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Ma nessuno pensa a "riformare" il ruolo dell'insegnante di sostegno?

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Messaggio Da verdeacqua Mer Mag 29, 2019 4:32 pm

Siamo giunti quasi alla fine dell'anno scolastico (anche se, per me che insegno alla scuola dell'infanzia, c'è ancora un mese pieno di lezioni fino al 30/6) ed è tempo di bilanci e riflessioni.
Dirò sicuramente cose già dette, perciò prendetelo come uno sfogo e lasciatemi dire... :-)
Proprio oggi tra l'altro leggo articoli sul burn out, riconosciuto come sindrome... ;-)
Sono un'insegnante di sostegno di ruolo, dunque specializzata (e nel mio caso anche laureata, pur insegnando all'infanzia-ancora molti se ne sorprendono!). Però non ho la "mia" classe.
Insegnando in una sezione eterogenea (cioè con bambini di età diversa- 3 anni, 4 anni e 5 anni insieme) mi trovo ancora una volta a vivere questa situazione: il disabile andrà in prima il prossimo anno e dunque io non starò più in quella sezione; ma molti bambini resteranno lì (perchè sono ancora piccoli per la scuola primaria). Dunque io vado via e loro restano. Questa volta, diversamente dalla precedente, non cambierò solo sezione ma dovrò cambiare il plesso scolastico (se va bene) perchè in quel plesso non ci sarà alcun disabile il prossimo anno, dunque non ci potrò essere nemmeno io.
Forse sarò stata sfortunata, perchè se fosse stata una sezione omogenea e dunque con tutti i bimbi che vanno in prima insieme, forse non mi sentirei così "orfana" di alunni... anche se poi spesso per il disabile si pone il problema della permanenza di un anno in più alla scuola dell'infanzia...
Questo ovviamente perchè sento "miei" alunni tutti i bambini della classe.
Già è difficile, da insegnante di sostegno, sentire "mia" la classe. Perchè, volenti o nolenti, sappiamo tutti che io starò lì solo per un tempo limitato (3 anni al massimo, se va bene) e poi la/le colleghe proseguiranno senza di me, come del resto facevano prima. Ho rispetto del loro lavoro e non posso permettermi di stravolgerlo o cambiarne le abitudini e la routine coi bimbi. Questo non vuol dire che in questi anni io non abbia ricevuto rispetto in cambio, ma la mia azione didattica è stata pur sempre piuttosto limitata (nonostante i miei sforzi e le mie proposte).
Ora mi sembra che sta arrivando il momento degli "addii" dopo tre anni di lavoro nella stessa sezione (sono già stata fortunata).
Mi sono affezionata molto ai bambini ed ho anche stabilito un buon rapporto coi genitori. Tutto sommato con le colleghe si è creato un bel gruppo, anche con le altre del plesso. Insomma, mi dispiace andarmene. Eppure sono di ruolo. Questo è strano per chi non è addentro alla scuola, perchè si immagina chi è di ruolo (dopo un po') con una scuola/classe stabile (parlo per la primaria o infanzia, posto comune).
Insomma, una specializzazione (per il sostegno) in più, equivale ad una instabilità in più. :-(
Questo poi non è detto che sia un male, perchè magari a qualcuno piace cambiare o perchè magari ti sei trovato male e quindi cambi volentieri. Ma non è questo il punto. Il fatto è che cambi, indipendentemente dalla tua scelta/volontà.
Mi vien voglia di "passare alla classe" solo per questo! Avere la "mia" classe, la mia aula stabile (all'infanzia è così) e i miei alunni che sono costretta a salutare solo quando naturalmente giunge il tempo per loro di andare alla scuola primaria.
Ecco, è proprio "salutare" i miei alunni prima del tempo che ora mi pesa. Non finirne di vedere l'evoluzione di crescita.
Forse per un insegnante di sostegno della scuola primaria questo accade meno, non lo so. Le classi sono naturalmente omogenee per età e non si pone questo problema. Poi i  numeri sono più elevati, così dopo un po' di anni non c'è quasi più il rischio di diventare perdente posto e un disabile nella scuola c'è sempre; probabilmente si rimane anche nello stesso plesso, volendo. All'infanzia gli alunni e le sezioni sono di meno (e la mia è una scuola grande, un istituto con 8 sezioni di infanzia!) e ovviamente i disabili ancor meno. Nella graduatoria interna ci sono solo io. Potrei avere anche 1000 punti, ma se capitasse un anno che non ci sono iscrizioni di disabili, io sarò perdente posto (e quest'anno ho rischiato!); dunque gli anni e il punteggio non mi mettono al riparo.
Ma perchè un insegnante di ruolo dovrebbe volere far questo tutta la vita? Ovvio che la maggior parte scelgano di non farlo più, dopo un po'.
Ah, dimenticavo: una specializzazione in più (e tante rogne pure) in cambio dello stesso identico stipendio.
Tante volte penso che se dessero anche una cifra simbolica in più agli insegnanti specializzati, molti ci penserebbero due volte prima di "fuggire" verso la classe.
Io non so cosa deciderò nel futuro, ma oggi penso che non mi immagino fino alla pensione nel ruolo del sostegno (e del resto ne vedo pochi insegnanti andare in pensione dal sostegno!). Forse è solo la stanchezza della fine dell'anno, con ancora tante incombenze da assolvere (dalla recita alle varie relazioni finali da scrivere...) che mi fa parlare così.
Grazie per avermi ascoltato e scusate se vi ho tediato o sono stata prolissa. Mi ha fatto bene parlarne.
Se volete intervenire, ma senza inutili polemiche, vi leggerò volentieri.

