reduci da una sciagurata riforma che non ha ancora terminato di produrre effetti negativi) e stabilità di personale .

La stabilità normativa presume che una riforma (che sia della didattica, degli ordinamenti di studio, degli esami, o del reclutamento) rimanga in vigore per un numero sufficiente di anni, tale che si possa valutare la sua efficacia (o inefficacia) a lungo termine, cioè dopo che un numero significativo di leve annuali di studenti sia USCITO da quel sistema scolastico.

Se ogni governo fa una riforma nuova, e se i governi rimangono in carica per tempi più brevi della durata di un corso di studi, è assolutamente impossibile valutare se la riforma sia stata efficace o no.

Il problema delle riforme della scuola, quelle VERE,
è che i loro risultati su grande scala, positivi o negativi, si vedono dopo dieci anni, o anche di più.

E nessun politico di oggi ha il minimo interesse a investire energie per progettare riforme i cui risultati si vedranno dopo dieci anni, perché l'unico obiettivo di un politico è quello di raccattare più consensi possibile nell'istante IMMEDIATO, in maniera da essere nuovamente votato e nuovamente eletto alle elezioni immediatamente successive.

Non a tutte le elezioni successive in generale, a lungo termine, ma solo all'unica tornata elettorale immediatamente prossima... a quella seguente, ci penserà dopo!

Per cui, l'unica strategia vincente consiste nell'accaparrarsi le simpatie istintive del pubblico sull'istante immediato, preferibilmente facendo appello alle reazioni effimere di emotività personale (in gran parte, per mezzo della visibilità sui social, altrettanto effimera), e non certo alle posizioni ideologiche di principio o ai programmi di governo veri.

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Messaggio Da mordekayn Sab Gen 19, 2019 3:12 am

Digressione per digressione:
perchè nella scuola in cui il dipendente influisce (con la sua presenza e a volte con la sua assenza) in termini di qualità del servizio abbiamo
Le assegnazioni provvisorie? dovremmo avere le AP al mac donald (taylorismo paninaro, impiegato non conta)  e non al miur!
Non sono mai stato classista  anche perchè sono un assistente amm.vo  IV livello esecutivo (sulla carta), penultimo in classifica dopo i collaboratori scolastici (livello III) :ah, ah,ah.

Peraltro quando vado al Mac Donald (e ai cinesi all you can eat) ammiro l'efficienza organizzativa, il perfetto timing nella produzione dei panini, la gestione (immagino complessa) del personale spesso part-time, le code di solito snelle ora di fatto quasi del tutto azzerate con i nuovi totem.

A pensarci  bene il miur dovrebbe mandare gli ispettori al Mac Donald e studiare alcuni aspetti gestionali che potrebbero essere utili per erogare il servizio in modo efficiente. ah ah ah

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Messaggio Da mordekayn Sab Gen 19, 2019 3:23 am

paniscus_2.1 ha scritto:
mordekayn ha scritto:La scuola italiana ha bisogno di stabilità normativa (siamo ancora reduci da una sciagurata riforma che non ha ancora terminato di produrre effetti negativi) e stabilità di personale .

La stabilità normativa presume che una riforma (che sia della didattica, degli ordinamenti di studio, degli esami, o del reclutamento) rimanga in vigore per un numero sufficiente di anni, tale che si possa valutare la sua efficacia (o inefficacia) a lungo termine, cioè dopo che un numero significativo di leve annuali di studenti sia USCITO da quel sistema scolastico.

Se ogni governo fa una riforma nuova, e se i governi rimangono in carica per tempi più brevi della durata di un corso di studi, è assolutamente impossibile valutare se la riforma sia stata efficace o no.

Il problema delle riforme della scuola, quelle VERE,
è che i loro risultati su grande scala, positivi o negativi, si vedono dopo dieci anni, o anche di più.

E nessun politico di oggi ha il minimo interesse a investire energie per progettare riforme i cui risultati si vedranno dopo dieci anni, perché l'unico obiettivo di un politico è quello di raccattare più consensi possibile nell'istante IMMEDIATO, in maniera da essere nuovamente votato e nuovamente eletto alle elezioni immediatamente successive.

Non a tutte le elezioni successive in generale, a lungo termine, ma solo all'unica tornata elettorale immediatamente prossima... a quella seguente, ci penserà dopo!

Per cui, l'unica strategia vincente consiste nell'accaparrarsi le simpatie istintive del pubblico sull'istante immediato, preferibilmente facendo appello alle reazioni effimere di emotività personale (in gran parte, per mezzo della visibilità sui social, altrettanto effimera), e non certo alle posizioni ideologiche di principio o ai programmi di governo veri.

E ma allora dobbiamo cambiare strategia.
Diamo i voti a chi PROMETTE di non riformare (cioè distruggere) la scuola. Lasciateci in pace!  ^_^

Cmq il progettificio dei pon andrebbe ridimensionato ma forse si ridimensionerà da solo quando ds e dsga si renderanno conto che il carico di lavoro (teoricamente straordinario ma sostanzialmente quasi sempre fatto in orario di lavoro trascurando il resto) non vale la candela specialmente sulla seconda figura lavorativa.

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