Questo DDL è una delega in bianco a renzie. Ma davvero lo vogliamo?
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Re: Questo DDL è una delega in bianco a renzie. Ma davvero lo vogliamo?
scusate ma è possibile allegare un file ad un post?? volevo allegare un file a questo post per condividere con voi una riflessione sull'argomento del thread. ...come si fa ad allegare un file pdf?
kappa27- Messaggi : 894
Data d'iscrizione : 16.05.14
Re: Questo DDL è una delega in bianco a renzie. Ma davvero lo vogliamo?
ok non so come allegare un file al post, non so neanche se sia possibile farlo. Allora copio e incollo qui.
Sto facendo il pas online di romatre e quello che incollo qui è un estratto della dispensa di due professoresse del pas che riguarda la storia degli insegnanti. Vi incollo la parte che riguarda la riforma Gentile. Leggendo mi è venuta la pelle d'oca. mi pare che si stia parlando del presente , altro che passato.
Gli insegnanti e il fascismo
«Secondo gli idealisti, la rigenerazione morale degli italiani, più che mai urgente dopo una
guerra nella quale sono affiorati egoismi particolaristici e tendenze dissolvitrici della
compagine statale, deve partire dalla scuola, strumento indispensabile nell'ambito di un
progetto che si pone come obiettivo la duratura trasformazione del quadro politico.
Per questo, gli insegnanti per primi devono rinnovarsi profondamente, aprendosi a una
cultura che superi il nozionismo e l'enciclopedismo della scuola tradizionale. La riforma della
scuola magistrale è uno dei più rilevanti problemi politici, poiché è nella scuola elementare
che «si gettano le basi della granitica unità nazionale e della grandezza della patria, o i germi
della discordia, del settarismo, della dissoluzione sociale» (Appello per un «Fascio di
Educazione Nazionale», 1920). Il rinnovamento del curriculum magistrale deve inserirsi
nell'ambito di una riforma globale della scuola secondaria che ripristini la serietà e la severità
degli studi, allontanandone gli incapaci, e valorizzi gli insegnamenti letterari e filosofici, che
più degli altri ne garantiscono il carattere formativo e disinteressato. Vera cultura, secondo
Gentile, in quanto educazione dello spirito, non può essere quella dello «scientismo
dommatico» della vecchia scuola normale né può avere finalità professionali.
Si critica così in modo radicale l'impostazione che gli studi magistrali sono venuti assumendo
nel corso dell'Ottocento, in seguito all'affermarsi del positivismo in seno alla cultura italiana
(cfr. De Fort, 1986, pp. 222 ss.). Si ispirano a tale orientamento la riforma della scuola
normale compiuta da De Sanctis nel 1880 e quella del 1896, che sottolineano l'importanza
delle «conoscenze del reale», date dalle discipline scientifiche, per superare il verbalismo e
l'astrattezza dominanti nella scuola, e mirano a fondare l'insegnamento sul metodo intuitivo-
sperimentale. L'attenzione alla metodologia didattica caratterizza anche la dottrina
---------
Si entra così nel vivo della sostanza autoritaria della riforma, pur velata dall'asserita
rivalutazione della libertà didattica (ma la contraddizione è solo apparente, perché per Gentile
la libertà non è individuale ma vive solo nello Stato inteso come sostanza etica). Con una
rispondenza non casuale al quadro politico entro cui si colloca, la riforma sancisce la
subordinazione gerarchica degli insegnanti, sopprimendo tutti gli elementi di democrazia
introdotti nella scuola dalla legislazione precedente. Vengono così eliminate le rappresentanze
di categoria negli organi dell'amministrazione scolastica — dai Consigli provinciali alla
Commissione dei ricorsi al Consiglio superiore — considerati strumento di indebite pressioni
corporative (contemporaneamente, Gentile si rifiuta di ricevere i rappresentanti delle
organizzazioni sindacali); lo stato giuridico, le cui disposizioni appaiono «eccessivamente
corrive», è smantellato, gli insegnanti sono sottoposti a un accentuato controllo, attraverso le
note informative e la qualifica, dispensate da un preside che diviene il rappresentante nella
scuola dell'assoluta autorità del ministro, dotato della facoltà di comminare punizioni
disciplinari (sul «preside-duce», cfr. Santoni Rugiu, 1981, pp. 283-287). La riforma viene
applicata inoltre in un clima intimidatorio, nel quale qualsiasi critica viene duramente
attaccata e le opposizioni sono minacciate di severe sanzioni. La dispensa dal servizio è
inoltre prevista per quanti si rivelino inadeguati ai nuovi orientamenti. Al bastone si
accompagna però la carota degli aumenti di stipendio, concessi, si fa notare, senza obbedire
ad alcuna pressione dal basso, ma solo alla considerazione dell'alta funzione sociale degli
insegnanti»
.