P.S. ero indecisa se postare nella sezione Riforme o in quella Sostegno. Alla fine ho scelto Riforme, forse perchè io sono prima di tutto un'insegnante (e poi un'insegnante specializzata).

verdeacqua

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Messaggio Da paniscus_2.1 Mer Mag 29, 2019 5:47 pm

Scusa se faccio una domanda molto diretta e potenzialmente dura, ma vorrei solo capire quale è il punto preciso: se ritieni davvero che lavorare sul sostegno sia più svantaggioso, meno soddisfacente, meno riconosciuto rispetto alla fatica in più che si è dovuto fare, che sia più a rischio di perdere posto, e anche più a rischio di dispiaceri e delusioni emotive, perché hai scelto di farlo?

I casi sono due: o l'idea di dedicarti all'insegnamento speciale per bambini in difficoltà ti piaceva talmente tanto da farti passare sopra a tutto il resto (e allora non capisco perché lamentarsi), oppure non ti piaceva più di tanto ma l'hai fatto per convenienza, perché hai pensato che in un certo periodo della storia scolastica recente, con il sostegno fosse più facile essere chiamati in ruolo prima, rispetto al posto comune (e allora eri perfettamente consapevole dei vantaggi e svantaggi fin dall'inizio, ma li hai accettati, perché l'obiettivo era più importante).

Ma in entrambi i casi, non capisco quale sarebbe la tua "riforma" ideale sull'argomento. Vorresti che l'insegnante di sostegno per disabili rimanesse automaticamente assegnato alla classe, anche nel caso che il disabile in quella classe non ci sia più, solo perché "è più bello" per la maestra continuare a seguire la classe anche se non c'è nessun disabile? E magari, in un'altra classe o in un altro plesso, c'è un altro bambino disabile che ha bisogno del sostegno e che rischia di rimanere senza, oppure affidato a un supplente che non ha nessuna specializzazione?

Visto che, a quanto racconti, non sei una precaria vagante che vorrebbe insegnare su cattedra comune, ma che invece è costretta ad accettare nomine temporeanee sul sostegno senza averne i titoli (solo perché la scuola è disperata e di gente col titolo non ne trova più), ma sei una che ha scelto di seguire il percorso di specializzazione apposta, e che ha accettato di entrare in ruolo su quell'ambito, mi pare strano che tu non fossi consapevole fin dall'inizio che la tua presenza in una classe sarebbe stata sempre subordinata al fatto che un bambino disabile ci fosse davvero o no. Possibile che tu te ne sia accorta solo adesso?

paniscus_2.1

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Messaggio Da verdeacqua Gio Mag 30, 2019 8:32 am

paniscus_2.1 ha scritto:Scusa se faccio una domanda molto diretta e potenzialmente dura, ma vorrei solo capire quale è il punto preciso: se ritieni davvero che lavorare sul sostegno sia più svantaggioso, meno soddisfacente, meno riconosciuto rispetto alla fatica in più che si è dovuto fare, che sia più a rischio di perdere posto, e anche più a rischio di dispiaceri e delusioni emotive, perché hai scelto di farlo?

