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Messaggio Da arrubiu Mar Ago 15, 2017 10:15 pm

@Ciccio, questo per quanto mi riguarda è forse uno dei problemi centrali della scuola.
Ho una visione molto democratica della scuola e credo abbia (o debba avere) una forte valenza educativa, formativa, al di là delle singole materie. Insomma la mia idea di scuola è quella per cui, quando si finisce, si è cittadini liberi, con capacità critiche. Utopia? Non lo so. Magari eu-topia, piuttosto che ou-topia;)
Per questo, fosse per me, non solo metterei l'obbligo a 18 anni, ma valuterei la possibilità di avere un percorso unificato (fino a 16 anni? 18? Boh). Lo so che non sono cose né attuali né attualizzabili, ma è un po' il mio orizzonte.
So bene che le società contemporanee occidentali vanno verso un percorso opposto, di specializzazione. Ma d'altronde per chi ci governa l'obiettivo non è certo contribuire alla formazione delle persone, bensì a quella di produttori-consumatori, possibilmente apolitici e ignoranti. Il vecchio "produci-consuma-crepa".

Una soluzione immediata non c'è ma, per come la vedo io, l'obiettivo a tendere dovrebbe essere questo. La scuola come fucina di ragazzi lavoratori/automi/consumatori non è la mia scuola.
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Messaggio Da Francesca4 Mer Ago 16, 2017 10:40 am

paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:Ora ti parlo come madre, non come docente: con la riforma Gelmini fui costretta ad iscrivere mia figlia, che compie gli anni a luglio, in prima elementare a 6 anni e mezzo,

Se compie gli anni a luglio, a settembre non aveva affatto "sei anni e mezzo", ne aveva sei compiuti da poco, ossia l'età considerata perfettamente normale per andare in prima elementare. Non mi sembra tutta 'sta ingiustizia tragica a cui si viene "costretti" con l'infamia...

Chiedo scusa se ripeto commenti eventualmente già fatti, ma non ho ancora letto tutto il thread.

Bentornata cara paniscus_2.0, fedele lettrice dei miei post, come al solito le vacanze non hanno sortito l'effetto sperato in quanto a relax e spensieratezza, e me ne rammarico davvero, perciò ti consiglio caldamente di allungarla un altro pochino.
Quanto alla tua osservazione volevo confermarti che è giusta, nella fretta di rispondere non ho considerato che mia figlia ha cominciato la scuola esattamente a sei anni e due mesi abbondanti, anche se secondo me il discorso dell'età è relativo poiché dovrebbe essere lasciata alla valutazione dei genitori l'età di accesso alla scuola da parte dei bambini: ce ne sono tanti pronti a cinque anni e tanti altri non pronti nemmeno a sei.
Infatti sono convinta che non sia conforme all'interesse dei ragazzi l'imposizione del requisito d'accesso legato all'età da parte dello Stato.

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Messaggio Da Francesca4 Mer Ago 16, 2017 10:45 am

paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:
Filosofo80 ha scritto:http://m.ilgiornale.it/news/2017/08/11/superiori-in-4-anni-la-regione-al-ministro-servono-piu-classi/1430029/
 Aprea ha detto esattamente ciò che sto sostenendo fin dall'inizio.
Riporto il passaggio più saliente

Aprea ritiene che la parola d'ordine sia «flessibilità», «una scuola pensata sulla singola persona», così che il liceo di quattro anni possa rimanere «una scelta» per chi si sente in grado di sostenerlo: «Già nei percorsi professionali abbiamo uscite al terzo, al quarto al quinto anno. Ogni studente deve potersi cucire addosso il sistema scolastico che preferisce».

Quello si chiama supermercato, luna park, o villaggio vacanze, NON si chiama scuola, e di sicuro non si chiama scuola pubblica.

Come mai continuo a non stupirmi del tuo costante interesse con tanto di evidenziato in rosso?
Continuiamo a pensarla diversamente, ma evita di esprimere le tue opinioni come fossero diktat incontestabili ed apriti finalmente ad un confronto nel merito senza slogan ad effetto!

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Messaggio Da Giovanni62 Mer Ago 16, 2017 11:01 am

X Francesca4 - le ricordo che il padrone del "Il giornale" è il fondatore di un partito, il cui cofondatore Marcello Dell'Utri è in carcere perché colluso con la mafia siciliana. È questo il partito di suo riferimento?

