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I consigli della professoressa Milani sulla gestione della classe

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Messaggio Da Scuola70 Mer Mag 09, 2018 5:55 pm

Voi trovate utili i consigli della prof. Milani riguardo alla gestione delle classi turbolente? Io non saprei esprimere un giudizio: a me sembra si tratti di consigli apparentemente utili, ma nello stesso tempo troppo avulsi dai precisi contesti difficili e, a volte, anche controproducenti, poiché presuppongono un certo tipo di personalità che non tutti naturalmente hanno. Tutti i consigli hanno, a ben guardare, un minimo denominatore comune: evitare la punizione e le sanzioni e puntare più su altri aspetti, ad ottenere la stima attraverso il modo di fare, l'ascolto, il dialogo, l'umorismo, e via discorrendo. Ma se la situazione è compromessa o il contesto è troppo degradato, è sufficiente secondo voi?

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Messaggio Da sempreconfusa1 Mer Mag 09, 2018 6:35 pm

e poi allora cosa ne facciamo di quei "NO" che fanno tanto crescere?
Bisogna che si mettano d'accordo, perché le ricette perfette ci vengono sempre consigliate, ma a volte l'una disfa l'altra.
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Messaggio Da Scuola70 Mer Mag 09, 2018 6:50 pm

Esistono pedagogisti che sostanzialmente affermano che il "NO" è una specie di peccato mortale, infatti addirittura la negazione andrebbe eliminata dalla formulazione dei divieti, che andrebbero tutti formulati in positivo. "Non correre" è sbagliato, sarebbe preferibile "Cammina piano". A me sembra che invece siano loro a sbagliarsi, infatti la mia esperienza suggerisce come la formula negativa o positiva sia ininfluente se alla base manca il rispetto: puoi anche formulare tutto in positivo, ma non otterrai nulla! Non solo, può contare molto il tono di voce: un "Non correre" detto in tono magari anche gentile ma fermo, vale molto di più di un debole "Cammina piano".

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Messaggio Da chimico_05 Gio Mag 10, 2018 1:19 pm

Scuola70 ha scritto:Voi trovate utili i consigli della prof. Milani riguardo alla gestione delle classi turbolente? Io non saprei esprimere un giudizio: a me sembra si tratti di consigli apparentemente utili, ma nello stesso tempo troppo avulsi dai precisi contesti difficili e, a volte, anche controproducenti, poiché presuppongono un certo tipo di personalità che non tutti naturalmente hanno. Tutti i consigli hanno, a ben guardare, un minimo denominatore comune: evitare la punizione e le sanzioni e puntare più su altri aspetti, ad ottenere la stima attraverso il modo di fare, l'ascolto, il dialogo, l'umorismo, e via discorrendo. Ma se la situazione è compromessa o il contesto è troppo degradato, è sufficiente secondo voi?

Consigli dati dove? Nel suo blog o nei suoi libri?
Perchè ho visto che oltre ad avere un blog gratuito, ha anche scritto dei libri.

Questo stralcio, tratto da una risposta data sul suo blog, è assolutamente condivisibile

Nel libro che ho scritto ho spiegato che è ovvio che un certo tipo di alunno rifiuti di studiare, che non sia interessato a nulla di quello che sa che non gli servirà mai, o che non capisce che gli servirà perché viene da una storia personale che non è quella che porta allo studio.
Se fingi di credere (anche con te stessa) che sia logico che a quei ragazzi debba interessare l’inglese, hai messo le premesse per una sconfitta. Devi ammettere che capisci che non sono interessati. È vero: ragazzi che vivono in ambienti dove a stento si parla l’italiano, che faranno un lavoro manuale dove devono lavorare stando zitti, quando mai saranno chiamati a parlare l’inglese? Siamo onesti, su! Sii onesta con loro. Vedrai che impareranno ad apprezzarti. Tu devi conoscere loro per imparare ad apprezzarli, e loro devono conoscere te per imparare ad apprezzarti. Soprattutto – lo ripeto- : sii onesta con loro. Onestissima. Quando fingi di credere che diventeranno avvocati stai mancando loro di rispetto. Mettiti nella loro ottica e non pretendere che loro si mettano nella tua. Sei tu che devi fare il primo passo. Sempre. Sei tu l’insegnante. Loro devono imparare da te.
Ovviamente devono imparare che il rispetto è indispensabile; che non possono assolutamente mandarti a quel paese, che se lo fanno sono maleducati, che tu vuoi aiutarli. La tua faccia non deve essere arrabbiata ma preoccupata per chi si comporta male, e tranquilla: devi essere sempre sicura di te.



Entrare in aula con lo stesso spirito con cui entra in aula un docente universitario, pensando di avere un pubblico interessato ad ascoltare e capire, è da ingenui.
Entrare in aula pensando di avere una platea di aspiranti avvocati, medici, farmacisti, linguisti, archeologi, filosofi, è altrettanto ingenuo.
Il prendere consapevolezza di un problema è il primo passo per risolverlo.
il problema è che i consigli, per quanto prendano le mosse da un'ottima premessa, scadono nella solità banalità che ben conosciamo: sii sicura di te stessa, pretendi rispetto, ecc...come se tutti noi entrassimo in aula balbettando, intimoriti, e non volessimo farci rispettare.