I casi sono due: o l'idea di dedicarti all'insegnamento speciale per bambini in difficoltà ti piaceva talmente tanto da farti passare sopra a tutto il resto (e allora non capisco perché lamentarsi), oppure non ti piaceva più di tanto ma l'hai fatto per convenienza, perché hai pensato che in un certo periodo della storia scolastica recente, con il sostegno fosse più facile essere chiamati in ruolo prima, rispetto al posto comune (e allora eri perfettamente consapevole dei vantaggi e svantaggi fin dall'inizio, ma li hai accettati, perché l'obiettivo era più importante).

Ma in entrambi i casi, non capisco quale sarebbe la tua "riforma" ideale sull'argomento. Vorresti che l'insegnante di sostegno per disabili rimanesse automaticamente assegnato alla classe, anche nel caso che il disabile in quella classe non ci sia più, solo perché "è più bello" per la maestra continuare a seguire la classe anche se non c'è nessun disabile? E magari, in un'altra classe o in un altro plesso, c'è un altro bambino disabile che ha bisogno del sostegno e che rischia di rimanere senza, oppure affidato a un supplente che non ha nessuna specializzazione?

Visto che, a quanto racconti, non sei una precaria vagante che vorrebbe insegnare su cattedra comune, ma che invece è costretta ad accettare nomine temporeanee sul sostegno senza averne i titoli (solo perché la scuola è disperata e di gente col titolo non ne trova più), ma sei una che ha scelto di seguire il percorso di specializzazione apposta, e che ha accettato di entrare in ruolo su quell'ambito, mi pare strano che tu non fossi consapevole fin dall'inizio che la tua presenza in una classe sarebbe stata sempre subordinata al fatto che un bambino disabile ci fosse davvero o no. Possibile che tu te ne sia accorta solo adesso?
Premesso che avevo scritto chiaramente che il mio era uno sfogo di fine anno, probabilmente dovuto alla stanchezza del periodo. E che speravo in interventi senza inutili polemiche. Comunque ora provo a risponderti e raccontarti col cuore in mano la mia storia.
Quando mi sono iscritta a Scienze della Formazione Primaria non conoscevo il mondo della scuola e semplicemente mi piaceva l'idea di insegnare, in particolare ai bambini piccoli. All'interno del mio corso di studi c'era anche la possibilità di iscriversi alla specializzazione per il sostegno, cosa che facevano tutti e che tutti i professori promuovevano caldamente. A me non dispiaceva affatto l'idea e dunque mi sono iscritta, pensando che fosse comunque una possibilità in più (non avevo idea a quell'epoca che il sostegno fosse una corsia preferenziale per il ruolo).
Forse sarà brutto dirlo ma non ricordo che sia stata una scelta così "consapevole"; semplicemente ho pensato che fosse un titolo in più e dunque un'ulteriore possibilità. Per lo stesso  motivo dopo aver conseguito, con il I indirizzo, il titolo abilitante per la scuola dell'infanzia, mi sono iscritta al II indirizzo per conseguire il titolo per insegnare alla scuola primaria, nonostante mi piacesse meno: ho pensato che fosse un'opportunità di lavoro in più, almeno per iniziare. Poi si vedrà. Poi nel tempo, anche conoscendo le cose, avrei potuto fare degli aggiustamenti /cambiamenti se la situazione me lo avesse consentito (o se avessi scoperto, ad esempio, di preferire la scuola primaria).
Non avevo idea che proprio la specializzazione di sostegno mi avrebbe fatto lavorare subito peraltro con incarico annuale e poi ben presto il ruolo.
Mi è piaciuto all'inizio e mi piace ancora. Solo che certe volte mi capita di vederne di più gli "svantaggi", tutte quelle cosa già dette sull'insegnante di serie "B" eccetera... Sono stanca, alla fine dell'anno, tutto qui.

Poi forse ho sbagliato il titolo e la parola "riforma" non era proprio azzeccata. Ovviamente non vorrei restare nella mia classe attuale senza disabile, lasciando un altro disabile "solo" in un'altra classe ecc, come dicevi. Sì, mi piacerebbe prendere qualcosa in più nello stipendio, mi chiedo se questo potrebbe bastare a compensare tutte le "scomodità" dell'insegnante di sostegno. E magari sottolineare che ha un titolo in più, anche agli occhi di tutti, che invece lo considerano di serie B.