Giovanni62

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Messaggio Da Francesca4 Mer Ago 16, 2017 11:03 am

Giovanni62 ha scritto:X Francesca4 - le ricordo che il padrone del "Il giornale" è il fondatore di un partito, il cui cofondatore Marcello Dell'Utri è in carcere perché colluso con la mafia siciliana. È questo il partito di suo riferimento?

Assolutamente no, né ora né mai!

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Messaggio Da Giovanni62 Mer Ago 16, 2017 11:17 am

Purtroppo l'articolo da lei citato è del "Il Giornale". Cito: Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.

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Messaggio Da Ciccio.8 Mer Ago 16, 2017 12:30 pm

arrubiu ha scritto:@Ciccio, questo per quanto mi riguarda è forse uno dei problemi centrali della scuola.
Ho una visione molto democratica della scuola e credo abbia (o debba avere) una forte valenza educativa, formativa, al di là delle singole materie. Insomma la mia idea di scuola è quella per cui, quando si finisce, si è cittadini liberi, con capacità critiche. Utopia? Non lo so. Magari eu-topia, piuttosto che ou-topia;)
Per questo, fosse per me, non solo metterei l'obbligo a 18 anni, ma valuterei la possibilità di avere un percorso unificato (fino a 16 anni? 18? Boh). Lo so che non sono cose né attuali né attualizzabili, ma è un po' il mio orizzonte.
So bene che le società contemporanee occidentali vanno verso un percorso opposto, di specializzazione. Ma d'altronde per chi ci governa l'obiettivo non è certo contribuire alla formazione delle persone, bensì a quella di produttori-consumatori, possibilmente apolitici e ignoranti. Il vecchio "produci-consuma-crepa".

Una soluzione immediata non c'è ma, per come la vedo io, l'obiettivo a tendere dovrebbe essere questo. La scuola come fucina di ragazzi lavoratori/automi/consumatori non è la mia scuola.

Infatti, io tenderei a concordare con tutto quanto asserisci.
Anche l'idea (e l'ideale) dell'Utopia, intesa come orizzonte culturale alla base di un progetto perseguibile, mi appartiene. Un progetto oggi ancora non del tutto ralizzabile, ma per il quale impegnarsi ai fini di una realizzazione futura.

Il problema di oggi è che, proprio analizzando e progettando al meglio un futuro possibile, ci si rende conto che molte delle riforme attuate, in tempi più o meno recenti, remano in senso opposto e invalidano completamente questa linea di pensiero e d'intervento.
Inoltre, non bisogna guardare in senso puramente negativo l'apprendimento attraverso il fare, lo sottolineo da professionista che con i laboratori, artistici e non, dentro e fuori la scuola, ha potuto testare ampiamente la validità di certi percorsi.
Oggi sappiamo, grazie alle nuove esperienze pedagogiche (più che alla fuffa teorizzata), che esistono gli stili di apprendimento e che se è vero che tutti gli individui imparano maggiormente e più in fretta mettendo in paratica, in ogni modo possibile, ciò che apprendono in teoria, è altrettanto vero che per alcuni di essi questa rappresenta la via preferenziale.
Paradossalmente potremmo asserire che una scuola di base (con obbligo) un po' troppo... unificata e "uguale per tutti" sortirebbe comunque una forma di appiattimento. Naturalmente ti anticipo ammettendo e sapendo che ciò è sempre evitabile predisponendo tutti gli strumenti per diversificare e personalizzare e bla bla, ma così ci incartiamo ancora in uno degli aspetti più dibattuti della didattica contemporanea. Il tutto è davvero molto difficile da elaborare.
Tralascio qui, per non ingenerare dibattiti inappropriati, il grande problema dei ragazzi stranieri in certi indirizzi delle superiori, per i quali già le differenze date dai diversi studi pregressi, dalla lingua, dalle scarse attenzioni della famiglia al rendimento e al modo di comportarsi a scuola, complica ulteriormente ed enormemente tutta la faccenda. Ma proprio alcuni di questi sono, a mio avviso, la prova del nove della validità di percorsi nei quali far emergere le qualità (letteralmente inespresse) dei singoli, e far trovare loro immediata gratificazione, ancor prima che ingabbiarli in aule nelle quali torturarli con la poetica del tal autore o solo con capitoli del manuale di laboratorio - senza andare in laboratorio.
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Messaggio Da JaneEyre Mer Ago 16, 2017 2:36 pm