Secondo alcuni studiosi, l’organizzazione scolastica derivante dalla Riforma Gentile fu più
subita che accolta dagli insegnanti, i quali dovettero tuttavia contribuire, nolenti o volenti, a
realizzarne i principi di fondo.
«La restaurazione della disciplina, avviata dalla riforma Gentile, è indubbiamente funzionale
al fascismo. Lo sono meno i provvedimenti attraverso i quali il filosofo ha tentato di
riqualificare gli studi, di sfoltire drasticamente la popolazione scolastica e di introdurre
concorsi più rigorosi per gli insegnanti: il regime, autoritario ma demagogico, è fragile di
fronte alle proteste contro la selezione che salgono dai ceti piccolo-medio borghesi, principali
fruitori delle secondarie. Vengono così ben presto abbattuti molti dei limiti posti dalla riforma
all'aumento del numero delle scuole e dei loro studenti, mentre si ridimensiona l'originaria
selettività dei concorsi. Tuttavia il fascismo non è mosso solo da considerazioni di tipo
clientelare, bensì anche dalla consapevolezza dell'oggettiva impossibilità di rispondere a un
fenomeno presente in tutto il mondo occidentale — la spinta di massa all'istruzione —
unicamente con provvedimenti repressivi. Tale fenomeno sarà accentuato dalla depressione:
negli anni Trenta i livelli della scolarità secondaria salgono bruscamente. Della corsa verso
l'impiego pubblico è vittima soprattutto l'istituto magistrale, e con esso la riforma, che
inutilmente ha tentato di rialzarne il livello, aumentandone di un anno la durata e
introducendovi il latino e la pedagogia in chiave filosofica. Da più parti si denunciano
l'affollamento delle classi, l'inadeguatezza dei professori, spesso supplenti e incaricati:
riappaiono, macroscopici, i problemi a cui Gentile ha inteso porre rimedio (De Fort, 1986,
pp. 230 e ss.)»
Sto facendo il pas online di romatre e quello che incollo qui è un estratto della dispensa di due professoresse del pas che riguarda la storia degli insegnanti. Vi incollo la parte che riguarda la riforma Gentile. Leggendo mi è venuta la pelle d'oca. mi pare che si stia parlando del presente , altro che passato.
Gli insegnanti e il fascismo
«Secondo gli idealisti, la rigenerazione morale degli italiani, più che mai urgente dopo una
guerra nella quale sono affiorati egoismi particolaristici e tendenze dissolvitrici della
compagine statale, deve partire dalla scuola, strumento indispensabile nell'ambito di un
progetto che si pone come obiettivo la duratura trasformazione del quadro politico.
Per questo, gli insegnanti per primi devono rinnovarsi profondamente, aprendosi a una
cultura che superi il nozionismo e l'enciclopedismo della scuola tradizionale. La riforma della
scuola magistrale è uno dei più rilevanti problemi politici, poiché è nella scuola elementare
che «si gettano le basi della granitica unità nazionale e della grandezza della patria, o i germi
della discordia, del settarismo, della dissoluzione sociale» (Appello per un «Fascio di
Educazione Nazionale», 1920). Il rinnovamento del curriculum magistrale deve inserirsi
nell'ambito di una riforma globale della scuola secondaria che ripristini la serietà e la severità
degli studi, allontanandone gli incapaci, e valorizzi gli insegnamenti letterari e filosofici, che
più degli altri ne garantiscono il carattere formativo e disinteressato. Vera cultura, secondo
Gentile, in quanto educazione dello spirito, non può essere quella dello «scientismo
dommatico» della vecchia scuola normale né può avere finalità professionali.