La domanda da 1 milione di dollari, piuttosto, è: come educare nel giro di 1-2 ore, persone che in tutta la loro vita non hanno mai ricevuto un'educazione dai genitori, e anzi spesso i primi maleducati e irrispettosi sono i genitori stessi? Questo è l'interrogativo a cui rispondere con onestà....
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Messaggio Da chimico_05 Gio Mag 10, 2018 1:25 pm

Scuola70 ha scritto:Esistono pedagogisti che sostanzialmente affermano che il "NO" è una specie di peccato mortale, infatti addirittura la negazione andrebbe eliminata dalla formulazione dei divieti, che andrebbero tutti formulati in positivo. "Non correre" è sbagliato, sarebbe preferibile "Cammina piano". A me sembra che invece siano loro a sbagliarsi, infatti la mia esperienza suggerisce come la formula negativa o positiva sia ininfluente se alla base manca il rispetto: puoi anche formulare tutto in positivo, ma non otterrai nulla! Non solo, può contare molto il tono di voce: un "Non correre" detto in tono magari anche gentile ma fermo, vale molto di più di un debole "Cammina piano".

Esercizi mentali di livello accademico partoriti da stipendiati che passano la loro vita disquisendo sul nulla, sull'aria fritta.
Il mondo reale gira secondo altre regole.

Le tecniche di comunicazione efficace di cui parlano (e che vanno vendendo pure nelle aziende durante i corsi di aggiornamento) sono utili in ambienti formati da persone rispettose e che conoscono le regole della convivenza civile, ma se ti trovi a sbattare il muso contro un muro di maleducazione è molto più efficace il pugno duro, che non l'apparire molle e rilassato sia nei contenuti, sia nel tono di voce con cui li esprimi.
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Messaggio Da sempreconfusa1 Gio Mag 10, 2018 1:35 pm

chimico_05 ha scritto:

Nel libro che ho scritto ho spiegato che è ovvio che un certo tipo di alunno rifiuti di studiare, che non sia interessato a nulla di quello che sa che non gli servirà mai, o che non capisce che gli servirà perché viene da una storia personale che non è quella che porta allo studio.
Se fingi di credere (anche con te stessa) che sia logico che a quei ragazzi debba interessare l’inglese, hai messo le premesse per una sconfitta. Devi ammettere che capisci che non sono interessati. È vero: ragazzi che vivono in ambienti dove a stento si parla l’italiano, che faranno un lavoro manuale dove devono lavorare stando zitti, quando mai saranno chiamati a parlare l’inglese? Siamo onesti, su! Sii onesta con loro. Vedrai che impareranno ad apprezzarti. Tu devi conoscere loro per imparare ad apprezzarli, e loro devono conoscere te per imparare ad apprezzarti. Soprattutto – lo ripeto- : sii onesta con loro. Onestissima. Quando fingi di credere che diventeranno avvocati stai mancando loro di rispetto. Mettiti nella loro ottica e non pretendere che loro si mettano nella tua. Sei tu che devi fare il primo passo. Sempre. Sei tu l’insegnante. Loro devono imparare da te.
Ovviamente devono imparare che il rispetto è indispensabile; che non possono assolutamente mandarti a quel paese, che se lo fanno sono maleducati, che tu vuoi aiutarli. La tua faccia non deve essere arrabbiata ma preoccupata per chi si comporta male, e tranquilla: devi essere sempre sicura di te.


E' tanto ovvio che "devono imparare" il rispetto, ma non è affatto ovvio e concorde l'idea di quale sia il modo più efficace per farglielo imparare, evidentemente.

Nemmeno ad essere educati anziché maleducati, (che poi la scala è graduale, perché a volte sono maleducati senza neanche accorgersi di esserlo) sono sempre motivati ad apprenderlo, e allora? Siamo onesti con loro, se vivono in una situazione in cui la maleducazione la fa da padrone non possiamo pretendere che cambino o che cambino idea?
Per me non esistono ricette facili. Alla mia faccia "preoccupata", anziché arrabbiata, un ragazzino che conosco, sono sicura, mi darebbe una pacca sulla spalla e mi direbbe "a prof, non si preoccupi, me la cavo!"
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Messaggio Da chimico_05 Gio Mag 10, 2018 2:57 pm

c'è un limite a tutto ha scritto:
La risposta te la posso dare io anche se temo che tu non mi darai il mio meritatissimo milione di dollari: NON SI PUO'.

Se si potesse, se si facesse, avresti implicitamente dimostrato che tutti i docenti che ti hanno preceduto sono stati degli imbecilli o peggio. Pensare questo (ed ovviamente sbagliandosi) certifica solo che sei un pallone gonfiato.

Primo passo ? Sì, primo passo, peccato che dopo aver azzeccato il primo passo, se non azzecchi anche i successivi 1000 non arrivi da nessuna parte.

Perchè c'è sempre tanta gente che ci spiega come fare il primo passo e poi ci abbandona lì ? Forse perchè i passi successivi, quelli che richiedono la collaborazione dello studente, sono i più difficili ?

Rispettarti mi è semplice; è invogliarti a studiare che mi è difficile; è entrare in competizione con i videogiochi e, peggio, con la vagina, che mi è difficile, peggio, impossibile.

La mia, ovviamente, era una domanda retorica per sottolineare il fatto che nessun libro o ora passata a scuola, può educare al rispetto più di quanto possa fare la famiglia.
Perchè il problema di classi come quelle di cui spesso si parla qui dentro, e che ogni tanto vanno a finire pure nei TG, è la mancata educazione di base che non è stata data dalle famiglie.

Liberissimo di non seguire, di scrivere sul cellulare (ai nostri tempi era il diario) o di pensare ad altro, pagandone poi le conseguenze a fine anno, sia ben chiaro, ma libero di essere maleducato certamente no!!

Consigli del genere mi sembrano molto generici ed idealistici. Partono da una giusta premessa, il primo passo di cui parlavo prima, ma mancano i successivi 1000 necessari a tradurre quella premessa in una azione educativa concreta ed efficace.
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