Francesca4 ha scritto:
paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:Ora ti parlo come madre, non come docente: con la riforma Gelmini fui costretta ad iscrivere mia figlia, che compie gli anni a luglio, in prima elementare a 6 anni e mezzo,

Se compie gli anni a luglio, a settembre non aveva affatto "sei anni e mezzo", ne aveva sei compiuti da poco, ossia l'età considerata perfettamente normale per andare in prima elementare. Non mi sembra tutta 'sta ingiustizia tragica a cui si viene "costretti" con l'infamia...

Chiedo scusa se ripeto commenti eventualmente già fatti, ma non ho ancora letto tutto il thread.

Bentornata cara paniscus_2.0, fedele lettrice dei miei post, come al solito le vacanze non hanno sortito l'effetto sperato in quanto a relax e spensieratezza, e me ne rammarico davvero, perciò ti consiglio caldamente di allungarla un altro pochino.

Ti ha soltanto fatto notare un errore che hai fatto tu. Un "grazie, ho sbagliato il ragionamento, scusate" poteva bastare. Non muore nessuno.

Oggettivamente mi sono annoiata spesso a scuola. Si sopravvive comunque. Anzi, ti fai qualche riposino tra un esercizio e l'altro, o tra un spiegazione barbosa e l'altra, poi a casa puoi approfondire quello che ti pare o studiare altro. Adesso con internet è anche più facile spaziare per conto proprio e completare o approfondire ciò che si fa a scuola.


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Messaggio Da arrubiu Mer Ago 16, 2017 3:07 pm

Ciccio.8 ha scritto:
arrubiu ha scritto:@Ciccio, questo per quanto mi riguarda è forse uno dei problemi centrali della scuola.
Ho una visione molto democratica della scuola e credo abbia (o debba avere) una forte valenza educativa, formativa, al di là delle singole materie. Insomma la mia idea di scuola è quella per cui, quando si finisce, si è cittadini liberi, con capacità critiche. Utopia? Non lo so. Magari eu-topia, piuttosto che ou-topia;)
Per questo, fosse per me, non solo metterei l'obbligo a 18 anni, ma valuterei la possibilità di avere un percorso unificato (fino a 16 anni? 18? Boh). Lo so che non sono cose né attuali né attualizzabili, ma è un po' il mio orizzonte.
So bene che le società contemporanee occidentali vanno verso un percorso opposto, di specializzazione. Ma d'altronde per chi ci governa l'obiettivo non è certo contribuire alla formazione delle persone, bensì a quella di produttori-consumatori, possibilmente apolitici e ignoranti. Il vecchio "produci-consuma-crepa".

Una soluzione immediata non c'è ma, per come la vedo io, l'obiettivo a tendere dovrebbe essere questo. La scuola come fucina di ragazzi lavoratori/automi/consumatori non è la mia scuola.

Infatti, io tenderei a concordare con tutto quanto asserisci.
Anche l'idea (e l'ideale) dell'Utopia, intesa come orizzonte culturale alla base di un progetto perseguibile, mi appartiene. Un progetto oggi ancora non del tutto ralizzabile, ma per il quale impegnarsi ai fini di una realizzazione futura.