Si critica così in modo radicale l'impostazione che gli studi magistrali sono venuti assumendo
nel corso dell'Ottocento, in seguito all'affermarsi del positivismo in seno alla cultura italiana
(cfr. De Fort, 1986, pp. 222 ss.). Si ispirano a tale orientamento la riforma della scuola
normale compiuta da De Sanctis nel 1880 e quella del 1896, che sottolineano l'importanza
delle «conoscenze del reale», date dalle discipline scientifiche, per superare il verbalismo e
l'astrattezza dominanti nella scuola, e mirano a fondare l'insegnamento sul metodo intuitivo-
sperimentale. L'attenzione alla metodologia didattica caratterizza anche la dottrina
---------
Si entra così nel vivo della sostanza autoritaria della riforma, pur velata dall'asserita
rivalutazione della libertà didattica (ma la contraddizione è solo apparente, perché per Gentile
la libertà non è individuale ma vive solo nello Stato inteso come sostanza etica). Con una
rispondenza non casuale al quadro politico entro cui si colloca, la riforma sancisce la
subordinazione gerarchica degli insegnanti, sopprimendo tutti gli elementi di democrazia
introdotti nella scuola dalla legislazione precedente. Vengono così eliminate le rappresentanze
di categoria negli organi dell'amministrazione scolastica — dai Consigli provinciali alla
Commissione dei ricorsi al Consiglio superiore — considerati strumento di indebite pressioni
corporative (contemporaneamente, Gentile si rifiuta di ricevere i rappresentanti delle
organizzazioni sindacali); lo stato giuridico, le cui disposizioni appaiono «eccessivamente
corrive», è smantellato, gli insegnanti sono sottoposti a un accentuato controllo, attraverso le
note informative e la qualifica, dispensate da un preside che diviene il rappresentante nella
scuola dell'assoluta autorità del ministro, dotato della facoltà di comminare punizioni
disciplinari (sul «preside-duce», cfr. Santoni Rugiu, 1981, pp. 283-287). La riforma viene
applicata inoltre in un clima intimidatorio, nel quale qualsiasi critica viene duramente
attaccata e le opposizioni sono minacciate di severe sanzioni. La dispensa dal servizio è
inoltre prevista per quanti si rivelino inadeguati ai nuovi orientamenti. Al bastone si
accompagna però la carota degli aumenti di stipendio, concessi, si fa notare, senza obbedire
ad alcuna pressione dal basso, ma solo alla considerazione dell'alta funzione sociale degli
insegnanti»
.
Secondo alcuni studiosi, l’organizzazione scolastica derivante dalla Riforma Gentile fu più
subita che accolta dagli insegnanti, i quali dovettero tuttavia contribuire, nolenti o volenti, a
realizzarne i principi di fondo.
«La restaurazione della disciplina, avviata dalla riforma Gentile, è indubbiamente funzionale
al fascismo. Lo sono meno i provvedimenti attraverso i quali il filosofo ha tentato di
riqualificare gli studi, di sfoltire drasticamente la popolazione scolastica e di introdurre
concorsi più rigorosi per gli insegnanti: il regime, autoritario ma demagogico, è fragile di
fronte alle proteste contro la selezione che salgono dai ceti piccolo-medio borghesi, principali
fruitori delle secondarie. Vengono così ben presto abbattuti molti dei limiti posti dalla riforma
all'aumento del numero delle scuole e dei loro studenti, mentre si ridimensiona l'originaria
selettività dei concorsi. Tuttavia il fascismo non è mosso solo da considerazioni di tipo
clientelare, bensì anche dalla consapevolezza dell'oggettiva impossibilità di rispondere a un
fenomeno presente in tutto il mondo occidentale — la spinta di massa all'istruzione —
unicamente con provvedimenti repressivi. Tale fenomeno sarà accentuato dalla depressione:
negli anni Trenta i livelli della scolarità secondaria salgono bruscamente. Della corsa verso
l'impiego pubblico è vittima soprattutto l'istituto magistrale, e con esso la riforma, che
inutilmente ha tentato di rialzarne il livello, aumentandone di un anno la durata e
introducendovi il latino e la pedagogia in chiave filosofica. Da più parti si denunciano
l'affollamento delle classi, l'inadeguatezza dei professori, spesso supplenti e incaricati:
riappaiono, macroscopici, i problemi a cui Gentile ha inteso porre rimedio (De Fort, 1986,
pp. 230 e ss.)»
