Numero e tipologia delle “prove di verifica”
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Numero e tipologia delle “prove di verifica”
La circolare ministeriale n. 89/2012 indica che “il voto deve essere espressione di sintesi valutativa e pertanto deve fondarsi su una pluralità di prove di verifica riconducibili a diverse tipologie”, mentre l’art. 1 del D.Lgs n. 62/2017 precisa che “La valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti delle istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione e formazione”.
Mi sorge un dubbio. Se valutiamo solamente i risultati di apprendimento l’espressione “prova di verifica” sembra indicare inequivocabilmente un esame che metta alla prova (momento di prova o test): compito scritto o pratico, colloquio, ecc. Ma se valutiamo anche il processo di apprendimento allora l’espressione deve assumere un significato diverso perché il processo si esamina ma non si mette alla prova. “Prova” potrebbe avere allora il senso che ha nell’espressione “elementi di prova” (evidence). La polisemia del termine “prova” sembra autorizzare una simile lettura.
Altro problema: la normativa prescrive che il voto si fondi su una pluralità di prove di verifica, ma la prassi prevede che anche la valutazione delle prove di verifica sia espressa da un voto e questo si fonda evidentemente su una sola prova di verifica. In termini di legge, la valutazione intermedia e finale deve essere espressa con un voto decimale. E su questo non c’è dubbio. Ma, mi chiedo, c’è qualche norma che impedisca di esprimere la valutazione di una prova di verifica in forme diverse dal voto decimale? Mi sembrerebbe una scelta a dire il vero più conforme alla distinzione sottesa dalla norma, oltre a rompere gli automatismi per cui la “sintesi valutativa” è operata attraverso semplici calcoli numerici, spesso non più sofisticati della media aritmetica semplice per la quale non c’è bisogno di alcuna professionalità.
Mi sorge un dubbio. Se valutiamo solamente i risultati di apprendimento l’espressione “prova di verifica” sembra indicare inequivocabilmente un esame che metta alla prova (momento di prova o test): compito scritto o pratico, colloquio, ecc. Ma se valutiamo anche il processo di apprendimento allora l’espressione deve assumere un significato diverso perché il processo si esamina ma non si mette alla prova. “Prova” potrebbe avere allora il senso che ha nell’espressione “elementi di prova” (evidence). La polisemia del termine “prova” sembra autorizzare una simile lettura.
Altro problema: la normativa prescrive che il voto si fondi su una pluralità di prove di verifica, ma la prassi prevede che anche la valutazione delle prove di verifica sia espressa da un voto e questo si fonda evidentemente su una sola prova di verifica. In termini di legge, la valutazione intermedia e finale deve essere espressa con un voto decimale. E su questo non c’è dubbio. Ma, mi chiedo, c’è qualche norma che impedisca di esprimere la valutazione di una prova di verifica in forme diverse dal voto decimale? Mi sembrerebbe una scelta a dire il vero più conforme alla distinzione sottesa dalla norma, oltre a rompere gli automatismi per cui la “sintesi valutativa” è operata attraverso semplici calcoli numerici, spesso non più sofisticati della media aritmetica semplice per la quale non c’è bisogno di alcuna professionalità.
MWM- Messaggi : 535
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Re: Numero e tipologia delle “prove di verifica”
MWM ha scritto:c’è qualche norma che impedisca di esprimere la valutazione di una prova di verifica in forme diverse dal voto decimale?
Non credo o almeno non ne ho mai trovata una e, ad essere sincera, non me ne sono mai preoccupata. Spesso nella prima relazione di laboratorio, quando i ragazzi non avevano ancora ben chiaro la struttura corretta, assegnavo solo 3 tipi di valutazione: Insufficiente, Sufficiente, Buona. Più un'indicazione che un voto.
@melia- Messaggi : 4461
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Re: Numero e tipologia delle “prove di verifica”
@melia ha scritto:MWM ha scritto:c’è qualche norma che impedisca di esprimere la valutazione di una prova di verifica in forme diverse dal voto decimale?
Non credo o almeno non ne ho mai trovata una e, ad essere sincera, non me ne sono mai preoccupata. Spesso nella prima relazione di laboratorio, quando i ragazzi non avevano ancora ben chiaro la struttura corretta, assegnavo solo 3 tipi di valutazione: Insufficiente, Sufficiente, Buona. Più un'indicazione che un voto.
Interessante. Si tratta di una pratica approvata dal Dipartimento/CD o che attui autonomamente? Il tuo Registro Elettronico ti permette di registrare voti non numerici?
MWM- Messaggi : 535
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Re: Numero e tipologia delle “prove di verifica”
MWM ha scritto:
Interessante. Si tratta di una pratica approvata dal Dipartimento/CD o che attui autonomamente? Il tuo Registro Elettronico ti permette di registrare voti non numerici?
Attuavo questo autonomamente, ma non ero la sola.
Il registro elettronico, Spaggiari, li traduceva in voto per le medie (erano praticamente i voti di religione), ma assegnava 4 a I (=insufficiente), 6 a S (=sufficiente) e 8 a B (=buono), che a me non andava bene. Allora mettevo questi voti nell'area Blu, quella che non faceva media, e poi ne tenevo conto di mio per la media finale. Il tutto in accordo con gli studenti.
@melia- Messaggi : 4461
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Re: Numero e tipologia delle “prove di verifica”
Capisco. Anch’io talvolta uso i voti di IRC.
Quanto alla media, a scanso di equivoci, mi assicuro che nessun voto venga computato nel calcolo della media e che la media calcolata automaticamente (e senza possibilità di scelta) dal Registro Elettronico sia dunque sempre pari a zero.
Quanto alla media, a scanso di equivoci, mi assicuro che nessun voto venga computato nel calcolo della media e che la media calcolata automaticamente (e senza possibilità di scelta) dal Registro Elettronico sia dunque sempre pari a zero.
MWM- Messaggi : 535
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