Il problema di oggi è che, proprio analizzando e progettando al meglio un futuro possibile, ci si rende conto che molte delle riforme attuate, in tempi più o meno recenti, remano in senso opposto e invalidano completamente questa linea di pensiero e d'intervento.
Inoltre, non bisogna guardare in senso puramente negativo l'apprendimento attraverso il fare, lo sottolineo da professionista che con i laboratori, artistici e non, dentro e fuori la scuola, ha potuto testare ampiamente la validità di certi percorsi.
Oggi sappiamo, grazie alle nuove esperienze pedagogiche (più che alla fuffa teorizzata), che esistono gli stili di apprendimento e che se è vero che tutti gli individui imparano maggiormente e più in fretta mettendo in paratica, in ogni modo possibile, ciò che apprendono in teoria, è altrettanto vero che per alcuni di essi questa rappresenta la via preferenziale.
Paradossalmente potremmo asserire che una scuola di base (con obbligo) un po' troppo... unificata e "uguale per tutti" sortirebbe comunque una forma di appiattimento. Naturalmente ti anticipo ammettendo e sapendo che ciò è sempre evitabile predisponendo tutti gli strumenti per diversificare e personalizzare e bla bla, ma così ci incartiamo ancora in uno degli aspetti più dibattuti della didattica contemporanea. Il tutto è davvero molto difficile da elaborare.
Tralascio qui, per non ingenerare dibattiti inappropriati, il grande problema dei ragazzi stranieri in certi indirizzi delle superiori, per i quali già le differenze date dai diversi studi pregressi, dalla lingua, dalle scarse attenzioni della famiglia al rendimento e al modo di comportarsi a scuola, complica ulteriormente ed enormemente tutta la faccenda. Ma proprio alcuni di questi sono, a mio avviso, la prova del nove della validità di percorsi nei quali far emergere le qualità (letteralmente inespresse) dei singoli, e far trovare loro immediata gratificazione, ancor prima che ingabbiarli in aule nelle quali torturarli con la poetica del tal autore o solo con capitoli del manuale di laboratorio - senza andare in laboratorio.
L'ìmparare "facendo", o come lo vogliamo chiamare, non è detto che sia in contraddizione con la tendenza a unificare i percorsi o comunque a vedere la scuola (almeno per una sua parte) come un percorso che porta a diventare "persone".
E ovviamente il problema della individualizzazione/personalizzazione esiste, però poi bisogna mediare tra le (legittime) esigenze e tendenze di ognuno e quanto invece è dettato dalla società. Quanto la scuola che vediamo adesso non fa che riprodurre le differenze di classe della società? Non è un segreto vedere che *tendenzialmente* nei licei ci sono figli di laureati, o professionisti o comunque famiglie di un certo tipo, con un certo patrimonio culturale, economico e di aspettative. Mentre alle professionali il target è diverso. L'obiettivo della scuola (mi sto trattenendo dall'usare slogan anni '70:D) dovrebbe essere quello di permettere a tutti di accedere a certe conoscenze, a certi "ambiti", anche lavorativi, che altrimenti sarebbero preclusi, per motivi che non stanno certo nell'alunno ma nel contesto in cui si è venuto a trovare. Sappiamo poi bene che le divisione che ho fatto prima è tendenziale e non nega che alle professionali ci possa essere il figlio del laureato o il contrario insomma. Ma è un dato di fatto da cui non si sfugge. E la scuola che specializza non fa che riprodurre la società per come è, che ci piaccia o no.

Il discorso è molto complesso e non può essere affrontato solo a livello scolastico, il problema è generale, culturale, economico.
Però un occhio sulla lunga distanza forse meglio averlo:)
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Messaggio Da Francesca4 Mer Ago 16, 2017 3:21 pm

Mi stai prendendo in giro?

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Messaggio Da Ciccio.8 Mer Ago 16, 2017 6:02 pm

arrubiu ha scritto:
Il discorso è molto complesso e non può essere affrontato solo a livello scolastico, il problema è generale, culturale, economico.
Però un occhio sulla lunga distanza forse meglio averlo:)

Assolutamente vero.
Acuni commenti addietro, in questo stesso topic, mi sono detto contrario al percorso abbreviato proprio perché sono più per favorire (anche in un'ottica di diversificazione - almeno nelle opportunità, con la realizzazione di veri e seri progetti) l'ampliamento delle esperienze che formano la persona, il cittadino e l'adulto minimamente consapevole e dotato di senso critico, prima ancora che il lavoratore efficiente (in cosa e per cosa poi!..).