Ultima modifica di kappa27 il Mar Apr 07, 2015 6:37 pm - modificato 1 volta.
kappa27- Messaggi : 894
Data d'iscrizione : 16.05.14
Re: Questo DDL è una delega in bianco a renzie. Ma davvero lo vogliamo?
---------------------------------jeppo17 ha scritto:Chiedo se avete letto il ddl, soprattutto dove si parla di deleghe al governo. Questo ddl è una delega in bianco peggio ancora del jobs act. Se passa è la fine per tutti. Se leggete bene vi accorgergerete che le cose peggiori non sono quelle che sono scritte nel ddl, ma sono quelle che verranno dopo con i degreti legislativi che scaturiscono dalle deleghe che questo ddl convertito in legge conferirà a renzie. E' ormai evidente (tranne a qualcuno che davverro non vuol vedere) che si è legato le assunzioni dei precari alla trasformazione in legge di questo scempio. O si prende tutto il pacchetto o niente. Queste persone che governano sono veramente viscide ed infime. Fanno pressione su migliaia di disperati precari per far passare questa porcata di legge che delega il governo a fare praticamente quello che vuole. Questo ddl se diventerà legge vi assicuro che è molto ma molto peggio del decreto legge proposto in precedenza.
Invito tutti ad una riflessione perchè a mio giudizio (e qualcuno in questo forum mi ha chiamato il "profeta" per tutte le volte che ci ho azzeccato) il peggio non è quello che c'è scritto nel ddl ma è quello che ancora NON è scritto e che verrà fuori con in decreti delegati a cui facevo riferimento prima. Vi prego di leggere bene su "che cosa" e sul "come" con questo ddl il parlamento delega il governo.
Cari colleghi davvero io questa volta non vorrei per nulla al mondo essere profetico e spero con tutto il cuore di sbagliarmi ma ho la netta sensazione che dopo il pericolo scampato del decreto legge ne sia arrivato uno peggiore , e di molto!!!
Astenendoci da commenti dettati dall'emotività (per quanto sia possibile dopo la lettura di questo schifo) vi prego davvero di fare una riflessione sugli argomenti da me suggeriti.
Inoltre vi chiedo se avete proposte concrete di protesta o se avete notizie fresche da parte dei sindacati su cosa intendono fare. Spero che i sindacati stessi abbiano capito che si sta firmando una delega in bianco anche per quanto riguarda la contrattazione che potrebbe perfino sparire. D'altronde renzie in tv ha sempre detto che lui non vuole lasciare la scuola in mano ai sindacati. Adesso mi chiedo se noi, i sindacati e chiunque altro sia contrario a questa porcheria vogliamo lasciare la scuola in mano a renzie??
La categoria è così, passiva e delega tutto al sindacato di turno. Chi si oppone è una minoranza. Non ci resta che sperare nei sindacati, i quali, sia pure a parole, sono concordi nell'opporsi a questa schifezza. Io penso che dopo l'approvazione della chiamata diretta, degli albi territoriali, ossia di tutto il negativo presente in questa schifezza di riforma, salterà fuori la storia dell'orario di lavoro dei docenti, perchè ho la netta impressione che dietro questa riforma ci sia lo zampino dei montiani, non a caso la Giannini proviene da quelle fila. Renzi, a parer mio è, come Berlusconi, un venditore, un piazzista, ma non ha conoscenze in merito, ma solamente la propensione a una visione autoritaria della scuola.
Per quanto mi riguarda, oltre ad oppormi a questa schifezza, sono pronto a iscrivermi al sindacato che più darà battaglia, e a impegnarmi a non votare mai più questo ridicolo partito chiamato PD. e ricordiamoci che la storia siamo noi.
Sasha73- Messaggi : 225
Data d'iscrizione : 27.04.11
Re: Questo DDL è una delega in bianco a renzie. Ma davvero lo vogliamo?
qui sopra leggo:
"Renzi, a parer mio è,[b] come [/b]Berlusconi",
Magari fosse "come".....
credo sia PEGGIORE.
"Renzi, a parer mio è,[b] come [/b]Berlusconi",
Magari fosse "come".....
credo sia PEGGIORE.
catiusciagr- Messaggi : 1803
Data d'iscrizione : 21.10.12
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