In ogni modo penso che ognuno può scegliere. Io, da insegnante specializzata, posso scegliere in qualunque momento di chiedere un posto comune. Tu, se non lo sei, e tutti gli insegnanti non specializzati possono conseguire la specializzazione e così "godere" di quelli che pensano siano dei privilegi (a partire dal ruolo più facile) che quasi invidiano agli "altri". Scusa, ma mi viene in mente quando qualcuno dice la solita frase "voi insegnanti avete 3 mesi di vacanza". A parte il fatto che non è vero, mi viene da rispondere: se volevi fare l'insegnante potevi farlo e puoi ancora farlo. Perciò allo stesso modo "se volevi fare l'insegnante di sostegno potevi/puoi farlo". Lo dico senza polemica, credimi. Non so se sono riuscita a spiegare, perchè mi pare spesso che per iscritto ci possano essere fraintendimenti più facilmente.

In ogni modo grazie dell'ascolto.

verdeacqua

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Messaggio Da paniscus_2.1 Gio Mag 30, 2019 2:33 pm

verdeacqua ha scritto:
In ogni modo penso che ognuno può scegliere. Io, da insegnante specializzata, posso scegliere in qualunque momento di chiedere un posto comune. Tu, se non lo sei, e tutti gli insegnanti non specializzati possono conseguire la specializzazione e così "godere" di quelli che pensano siano dei privilegi (a partire dal ruolo più facile) che quasi invidiano agli "altri". Scusa, ma mi viene in mente quando qualcuno dice la solita frase "voi insegnanti avete 3 mesi di vacanza". A parte il fatto che non è vero, mi viene da rispondere: se volevi fare l'insegnante potevi farlo e puoi ancora farlo. Perciò allo stesso modo "se volevi fare l'insegnante di sostegno potevi/puoi farlo". Lo dico senza polemica, credimi. Non so se sono riuscita a spiegare, perchè mi pare spesso che per iscritto ci possano essere fraintendimenti più facilmente.

Scusa, ma c'è un equivoco: quando mai ho detto che ti invidio o che ti considero una privilegiata? Lo so benissimo che "se avessi voluto fare il sostegno potevo farlo", ma appunto non l'ho fatto per scelta, proprio perché non mi sento tagliata per quell'attività, e non mi interessava farla.

Perché mai dovrei invidiarti?

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Messaggio Da paniscus_2.1 Gio Mag 30, 2019 3:01 pm

franco71 ha scritto:
c) augurarsi una sezione non omogenea (sinceramente non so cosa significhi)

Alla scuola dell'infanzia significa una classe di tutti bambini della stessa età che iniziano il ciclo insieme e lo concludono insieme (come se esistessero la classe prima, la seconda e la terza della materna). Invece quelle di cui parla la collega sono classi di età miste, in cui la composizione della classe cambia parzialmente e gradualmente tutti gli anni (che so, c'è un gruppo di bambini dell'ultimo anno che alla fine va via, e che l'anno dopo viene rimpiazzato da un nuovo gruppo di piccoli di tre anni, mentre quelli di età intermedia rimangono nella stessa classe e continuano a scorrimento).

A giudicare da come ci si sono trovati bene i miei figli, mi sembra una soluzione migliore.

Innanzi tutto evita gli psicodrammi snervanti dell'inserimento iniziale di una ventina di piccolissimi tutti insieme, compreso magari anche qualche anticipatario che di anni ne ha poco più di due, e compreso qualcono che di anni ne ha tre ma è un po' indietro con la sua maturazione personale e sociale, e con grossa differenza psicologica tra chi era già abituato ad andare al nido anche prima e chi invece era sempre stato con i genitori e coi nonni 24 ore su 24, e si affaccia fuori dall'accudimento familiare per la prima volta. Metticene, appunto, 20 tutti insieme, dei quali quattro o cinque portano ancora il pannolino, qualcuno ancora parla a monosillabi, e quasi tutti si mettono a piangere in continuazione :-)

Invece, accogliere un gruppo di solo 5 o 6 piccolissimi alla volta, in un nucleo già collaudato fatto di bambini un po' più grandi che si conoscono già e che conoscono già le abitudini di vita scolastica, a mio avviso (oltre a dare sollievo alle maestre, che non è comunque lo scopo principale) favorisce subito l'inserimento dei nuovi, che di sicuro preferiscono seguire e imitare i loro compagni più esperti piuttosto che aspettare di essere serviti dagli adulti, responsabilizza i più grandicelli a colaborare all'accoglienza, e velocizza l'accettazione della nuova routine e le piccole conquiste di autonomia (che diventano un obiettivo positivo spontaneo, e non una richiesta che arriva dall'alto).

Ai miei figli è piaciuto molto, sia avere una sorta di guida nei compagni più esperti all'inizio, sia fare a loro volta da guide ai più piccoli negli anni successivi.


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