Facendo una mediazione tra queste nostre osservazioni e le espressioni sarcastiche di avido (spesso stringente ma sempre attento e con evidente esperienza sul campo) direi che persino tra quelli che al momento ci appaiono come irrecuperabili imbecilli possono celarsi talenti inespressi, che semplicemente e tristemente si omologano all'andazzo ormai istituzionalizzato di determinati istituti, non solo sprecando anni preziosissimi ma complicandosi inconsapevolmente i percorsi di vita futuri.
Districarsi in tutta la matassa normativa e cercare di mettere riparo a curricoli stravolti, situazioni che inducono all'autoemarginazione, abbandoni, ecc... è davvero un'impresa ardua.
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Messaggio Da Francesca4 Mer Ago 16, 2017 7:34 pm

paniscus_2.0 ha scritto:
Giovanni62 ha scritto:X Francesca4 - le ricordo che il padrone del "Il giornale" è il fondatore di un partito, il cui cofondatore Marcello Dell'Utri è in carcere perché colluso con la mafia siciliana. È questo il partito di suo riferimento?

Ma quando mai? Il politico di suo riferimento è Renzi, il che la dice ancora più lunga.

Quello che ha consentito allegramente a tutti quelli che erano berlusconiani fino al giorno prima, di continuare a fare i berlusconiani senza dover ammettere di essere berlusconiani, e anzi potendo (altrettanto allegramente) dichiararsi di sinistra...

Siamo alle solite!
E' inutile invitarti ad assumere toni più miti, e soprattutto a non farti interprete degli orientamenti altrui, soprattutto quelli relativi alle scelte politiche che, se permetti, e anche se non permetti, attengono alla mia insindacabile sfera personale.
Ma quello che non si può leggere è che sia stata, anche per un solo attimo della mia vita,  berlusconiana...in questo caso si tratta di un comportamento che reputo ingiurioso, avendo offeso la mia onorata storia di vita ed il mio decoro personale.
E c'è poco da stare allegri!

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Messaggio Da Kuru-nee Mer Ago 16, 2017 8:17 pm

Francesca4 ha scritto:
paniscus_2.0 ha scritto:
Francesca4 ha scritto:Ora ti parlo come madre, non come docente: con la riforma Gelmini fui costretta ad iscrivere mia figlia, che compie gli anni a luglio, in prima elementare a 6 anni e mezzo,

Se compie gli anni a luglio, a settembre non aveva affatto "sei anni e mezzo", ne aveva sei compiuti da poco, ossia l'età considerata perfettamente normale per andare in prima elementare. Non mi sembra tutta 'sta ingiustizia tragica a cui si viene "costretti" con l'infamia...

Chiedo scusa se ripeto commenti eventualmente già fatti, ma non ho ancora letto tutto il thread.

Bentornata cara paniscus_2.0, fedele lettrice dei miei post, come al solito le vacanze non hanno sortito l'effetto sperato in quanto a relax e spensieratezza, e me ne rammarico davvero, perciò ti consiglio caldamente di allungarla un altro pochino.
Quanto alla tua osservazione volevo confermarti che è giusta, nella fretta di rispondere non ho considerato che mia figlia ha cominciato la scuola esattamente a sei anni e due mesi abbondanti, anche se secondo me il discorso dell'età è relativo poiché dovrebbe essere lasciata alla valutazione dei genitori l'età di accesso alla scuola da parte dei bambini: ce ne sono tanti pronti a cinque anni e tanti altri non pronti nemmeno a sei.
Infatti sono convinta che non sia conforme all'interesse dei ragazzi l'imposizione del requisito d'accesso legato all'età da parte dello Stato.

Non sono d'accordo, assolutamente. Lavoro alla scuola dell'infanzia e tutte le volte che sento di quest'anticipo mi prendono i nervi a mille. I genitori sono quasi sempre convinti di avere dei figli che sono dei geni, e poi arrivano in prima e hanno mille problemi e scaricano sempre la colpa sugli insegnanti della primaria.
Non si tratta di riuscire a imparare a leggere o a scrivere o a contare, quello molti bambini lo sanno già fare a 4 anni. Il problema sono i ritmi completamente diversi tra la scuola dell'infanzia e la scuola primaria. Un bambino di 5 anni è piccolo, e, anche se impara tanto perché è molto intelligente, si stanca subito e la sua attenzione è limitata, ha bisogno di momenti di pausa e di molti momenti di gioco e riposo. Tutto questo alla scuola primaria non c'è. Un bambino a 5 anni fa molta fatica a stare seduto tante ore, a prescindere dalla sua intelligenza, e ha bisogno di molto movimento per svilupparsi correttamente anche a livello motorio. Anche a livello di socializzazione la scuola dell'infanzia dà opportunità completamente diverse rispetto alla scuola primaria e anticipare vuol dire solo saltare un anno di apprendimenti importanti e di maturazione. Io sarei addirittura favorevole a far cominciare la scuola primaria a 7 anni come fanno in Giappone e in Finlandia, i bambini sono molto più pronti a quell'età per quel tipo di ritmo scolastico e secondo me imparano meglio e più velocemente.
Di certo poi ogni bambino è un caso a sé e qualcuno è pronto prima di altri. Comunque nella mia esperienza avrò visto forse un bambino su 100 o anche meno pronto per la scuola primaria a 5 anni e di solito non è il bambino che farà l'anticipo. I genitori nella maggioranza dei casi non hanno la più pallida idea di come il loro bambino vive la scuola (chiaro, loro non ci stanno a scuola col bambino), vedono solo che è intelligente e ha già imparato molte cose, per cui di sicuro sarà pronto, a prescindere da cosa ne pensa l'insegnante. Non è così. Lasciar scegliere al genitore produce quasi sempre più danno che vantaggio.

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Messaggio Da Francesca4 Mer Ago 16, 2017 10:01 pm

Kuru-nee ha scritto:
Francesca4 ha scritto:
Infatti sono convinta che non sia conforme all'interesse dei ragazzi l'imposizione del requisito d'accesso legato all'età da parte dello Stato.

Non sono d'accordo, assolutamente. Lavoro alla scuola dell'infanzia e tutte le volte che sento di quest'anticipo mi prendono i nervi a mille. I genitori sono quasi sempre convinti di avere dei figli che sono dei geni, e poi arrivano in prima e hanno mille problemi e scaricano sempre la colpa sugli insegnanti della primaria.
Non si tratta di riuscire a imparare a leggere o a scrivere o a contare, quello molti bambini lo sanno già fare a 4 anni. Il problema sono i ritmi completamente diversi tra la scuola dell'infanzia e la scuola primaria. Un bambino di 5 anni è piccolo, e, anche se impara tanto perché è molto intelligente, si stanca subito e la sua attenzione è limitata, ha bisogno di momenti di pausa e di molti momenti di gioco e riposo. Tutto questo alla scuola primaria non c'è. Un bambino a 5 anni fa molta fatica a stare seduto tante ore, a prescindere dalla sua intelligenza, e ha bisogno di molto movimento per svilupparsi correttamente anche a livello motorio. Anche a livello di socializzazione la scuola dell'infanzia dà opportunità completamente diverse rispetto alla scuola primaria e anticipare vuol dire solo saltare un anno di apprendimenti importanti e di maturazione. Io sarei addirittura favorevole a far cominciare la scuola primaria a 7 anni come fanno in Giappone e in Finlandia, i bambini sono molto più pronti a quell'età per quel tipo di ritmo scolastico e secondo me imparano meglio e più velocemente.
Di certo poi ogni bambino è un caso a sé e qualcuno è pronto prima di altri. Comunque nella mia esperienza avrò visto forse un bambino su 100 o anche meno pronto per la scuola primaria a 5 anni e di solito non è il bambino che farà l'anticipo. I genitori nella maggioranza dei casi non hanno la più pallida idea di come il loro bambino vive la scuola (chiaro, loro non ci stanno a scuola col bambino), vedono solo che è intelligente e ha già imparato molte cose, per cui di sicuro sarà pronto, a prescindere da cosa ne pensa l'insegnante. Non è così. Lasciar scegliere al genitore produce quasi sempre più danno che vantaggio.

Ok non sei d'accordo ne prendo atto, ma anche questa volta il risultato dovrebbe essere la mortificazione delle eccellenze.
Sono stata anticipataria, e non ho mai avuto problemi col rendimento scolastico, ma ricordo perfettamente di una mia coetanea al liceo classico che era più piccola di me precisamente di ottobre ossia anticipataria di un anno esatto, ebbene si è laureata a pieni voti a 21 anni, a 22 era in magistratura e siede da alcuni anni nella sezione tributaria della Suprema Corte di Cassazione.
Allora mi domando per quale motivo avrebbe dovuto ritardare l'ingresso a scuola, ma non trovo una risposta che sia adeguatamente motivata.

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